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NOSTRI PROBLEMI Le porte delle scuole e delle università si sono aperte in Tunisia ma non senza timori. La seconda ondata del coronavirus sta colpendo molto più severamente della prima e le misure prese dal Governo per contenere la pandemia seguono la curva ascendente del virus. Se il Primo Ministro Mechichi ha dichiarato che non ci sarà nuovamente un confinamento totale come avvenuto nella scorsa primavera a causa delle condizioni economiche, la riduzione degli orari lavorativi nell’amministrazione pubblica e l’annuncio di misure sempre più restrittive danno un senso di incertezza e di insicurezza che ormai stanno facendo breccia nelle nostre coscienze. Siamo tutti impreparati di fronte alla pandemia. La nostra contemporaneità basata sulla nostra capacità a prevedere determinate situazioni sta mostrando i suoi limiti: siamo ormai a tutti i livelli incapaci di decidere, scegliere, programmare la nostra vita mentre le nostre sicurezze vacillano poiché siamo pesantemente condizionati in tutto. In Tunisia, annunci di coprifuoco si susseguono in varie città, ivi compresa la Capitale, e continueranno per i prossimi quindici giorni. La situazione economica, con questa ripresa parziale delle attività, non è certo florida e ad essa si aggiunge la frattura tra nord e sud e l’incapacità dello Stato di agire in maniera incisiva sulla situazione. Molti imprenditori costretti per il loro lavoro a spostarsi dalla Tunisia o all’interno di essa solo per pochi giorni si vedono penalizzati per via del confinamento obbligatorio di una settimana o più imposto dalle autorità tunisine. Sarebbe opportuno studiare con la Tunisia la possibilità per chi si deve spostare per ragioni di lavoro di usufruire come in Italia di un transito per lavoro di massimo 5 giorni (72 ore prorogabili di 48) senza confinamento al fine di non bloccare le attività produttive, dopo aver effettuato tutti gli accertamenti necessari sia all’arrivo che alla partenza (tampone). Anche in Italia la curva dei contagi risale ma al momento rispetto ad altri Paesi europei la seconda ondata di propagazione del virus è leggermente più contenuta. La mascherina è ormai d’obbligo anche all’aperto. Referendum: il risultato del referendum costituzionale del 20 settembre ha visto la netta vittoria del sì al taglio dei parlamentari col 69,96% dei sì e con il 30,04% dei no, in Italia e all’estero. Nella nostra circoscrizione AAOA (Africa, Asia, Oceania, Antartide) è stato confermata la scelta nazionale col 79,46% dei sì e il 20,54% dei no. Anche in Tunisia ha vinto il sì al 67,62% contro il 32,38% dei no. Su 4.876 potenziali elettori hanno votato solo 1.055 cittadini italiani residenti in Tunisia (21,64%). Regionali: dal voto delle liste nelle 7 regioni in cui i cittadini si sono recati alle urne in Italia il Partito Democratico (Pd) risulta il primo partito, davanti alla Lega e a Fratelli d’Italia (Fdi). Crolla invece il voto ai Cinque Stelle (M5S). Il Veneto ha però confermato il centrodestra, la Toscana il centrosinistra, le Marche il centrodestra, la Puglia il centrosinistra così come la Campania, mentre la Liguria riconferma il centrodestra. Nella Regione Autonoma della Valle d’Aosta, infine, ha vinto il centro destra.
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NOSTRI PROBLEMI Settembre tanto auspicato, settembre della possibile ripresa, ha mancato il suo appuntamento col mondo dopo un’estate non come le altre. Decisioni mutevoli dei governi in funzione della curva della pandemia con chiusure ed aperture che rendono sempre più palpabile l’incertezza nel futuro prossimo. Se le difficoltà generate dalla pandemia sono in primis sanitarie ed economiche, esse sono anche esistenziali poiché se l’esistenza risiede proprio nel proiettarsi in un continuo divenire, teso verso il futuro, verso ciò che ancora non è, questa impossibilità di progettare e quindi di proiettarsi verso il divenire, come se fossimo avvolti da una spessa foschia, intacca fortemente il morale e l’esistenza di ciascuno di noi. In effetti, l’aumento dei casi di positività al virus, se al momento non ci riporta al confinamento coatto, rende comunque sempre più complessi gli spostamenti, il lavoro, l’educazione ma anche la socializzazione specie per i giovani. Le scuole hanno riaperto con molti timori, alcune sono state già chiuse e così le fabbriche, per via dei contagi in aumento. Se tutti aspettiamo una cura e/o un vaccino che ci faccia uscire da questo incubo pandemico, l’attesa salvifica che segue i tempi della scienza e non quelli delle nostre speranze si dilata sempre più nel tempo e questa banale normalità di una vita basata su lavoro, famiglia e amici appare oggi come la meta agognata da tutti noi. In Tunisia, l’aumento dei casi del Covid-19 in particolare in alcuni governatorati, come quello di Hamma nei pressi di Gabes, ha spinto le autorità a chiudere la zona per evitare altri contagi. È vero che l’attenzione dei cittadini per evitare assembramenti da fine giugno in poi si era completamente allentata ed in particolare nessuno più osservava distanziamento sociale o/e portava la mascherina. Anche in Italia l’ultima manifestazione dei negazionisti mostra quanto sia difficile gestire la crisi sanitaria per i governi! La Tunisia ha finalmente un governo approvato a grande maggioranza dal Parlamento. Il neo-governo Mechichi nei primi giorni dopo la sua investitura ha dovuto affrontare inondazioni nella zona di Madhia, aumento dei casi di Covid ed ultimo un attentato terroristico nelle vicinanze di Port El Kantaoui nei pressi di Sousse dove ha perso la vita un giovane poliziotto che aspettava nelle prossime settimane la nascita del suo terzo figlio. Da un punto di vista economico e sociale, la situazione è allarmante anche se non solo in Tunisia: la crisi, ad esempio, di El Kamour mette a rischio migliaia di lavoratori e il nostro approvvigionamento di gas naturale e petrolio, vitali per il Paese. Speriamo che il governo per lo più tecnico di Mechici riesca a ridare fiducia ai tunisini ormai demoralizzati da questa situazione di stallo che la Tunisia vive ormai da anni, aggravata poi dalla situazione mondiale particolarmente delicata! In Italia e per gli italiani all’estero, si vota per il referendum costituzionale nel quale si decide se ridurre il numero di senatori e deputati. La rappresentanza degli italiani all’estero, già molto esigua, sarà, in caso di vittoria del sì, ulteriormente ridotta e non solo quella estera poiché sarà ridotta, a nostro parere, la rappresentanza democratica tout court con un risparmio annuale nel bilancio dello Stato del tutto irrisorio. Mentre andavamo in stampa ci è giunta la notizia della scomparsa improvvisa ed inattesa della presentatrice radiofonica e televisiva Salua Nasra-Chiari. Salua che aveva conseguito un dottorato di Lingua e Letteratura italiana aveva animato con brio per decenni la trasmissione in lingua italiana ed era un’appassionata della cultura italiana. Ci mancherà molto ed avremo modo nel prossimo numero di dedicarle articoli di coloro che la ricordano con grande affetto. In questo contesto non di certo roseo, l’autunno contrariamente agli anni passati non porta con sé le buone risoluzioni che lo contraddistinguono ma non per questo deve toglierci la speranza di tempi migliori! >> Leggi.....
NOSTRI PROBLEMI La tragedia libanese: la violenta deflagrazione nei pressi del porto di Beirut ha distrutto gran parte della città lasciandoci tutti interdetti per le drammatiche conseguenze provocate dall’esplosione di un deposito dove erano stoccate ingenti quantità di nitrato di ammonio (2.750 tonnellate), esplosione talmente forte da essere percepita in un raggio di oltre 200 km. Innestata su un’economia già al collasso, la terribile esplosione avvenuta il 4 agosto ha causato, al momento, la morte di 137 persone, con migliaia di feriti e 300.000 sfollati. Di fronte a questo dramma umanitario, la solidarietà internazionale s’impone. Già molti paesi si mobilitano, tra essi la Tunisia e l’Italia, ma occorrono aiuti strutturali per dare assistenza sanitaria e alimentare ed anche un tetto alle persone che hanno perso tutto. Dopo l’esplosione, i media hanno fatto varie ipotesi sulle cause possibili di questa tragedia dall’incuria dei servizi pubblici, alla corruzione dei politici o ad un possibile attentato terroristico. Tante le voci contraddittorie e sovrapposte in una cacofonia informativa globale. Sta di fatto però che l’esplosivo era in un deposito del centro città e questo dal 2014. Le autorità libanesi, che hanno arrestato i funzionari portuali, non hanno però chiarito il perché degli esplosivi, che erano stati sequestrati anni prima, si trovassero al porto. Per i libanesi la colpa è di una classe politica corrotta che ha causato sia il fallimento economico del paese che umanitario e chiedono che vi sia un’inchiesta internazionale per determinare le cause e le responsabilità di questa tragedia poiché non si fidano dei loro rappresentanti politici. Lo stesso Presidente francese, in visita in una Beirut in macerie, ha dichiarato che gli aiuti al popolo libanese dovranno pervenire tramite ONG e associazioni, il che la dice lunga sulla sfiducia nazionale ed internazionale nei confronti del governo libanese. In Tunisia, dopo le dimissioni del Premier Fakhfakh, è stato incaricato dal Presidente Saied, Hichem Mechichi già Ministro dell'Interno dal 27 febbraio 2020 per formare il nuovo governo. Hichem Mechichi gode di ottima reputazione soprattutto per la sua integrità e la sua dedizione al paese. Speriamo possa ottenere la fiducia del Parlamento. I rapporti tra Italia e Tunisia soffrono della recrudescenza della migrazione clandestina dove dall’inizio dell’estate, 2.639 persone anche su piccole imbarcazioni di fortuna hanno tentato di sbarcare a Lampedusa. Secondo il Ministero degli Interni, 63 tentativi di migrazione sono stati scoperti e 748 persone arrestate. L’emergenza migrazione clandestina ha spinto Luciana Lamorgese, Ministro italiano dell’Interno ad effettuare una visita lampo in Tunisia dove ha incontrato il suo omologo tunisino ed il presidente della Repubblica Kaïs Saied per tentare di arginare le partenze dalla Tunisia verso l’Italia. Il presidente tunisino che si è recato al porto di Sfax ha dichiarato che occorrono soluzioni nazionali ed internazionali per evitare questi traffici umani, la prima delle quali è offrire uno sbocco ai giovani in patria, che spinti dalla disoccupazione e dalla grave crisi economica che colpisce il paese, tentano una traversata della fortuna che spesso, però, si trasforma in una traversata della morte. O se riescono a raggiungere i lidi sognati finisce in uno sfruttamento di tipo schiavistico o peggio si cade tra le mani delle reti criminali che approfittano della situazione di irregolarità trasformando il sogno in incubo. L’Italia dal 10 agosto prossimo rimpatrierà su voli charter verso la Tunisia fino un massimo di 40 cittadini tunisini per volta, con voli bisettimanali, con un ritorno di 80 irregolari alla settimana. Problema complesso quello della migrazione ed al quale non si può dare una risposta univoca, politicamente corretta né tantomeno partigiana. Tema molto sollecitato e ricorrente, richiede però una riflessione che vada oltre i riflettori elettoralistici e mediatici. Se siamo tutti d’accordo che non c’è peggior cosa del traffico degli esseri umani, prima, durante e dopo la traversata in mare, è anche vero che l’unico modo di varcare una frontiera per un giovane di vent’anni è rischiare la propria vita se non è di classe abbiente. I giovani europei, così abituati ad itinere nel mondo, anzi spinti a sperimentare viaggi formativi all’estero, dovrebbero servire da esempio per capire cosa significhi per un giovane non poter uscire dalla sua casa e come questa possa trasformarsi nel suo immaginario in prigione. Il vero problema quindi è come conciliare un bisogno naturale di mobilità con la necessità di far cessare i traffici umani? Se a questi giovani fosse permesso di circolare più liberamente i trafficanti sparirebbero? La migrazione aumenterebbe di molto? Poter spostarsi più liberamente aumenterebbe i ritorni in patria? Se la crisi economica si aggravasse emarginando ulteriormente i giovani tunisini, quali soluzioni proporre in patria per il loro inserimento sociale? Questioni a cui non è facile rispondere in modo univoco ma sulle quali dobbiamo riflettere se non vogliamo che la frattura tra un “noi” ed un “loro” diventi una voragine! >> Leggi.....
NOSTRI PROBLEMI Frontiere che si aprono, frontiere che si chiudono: spostarsi non è cosa semplice nell’era del Covid. La Tunisia dichiarata zona verde ha aperto le sue frontiere aeree, terrestri e marittime dal 27 giugno e benché le misure siano soggette a modifiche in funzione dell’evoluzione della pandemia nel mondo, per quanto riguarda gli ingressi dall’Italia, definita Paese a basso rischio, essi sono liberi e non è più necessaria la quarantena né il tampone prima dell’arrivo sul territorio nazionale. Diverso per chi arriva da Paesi definiti a rischio di contaminazione: i viaggiatori dovranno fare un tampone 72 ore prima del viaggio, riempire una scheda sanitaria, impegnarsi per iscritto ad un’auto confinamento (in albergo o in casa) durante 14 giorni; dopodiché effettueranno un secondo test 6 giorni dopo il loro arrivo in Tunisia, e se questo risulterà negativo, potranno interrompere la quarantena. I turisti debbono attenersi al rispetto delle misure sanitarie dei siti che visiteranno. L’Italia ha adottato al momento misure diverse rispetto alla Tunisia: prima di lasciare il Paese è necessario scaricare il modello dell’autodichiarazione in caso di entrata in Italia dall’estero (https://www.esteri.it/mae/resource/doc/2020/07/modulo_rientro_da_estero_30giu20.pdf) e sottoporsi all’arrivo in Italia a 14 giorni di quarantena mentre sono consentiti liberamente gli spostamenti da e per gli Stati membri dell’Unione Europea (oltre all’Italia, sono Stati membri della UE: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria), Stati parte dell’accordo di Schengen (gli Stati non UE parte dell’accordo di Schengen sono: Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera), Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord, Andorra, Principato di Monaco, Repubblica di San Marino e lo Stato Vaticano. Chi entra da questi Paesi non dovrà più giustificare le ragioni del viaggio e non sarà sottoposto all’obbligo di isolamento fiduciario per 14 giorni all’ingresso in Italia mentre, e non si capisce con quale logica, l’isolamento è ancora previsto per chi arriva dalla Tunisia benché l’Italia abbia concesso la libera circolazione tra i due Paesi. Le misure potranno subire variazioni dopo il 15 luglio. L’apertura delle frontiere tunisine desta però alcune inquietudini. La Tunisia ha infatti registrato 24 nuovi contagiati dai primi di luglio ed il ministro della Sanità, Abdellatif Mekki, ha paventato il rischio di una seconda ondata di infezioni da Corona virus in autunno. Ad oggi i positivi al virus sono 1205, con 50 decessi e 1049 ristabiliti. Per l’Europa, ogni Paese membro può decidere in autonomia riguardo ai propri confini e su come organizzarsi con gli Stati extra Schengen autorizzati. L’Italia ha deciso di lasciare l’obbligo di quarantena di due settimane per tutti gli arrivi (esclusi i Paesi Ue) mentre la Francia ha permesso la libera circolazione per chi è in provenienza dalla Tunisia senza obbligo di quarantena. Dopo i nuovi contagi in arrivo dal Bangladesh, il Presidente del Consiglio Conte ha dichiarato necessario «prevedere delle cautele: non possiamo permetterci di subire nuove ondate del virus per disattenzione altrui». Gli aeroporti di Fiumicino e Malpensa hanno rafforzato i loro controlli e vietato l’ingresso in Italia per chi arriva da Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia-Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana o vi ha transitato negli ultimi 14 giorni. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, in accordo con i ministri degli Esteri, dell’Interno e dei Trasporti, ha firmato l’ordinanza che prevede i divieti fino al 14 luglio. Si ha la sensazione di essere sul filo del rasoio e quest’incertezza ormai da più di sei mesi è a dir poco deprimente, ci si sente come se si brancolasse nel buio e non si riesce ancora a vedere una via d’uscita. A quando un vaccino per tutti? Intanto sperando che la Tunisia continui ad essere una eccezione e che non aumentino i contagi, la vita ha ripreso quasi normalmente nel Paese e sembra, passeggiando per le città tunisine, che la pandemia sia solo un ricordo del passato se non fosse per la quasi assenza di turisti specie dall’Algeria che richiama la nostra attenzione sul forte disagio economico e sociale generato dall’emergenza sanitaria.
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