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Il Corriere di Tunisi “online” riporta le principali notizie pubblicate dal giornale distribuito in abbonamento e in vendita in edicola


In “lettere” la voce dei lettori che ci possono scrivere anche via email


 

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 773 - 124 [nuova serie]

 

 

NOSTRI PROBLEMI

 

L’anno «volge alla sua fine» e con esso il rituale bilancio personale o /e collettivo sul tempo trascorso: che abbiamo fatto, dove stiamo andando, che cosa faremo?

Se i tentennamenti del nostro fare e del nostro volere sono l’espressione della nostra soggettività sempre in bilico tra dover essere, voler essere ed essere, più complesso diventa  questo tentennare quando da espressione individuale diventa espressione collettiva.

In Tunisia come in Italia le attese e le disattese, le speranze e le delusioni hanno, seppur declinato in modo diverso, caratterizzato l’anno che sta per finire.

Dopo lunghi mesi di discussioni, di rinvii, di battibecchi, il quartetto diretto dalla centrale sindacale dell’UGTT, non senza aver provocato alcune contestazioni , si è accordato per incaricare Mehdi Jomaa, Ministro dell’Industria nel Governo Ali Larayedh e candidato di Ennahda, a formare il prossimo governo e questo sino all’organizzazione delle prossime elezioni. Se i tunisini da una parte sono soddisfatti di aver finalmente  un candidato, d’altra parte molti dubitano della reale indipendenza del futuro primo Ministro, che dipenderà anche dalla composizione del  governo ad oggi non ancora ufficializzato. Il Fronte Popolare però ha deciso di  non partecipare per il momento ai prossimi incontri previsti dal Quartetto.

Un bilancio difficile per la Tunisia nel suo terzo anno post- rivoluzionario: crisi economica, crisi securitaria, crisi delle istituzioni. Il prossimo governo saprà condurre la Tunisia alle elezioni garantendo la neutralità dell’amministrazione, in conformità con le leggi di trasparenza, di chiarezza e di democrazia, condizioni  necessarie per una reale transizione democratica?

Se la Tunisia non vede chiaramente le prospettive del suo futuro prossimo, l’Italia dopo la proiezione del video sui maltrattamenti e le umiliazioni subite dagli immigrati sbarcati a Lampedusa, ha gravemente danneggiato l’immagine di una democrazia il cui principio primo è la parità di diritto degli uomini tutti  e quindi di trattamento, siano essi cittadini italiani o non.

L’elezione di Matteo Renzi, quale Segretario del Partito Democratico, con un importante distacco dai suoi concorrenti, se ha significato un voler rompere con le logiche spesso incomprensibili per i cittadini dei partiti tradizionali, per un desiderio di tagliar corto con le vecchie leadership, ci porta a interrogarci sul ruolo dei partiti politici nella società contemporanea. In effetti, ci sembra che, ormai da vari anni i tradizionali schieramenti ideologici si stiano appannando a favore di una politica che s’impronti sull’agire concreto e che il bisogno di una nuova parola politica stia emergendo sempre con maggior vigore. Per quanto ci riguarda grande è l’attesa che la nuova segreteria si pronunci sul ruolo che intende dare agli italiani all’estero.

Desta sospetto la manifestazione dei “forconi” a Roma: che senso ha oggi questa seppur pacifica marcia simbolica su Roma  e perché precisamente dopo la decadenza di Berlusconi dal Senato?

Nell’augurare ai nostri lettori tutti un felice Natale ed un anno nuovo pieno di sorprese allietanti, ricordo che il giornale vive solo grazie ai vostri abbonamenti per cui rinnovateli se non lo avete già fatto ed abbonatevi se non lo siete già! Un affettuoso ringraziamento a coloro che animano la pagina facebook, il sito web e la versione cartacea del giornale e l’augurio di proseguire la nostra collaborazione. AUGURI!



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 772 - 123 [nuova serie]

 

NOSTRI PROBLEMI

Dopo l'attesa di un cambiamento che permetta alla Tunisia di uscire dall'impasse nella quale si trova e che da mesi paralizza la ripresa specie quella economica rifugiandosi in un prudente "laissons passer, laissons voir", l'iniziale sblocco del dialogo nazionale capeggiato dalla potente centrale sindacale rappresentata dal suo segretario Abassi ha ridato speranza a molti per poi far prevalere invece il pensiero di coloro che affermavano, sin dall'inizio del dialogo tra partiti al governo e opposizione, un impossibile accordarsi.

L'andamento delle discussioni con momenti di rottura, momenti di ripresa e stallo attuale, ha mostrato una complessità che va ben aldilà dei pro e dei contro, dei pessimisti e degli ottimisti poichè, indipendentemente dai sentimenti e dalle opinioni, la ripresa del dialogo nazionale diventa sempre più una necessità vitale per il paese che non puo' più sopportare l'attendismo nel quale si è arenato da mesi.

L'incapacità di progettualità e di prospettive, una transizione che viene percepita come sempre meno transitoria, allarga questo no man's land che apre spazi ad una terra di cui tutti vorrebbero appropriarsi senza il consenso delle urne.

Le azioni terroristiche si sono intensificate dal 23 ottobre, data simbolicamente scelta per avviare questo dialogo nazionale. I terroristi, sacrificando un giovane diciassettenne kamikaze che avrebbe dovuto farsi saltare nella hall di un albergo turistico di Sousse ed un altro giovane arrestato di fronte al mausoleo di Burghiba con altrettanta carica esplosiva, hanno per la prima volta tentato (tentativo fallito per fortuna!) di toccare il cuore dell'economia del paese. Lo stato d'urgenza è stato prolungato di otto mesi dal Presidente Marzouki.

In varie località della Tunisia esercito e forze di sicurezza combattono contro il terrorismo con mezzi che spesso non sono sufficienti a proteggerli. Nella città di Sousse una manifestazione a sostegno delle forze dell'ordine ha visto la partecipazione di cittadini che all'inizio della rivoluzione manifestavano contro il potere di Ben Ali e contro la repressione poliziesca.

Il partito islamista Ennadha accettando di aderire all'iniziativa del sindacato si è impegnato a sostituire il governo Laarayedh con un governo indipendente per tentare un'uscita dalla crisi, attivare la fine della redazione della costituzione, organizzare le prossime elezioni. La difficoltà per un accordo dei vari partiti sulla figura del futuro Presidente del Consiglio e la sospensione delle attività dei partiti all'opposizione in seno all'ANC è segno pero' della difficoltà della ripresa del dialogo stesso.

Pare evidente che i prossimi mesi saranno cruciali per l'avvenire della Tunisia e della nascente democrazia. L'antitetico binomio dialogo-terrorismo lascia pero' aperta una serie di interrogativi che solo il compromesso potrebbe sanare.

Intanto le università ricominciano ad essere teatro di violenti scontri, il debito pubblico cresce, la vita rincara vertiginosamente, il commercio illecito strozza quello lecito, le strade sono riempite di macerie di costruzioni ed altre.

Una nota positiva l'abrogazione dell'articolo 141 dal progetto di costituzione il quale istituiva l'Islam come religione di Stato mentre l'articolo 140 che afferma il carattere civile dello Stato Repubblicano è stato rafforzato.

L'Italia in un contesto differente tenta anche di barcamenarsi in difficili e fragili alleanze. La questione sul voto palese o segreto sul decadimento di Silvio Berlusconi da senatore aggiunge olio sul fuoco al governo Letta.

Nel PD la scelta del prossimo segretario crea non pochi problemi al partito ed alle sue diverse anime. Anche a Tunisi l'8 dicembre si organizzeranno delle primarie per la scelta del nuovo segretario. Quattro i contendenti Cuperlo, Renzi, Civati e Pittella. Anche in questo caso la scelta del futuro segretario condizionerà l'avvenire di questo partito e del fare politico in Italia.

In Tunisia, l'Ambasciata d'Italia coadiuvata dall'Istituto di Cultura sta avviando iniziative culturali che possano rafforzare i dipartimenti d'italianistica nelle Università, dando segni concreti che salutiamo con gioia nella misura in cui riteniamo che la cultura non è un innesto sporadico di saperi ma una lenta e programmata costruzione di conoscenze.

 

 


 


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 771 – 122 [nuova serie]

 

NOSTRI PROBLEMI

Un settembre d’attesa, attesa senza notevoli cambiamenti in Tunisia dove dopo una forte mobilitazione estiva delle forze d’opposizione per un governo tecnico che assicurasse la transizione sino all’organizzazione delle prossime elezioni, e cio’ malgrado trattative intense che avevano e hanno visto impegnati in colloqui continui i maggiori leaders delle forze politiche e sindacali.

I lavori dell’Assemblea Costituente interrotti dopo la crisi estiva a seguito dell’assassinio del deputato Mohamed Brahmi il 25 luglio hanno ripreso parzialmente in settembre malgrado l’assenza dei deputati dell’opposizione. Non hanno ripreso pero’ i lavori sulla Costituzione la cui elaborazione è ancora in atto dopo oltre due due anni .

Il Presidente dell’ANC dopo la crisi politica estiva aveva interotto i lavori dell’Assemblea per tentare di trovare un’uscita alla crisi tra governo e opposizione ma la decisione di riprendere seppur parzialmente i lavori rispecchia il fallimento del dialogo e la forte pressione subita da Ben Jaafar. La situazione di non chiarezza per una effettiva agenda d’uscita di crisi ha come conseguenza di bloccare le istituzioni ma soprattutto la tanta auspicata attesa di ripresa economica e sociale del paese.

Intanto si moltiplicano atti di repressione contro i giornalisti ed assistiamo ad un valzer di arresti e liberazioni che inquietano chi aveva creduto che la libertà d’espressione fossse la prima manifestazione della libertà. Dopo gli arresti (e liberazioni) del sindicalista Zied El Hani, diTahar Ben Hassine (El Hiwar Ettounsi), di Zouhair El Jiss e di Mourad Meherzi, uno sciopero generale dei giornalisti (seguito al 90%) è stato indetto per denunciare gli abusi commessi contro coloro che si battono per un’informazione indipendente. In Italia l’attesa caratterizza anche se in forma diversa la ripresa di settembre: un governo sempre in bilico, la cui continuità è sempre minacciata da chi seguita a ritenere che gli interessi ad personam siano interessi comuni.

L’uscita seppur parziale dalla crisi continua a farsi attendere e specie i giovani non vedono effettivi spiragli per il loro futuro cercando sempre più su altri lidi la soluzione alla loro endemica precarietà. Se non è più la valigia in cartone che accompagna i nuovi migranti del 21esimo secolo, la valigia a quattro o due ruote, piena di libri, continua ad accompagnare i giovani italiani (ed adesso anche i meno giovani) alla ricerca di un lavoro dignitoso. Sabato e domenica 20-21 settembre si è tenuta a Roma l’Assemblea Nazionale del Partito democratico per l’elezione del nuovo segretario.

Alla stessa data, si è svolto a Cagliari l’81° Congresso Internazionale della Società Dante Alighieri. Il tema di grande interesse per quanti come noi vivono tra le due sponde del mediterraneo è “Dal Sud del mondo. La lingua, la cultura e l’economia italiane. La Sardegna come ponte sul Mediterraneo”.

A Tunisi, la visita di Emma Bonnino nel contesto di inquietante instabilità del mondo arabo, specie in Egitto e in Siria, ha significato anche la grande attenzione della politica estera italiana all’uscita della crisi politica che sta attraversando il paese.

Giovedi 19, nei locali della Dante Alighieri Tunisi, l’Inca-CGIL ha organizzato una tavola rotonda su “Pensionati italiani oltre frontiera. Per una nuova stagione dei diritti e dell’assistenza “ per rispondere ai vari quesiti che i pensionati italiani residenti in Tunisia si pongono per la tutela dei loro diritti.

 



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 770 - 120-121 [nuova serie]

 

 

NOSTRI PROBLEMI

Mentre la Gran Bretagna celebra la nascita dell’erede al trono,  l’Egitto non ha pace con scontri quotidiani  tra difensori di Morsi e detrattori dei Fratelli musulmani , con morti e feriti che, passati i primi giorni di infervoramento internazionale, non fanno quasi più notizia. Lo stesso si ripete per la Siria come alcuni anni fa lo era stato per l’Iraq, si è al corrente  parzialmente di quanto succeda in questa travagliata parte del mondo,  peggio l’informazione è sospesa tra un inizio che interessava tutti e uno svolgimento che pochissimi conoscono . Ci sono state poi consequenze sul governo turco dopo le forti contestazioni del mese scorso ? Che cosa sta succedendo in Libia? Cosa cambierà in Mali dopo il confronto elettorale?

Eppure quello che sta succedendo in questa parte del mondo ci interessa in primis per le conseguenze che il susseguirsi degli avvenimenti hanno sui fragili equilibri mediterranei, e per chi vive in Tunisia sulla politica del paese. La manifestazione organizzata da Ennadha in sostegno all’egiziano Morsi ed al contrario la nascita di un movimento, di cui poco si sa ancora , Tamarod (ribellione) mettono ancora una volta due visioni del mondo, dello stato, delle libertà individuali e collettive in violento confronto in Tunisia.

In Italia, tra corruzione, scandali e crisi la situazione non è neppur rosea. Un governo molto contestato specie dopo che il ministro dell'Interno Angelino Alfano  come scritto su La Repubblica «trascina nel suo abisso di omissioni, contraddizioni, opacità chi con lui ha politicamente condiviso il caso Ablyazov nei cinquanta giorni di silenzio (31 maggio-12 luglio) successivi all'espulsione di Alma Shalabayeva e della sua bimba Alua».  I commenti poi di Calderoli sul ministro Cecile Kyenge ("Quando la vedo non posso non pensare a un orango") che ha pubblicizzato negativamente il Bel Paese hanno fatto luce sulla profonda volgarità ed ignoranza di certi individui che continuano ad avere un ruolo politico in Italia.  In un giornale straniero si legge un titolo che ci fa poco onore: “Il razzismo decomplessato degli italiani” . L’esito del processo a Silvio Berlusconi, se la sentenza sarà applicata,  come viene richiesto da più parti, oltre alla pena (ridotta a un anno per l'indulto) farà si che l’ex Premier sarà nel futuro incandidabile.

In Tunisia, prima dei tragici avvenimenti che hanno funestato il paese il giorno in cui ci si preparava a festeggiare l’anniversario della Repubblica (25 luglio) il Premier ribadiva ancora che le prossime elezioni si sarebbero  tenute entro la fine dell’anno o al massimo all’inizio del 2014. Ormai è da un anno che si annunciano prossime elezioni. Importante la visita del Capo dello Stato francese François Hollande in Tunisia ed il suo sostegno alla transizione democratica.

La Tunisia in questa prima quindicina del mese di Ramadan è stata come il meteo  mite, ma cosi’ come il suo clima, si è riscaldata bruscamente dopo la barbara uccisione del deputato Mohamed Brahmi, inaugurando la serie degli assassini politici, dopo la morte di Chokri Belaid avvenuta pochi mesi  fa.  Ancora una volta è un militante del Fronte Popolare che soccombe ad una raffica di spari, accanto al suo domicilio ed in presenza dei familiari che assieme ai militanti del Fronte indicano il partito maggioritario come mandante dell’assassinio, smentito ovviamente dalle Autorità che indicano invece alcuni nomi di individui che apparterrebbero a correnti salafite radicali. In questo tragico imbroglio che vede la violenza politica diventare protagonista della  vita di quello che sembrava essere il paese più pacifico e pacifista del Sud Mediterraneo, in cui tutti accusano tutti  e mentre si installa un clima endemico di insicurezza, la violenza terroristica ritorna, quasi in contemporanea alla ribalta, dopo la strage di giovani militari presi in agguato sul Monte  Chambi  e trucidati in modo da ricordarci gli assassini rituali che colpivano l’Algeria negli anni Novanta del secolo scorso.  Otto i militari uccisi. Oltre all’impatto politico, economico e umano di questa ennesima tragedia, un forte impatto psicologico sulla popolazione tunisina , già alquanto provata dalla strategia della tensione che si sta installando nel paese.

Di fronte a questo susseguirsi di tragici eventi, l’opposizione  ha organizzato un sit-in aperto al Bardo, di fronte alla sede dell’Assemblea Costituente per chiedere la caduta del governo islamista e lo scioglimento dell’assemblea.  Divisi da barriere metalliche i pro Ennadha (che rivendicano la legittimità delle urne) e i partiti dell’opposizione laica (che chiedono le dimissioni del governo e dell’assemblea) mentre il governo  continua a fare appelli in favore del dialogo nazionale escludendo pero’ di ritirarsi dal potere. In questa dimostrazione di forza, la tensione cresce nel paese ulteriormente mettendo ancora a repentaglio la ripresa economica. La stagione turistica in effetti  è sempre più a rischio fallimentare, le imprese continuano a chiudere e migliaia di disoccupati si aggiungono alla lunga lista dei già senza lavoro.

E’ arrivato a Tunisi il nostro rappresentante, l’Ambasciatore S.E. Raimondo De Cardona. Nell’augurargli il benvenuto, lo ringraziamo di perpetuare  la  tradizione del nostro giornale e di averci  onorati col suo messaggio, sperando che l’Italia, chiusa nei suoi problemi interni, possa dare maggior spazio e attenzione a realtà sempre più complesse e problematiche che coinvolgono paesi che si trovano a pochi chilometri dal  territorio italiano.


 
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