NOSTRI PROBLEMI
Dopo l'attesa di un cambiamento che permetta alla Tunisia di uscire dall'impasse nella quale si trova e che da mesi paralizza la ripresa specie quella economica rifugiandosi in un prudente "laissons passer, laissons voir", l'iniziale sblocco del dialogo nazionale capeggiato dalla potente centrale sindacale rappresentata dal suo segretario Abassi ha ridato speranza a molti per poi far prevalere invece il pensiero di coloro che affermavano, sin dall'inizio del dialogo tra partiti al governo e opposizione, un impossibile accordarsi.
L'andamento delle discussioni con momenti di rottura, momenti di ripresa e stallo attuale, ha mostrato una complessità che va ben aldilà dei pro e dei contro, dei pessimisti e degli ottimisti poichè, indipendentemente dai sentimenti e dalle opinioni, la ripresa del dialogo nazionale diventa sempre più una necessità vitale per il paese che non puo' più sopportare l'attendismo nel quale si è arenato da mesi.
L'incapacità di progettualità e di prospettive, una transizione che viene percepita come sempre meno transitoria, allarga questo no man's land che apre spazi ad una terra di cui tutti vorrebbero appropriarsi senza il consenso delle urne.
Le azioni terroristiche si sono intensificate dal 23 ottobre, data simbolicamente scelta per avviare questo dialogo nazionale. I terroristi, sacrificando un giovane diciassettenne kamikaze che avrebbe dovuto farsi saltare nella hall di un albergo turistico di Sousse ed un altro giovane arrestato di fronte al mausoleo di Burghiba con altrettanta carica esplosiva, hanno per la prima volta tentato (tentativo fallito per fortuna!) di toccare il cuore dell'economia del paese. Lo stato d'urgenza è stato prolungato di otto mesi dal Presidente Marzouki.
In varie località della Tunisia esercito e forze di sicurezza combattono contro il terrorismo con mezzi che spesso non sono sufficienti a proteggerli. Nella città di Sousse una manifestazione a sostegno delle forze dell'ordine ha visto la partecipazione di cittadini che all'inizio della rivoluzione manifestavano contro il potere di Ben Ali e contro la repressione poliziesca.
Il partito islamista Ennadha accettando di aderire all'iniziativa del sindacato si è impegnato a sostituire il governo Laarayedh con un governo indipendente per tentare un'uscita dalla crisi, attivare la fine della redazione della costituzione, organizzare le prossime elezioni. La difficoltà per un accordo dei vari partiti sulla figura del futuro Presidente del Consiglio e la sospensione delle attività dei partiti all'opposizione in seno all'ANC è segno pero' della difficoltà della ripresa del dialogo stesso.
Pare evidente che i prossimi mesi saranno cruciali per l'avvenire della Tunisia e della nascente democrazia. L'antitetico binomio dialogo-terrorismo lascia pero' aperta una serie di interrogativi che solo il compromesso potrebbe sanare.
Intanto le università ricominciano ad essere teatro di violenti scontri, il debito pubblico cresce, la vita rincara vertiginosamente, il commercio illecito strozza quello lecito, le strade sono riempite di macerie di costruzioni ed altre.
Una nota positiva l'abrogazione dell'articolo 141 dal progetto di costituzione il quale istituiva l'Islam come religione di Stato mentre l'articolo 140 che afferma il carattere civile dello Stato Repubblicano è stato rafforzato.
L'Italia in un contesto differente tenta anche di barcamenarsi in difficili e fragili alleanze. La questione sul voto palese o segreto sul decadimento di Silvio Berlusconi da senatore aggiunge olio sul fuoco al governo Letta.
Nel PD la scelta del prossimo segretario crea non pochi problemi al partito ed alle sue diverse anime. Anche a Tunisi l'8 dicembre si organizzeranno delle primarie per la scelta del nuovo segretario. Quattro i contendenti Cuperlo, Renzi, Civati e Pittella. Anche in questo caso la scelta del futuro segretario condizionerà l'avvenire di questo partito e del fare politico in Italia.
In Tunisia, l'Ambasciata d'Italia coadiuvata dall'Istituto di Cultura sta avviando iniziative culturali che possano rafforzare i dipartimenti d'italianistica nelle Università, dando segni concreti che salutiamo con gioia nella misura in cui riteniamo che la cultura non è un innesto sporadico di saperi ma una lenta e programmata costruzione di conoscenze.
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