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NOSTRI PROBLEMI La visita del Presidente Caid Essebsi in Italia mercoledi 8 e giovedi 9 febbraio riflette un forte consolidamento delle relazioni tuniso-italiane. Accompagnato dal Ministro degli Esteri Khemais Jhinaoui, dal Ministro dell’Economia e della Cooperazione Internazionale Fadhel Abdelkafi, del Ministro del Turismo Selma Elloumi Rekik questa visita di due giorni dovrebbe permettere la firma di una serie di accordi sia in ambito economico che culturale ma anche di affrontare le questioni politiche che legano i due paesi nell’analisi della questione mediterranea nella quale i due paesi sono fortemente implicati. L’incontro con il Presidente Mattarella, con il Presidente del Consiglio Gentiloni con il Presidente del Senato Grasso e della Camera Boldrini ed il discorso di Caid Essebsi al Senato sono egualmente segnali forti dell’Italia nei confronti della Tunisia. Questa visita, la prima di un Presidente tunisino dal 2011 ed a sessant’anni dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra i due paesi è un’opportunità non solo per potenziare e diversificare le relazioni tra i due paesi ma anche per esaminare la questione della migrazione dei tunisini in Italia e della Libia. Sono più di 200.000 in effetti i tunisini in Italia e da,un punto di vista numerico, sono la collettività più importante in Europa. Il Presidente Essebsi patrocinerà un Forum economico per rafforzare ulteriormente gli investimenti in Tunisia con la firma di accordi di cooperazione. La cooperazione culturale e universitaria che aspettano da anni un rinnovo degli accordi tra i due paesi saranno oggetto di discussione con la firma di accordi bilaterali che dovrebbero potenziare i rapporti . Molto attesi dalla comunità scientifica, in particolare dagli italianisti e non solo, al fine di creare tra i due paesi non solo un ponte economico e politico ma anche culturale la firma di questa convenzione segnerà la ripresa di una cooperazione che negli ultimi anni era rimasta in secondo piano. In Tunisia si è commemorato il 6 febbraio la morte del militante Chokri Belaïd, ucciso quattro anni fa davanti a casa sua. La forte emozione suscitata dall’omicidio di Belaid nell’opinione pubblica tunisina e la presa di coscienza della necessità vitale per la Tunisia di una transizione democratica è stata in parte suscitata dalla reazione della società civile a questo primo assassinio politico del dopo rivoluzione. La non risoluzione del caso, a quattro anni della morte del leader politico, continua perὸ a pesare negativamente sulla reale voloontà della giustizia di trovare i colpevoli. Se, in effetti, si sa che l’uccisione di Belaïd fu di matrice terroristica islamica, la non risoluzione del caso permette all’opinione pubblica di pensare che forse connivenze politiche stanno dietro la sua morte il che alimenta in molti forti sospetti sull’imparzialità delle indagini. La decisione di creare una commissione che indaghi sulla costituzione delle reti terroristiche e sul loro finanziamento in Tunisia, votata dal Parlamento, se avrà poteri effettivi, potrebbe in tal senso permettere anche di aiutare a far chiarezza sulla morte di Belaid. Una buona notizia invece riguarda i diritti delle donne in Tunisia: la modifica dell’articolo 227 bis che permetteva ad uno stupratore di evitare la prigione qualora sposasse la vittima. Gli emendamenti alla legge dovrebbero in effetti impedire tale pratica totalmente contraria ai più elementari diritti ed al contrario condannare lo stupratore ad una pena che varierà tra i vent’anni di reclusione ad una reclusione perpetua in caso di recidiva. In questi giorni si festeggia San Valentino che, sebbene il significato non sia originariamente quello che è diventato oggi, è la festa degli innamorati e in questo contesto di inquietudine, di insicurezza e di violenza riaquista un valore simbolico del tutto positivo ed al di là del suo attuale valore consumistico! Molte le attività culturali segnano questo mese di febbraio in Tunisia ed in particolare il terzo convegno internazionale di studi mediterranei che avrà come tema “Sicilia insularità e identità mediterranee” che si svolgerà il 20, 21, 22 febbraio all’Istituto di Cultura. Organizzato dall’ Università della Manouba e dall’AISLLI con il sostegno dell’IIC, questo convegno multi-disciplinare ed internazionale spazia dalla letteratura alla storia, dall’architettura alla migrazione, dalla lingua allo sguardo dell’altro. Da non mancare egualmente la presentazione dell’ultimo romanzo di Marinette Pendola il 17 alla Dante Alighieri.
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NOSTRI PROBLEMI Un anno nuovo segnato dall’inquietudine dopo i vari attentati che hanno colpito in particolare Berlino, Istanbul, Bagdad. Un’inquietudine diffusa che ci fa sentire a disagio ovunque con un sentimento di fragilità e di insicurezza ormai mondializzato. Di fronte a questo sentimento spesso il nostro atteggiamento è quello di voler rientare nel nostro guscio primigenio, che politicamente si traduce nella chiusura, nel rifiuto del diverso, nel protezionismo e nel nazionalismo. In Tunisia, l’inquietudine è doppia e si manifesta da una parte con una crisi economica che non cessa di aggravarsi e col probabile ritorno dalle zone di conflitto dei terroristi tunisini che si aggirano intorno alle cinquemila persone. Ritorno che i tunisini temono e che potrebbe aggravare l’instabilità del paese spingendo tra l’altro molti giovani ad emigrare clandestinamente. Ma come impedire, come alcuni richiedono al Governo, di tornare in patria? Secondo la nuova Costituzione non é possibile togliere loro la nazionalità, nè é possibile rinchiuderli così massivamente in carcere. A nostro parere, il vero rischio consisterà più nella manipolazione politica che il loro ritorno susciterà e la loro possibile strumentalizzazione ad usi politici. Certamente non sarà facile affrontare questo grave problema ed una vigilanza particolare del Governo sarà ancor più necessaria dell’attuale lotta al terrorismo. In Tunisia vi é una legge anti-terorismo che é stata votata dal Parlamento nel 2015 a seguito dei fatti del Bardo e di Sousse. Basterà? Quando vediamo il dilagare del mercato illegale e le connessioni esistenti ovunque tra criminalità e terrorismo, si puó facilmente capire l’inquietudine della società civile tunisina che ha ripetutamente manifestato contro il rientro dei jihaidisti dalla zone di conflitto ed in particolare dalla Siria e dalla vicina Libia. La visita del Ministro Minniti a Tunisi è stata in questo senso significativa poichè proprio di emigrazione e di terrorismo si è parlato negli incontri con i suoi omologhi tunisini. Il mondo della cultura è stato ugualmente colpito con la morte di due grandi intellettuali Tullio de Mauro, grande linguista e storico della lingua italiana dall’Unità ad oggi e Zigmunt Bauman, il filosofo della “società liquida”. Ma la vita continua e le idee continuano a farsi strada malgrado la scomparsa di chi era stato un riferimento intellettuale per una generazione di studiosi e di studenti. Il Corriere di Tunisi entra nel suo sessantunesimo anno di pubblicazioni mai interotte e questo malgrado i pochi sostegni economici che hanno segnato il suo percorso. Apprendiamo da qualche testata giornalistica che i francesi hanno deciso di sostenere in Tunisia la stampa francofona, ma chi sosterrà la stampa italofona? Un’italofonia decrescente in Tunisia negli ultimi anni malgrado gli sforzi specie in ambito universitario dell’Istituto Italiano di Cultura. Il Comites ha riattivato i corsi di lingua per bambini ed adolescenti binazionali tutti i sabati dalle ore 14 alle ore 16. Il corso gratuito si svolgerà presso i locali della Dante Alighieri. L’incontro del Comites con i funzionari del Ministero degli Affari Esteri tunisino ha permesso di evidenziare le problematiche più ricorrenti dei nostri connazionali ed ha trovato i tunisini molto interessati a collaborare per favorire e facilitare il loro soggiorno e vita in loco. A tutti la speranza che il 2017 possa essere l’anno della ripresa e che il giornale possa perseguire i suoi obiettivi con il sostegno di voi tutti!
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NOSTRI PROBLEMI Un augurio di buone feste a tutti i nostri lettori, ai musulmani che festeggiano il Mouled, ai cristiani che festeggiano Natale, agli ebrei che festeggiano Hannukkah o festa delle luci. In un momento storico in cui tutti sono contro tutti, in cui tutti diffidano di tutti, in cui la nozione del “diverso” è sempre più a rischio, in cui la violenza sostituisce la ragione, questi rimandi festivi tra le tre religioni monoteistiche nel solo mese di dicembre possano esprimere un augurio simbolico di ecumenismo spirituale. In Italia, dopo la larga vittoria del No al referendum costituzionale, il Premier Matteo Renzi, come annunciato prima del voto, ha dato le sue dimissioni ufficiali subito dopo l’approvazione della Legge di bilancio in tempo record, in seconda lettura al Senato. Mentre stiamo chiudendo il nostro numero di dicembre sappiamo già che Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio indicato dal Presidente Mattarella ha dato ieri, 12 dicembre, in serata la lista dei ministri che guidaranno l’Italia sino all’approvazione della legge elettorale ed alle successive elezioni politiche. Gentiloni, che tra l’altro, nei suoi vari viaggi in Tunisia, ha sempre sostenuto il Paese anche nei momenti in cui era stato colpito dagli attachi terroristici più duri, quelli del Bardo, di Sousse e della guardia presidenziale, ha sempre espresso profonda sensibilità per la questione mediterranea. Se gli italiani hanno votato decisamente no al referendum proposto dal governo Renzi, è ormai cosa nota che la maggior parte ha votato contro il governo e non specificatamente contro la riforma. È vero anche che l’identificazione governo/riforma non ha permesso un confronto sano e si è riflessa tra i sostenitori del si o del no. Interessante è pure analizzare come Renzi abbia in pochi anni rappresentato salvezza e dannazione per il popolo italiano, spesso aldilà del suo stesso Partito. Vincitore nel 2013 delle primarie del PD, con oltre il 68% dei voti e non solo voti del suo partito, era stato portato in trionfo da tutti coloro che vedevano in lui una forza di rinnovamento della politica, volontà per l’Italia di riposizionarsi sullo scenario europeo ed internazionale, un uomo capace di fronteggiare la crisi economica dilagante in Europa ed in Italia in particolare. Simbolo di gioventù in un Italia politica vecchia ed invecchiata, sembrava potesse rappresentare simbolicamente la ripresa del paese. Ma il miracolismo in politica non c’è e non è possibile rovesciare le sorti del mondo con una bacchetta magica, che per di più non sta nel suo potere usare. Dopo l’euforia renziana, la delusione e la sua successiva messa a morte, come spesso capita in politica: o dio o diavolo secondo una distinzione manicheista che sempre più fa presa in Europa. Forse sarebbe ora di ricominciare tutti a pensare la politica diversamente,senza né “dei” né “eroi” ma “uomini”. Per quello che riguarda la riforma costituzionale in quanto tale, noi abbiamo espresso a suo tempo il nostro punto di vista auspicandoci che il sì potesse essere votato, anche se in alcune parti della riforma (pur da non costituzionalisti) pensavamo ci fossero debolezze ma nell’insieme parità di genere, non concorrenzialità delle regioni, abolizione del bicameralismo paritario, ci sembravano poter non solo evitare gli sprechi ma rendere più agile l’Italia. Gli italiani in Italia non hanno creduto in questo possibile cambiamento, ed anche parte del PD stesso, e noi siamo particolarmente legati alla democrazia di cui il voto è una delle sue più alte espressioni. L’Italia si dota quindi di un governo di “transizione” pre-elettorale. Chi era contro l’attuale legge elettorale, oggi è disposto a lasciarla così com’è pur di andare alle elezioni, col rischio di destabilizzare ulteriormente l’Italia. Chi si è opposto a Renzi non ha peró accettato di far parte di un governo provvisorio di unità nazionale, probabilmente perchè essere nell’opposizione in questo clima pre-elettorale li favorisce di più. I prossimi mesi saranno quindi di non facile gestione per il futuro governo Gentiloni se verrà confermato. Interessante l’iniziativa di Giuliano Pisapia di ripartire dalla sinistra con la creazione di un “campo progressista, che riunisca le forze di sinistra in grado di assumersi una responsabilità di governo. Non per motivi di potere ma per fare le cose di sinistra. Intendiamoci: anche questo governo ha fatto cose di sinistra, penso alle unioni civili, ma ha dovuto fare anche altre cose che nascevano dalla necessità di arrivare a un compromesso con un partito di centro-destra...” e per le elezioni aggiunge : “Forse febbraio è troppo presto, ma è ora che si vada a elezioni. Ed è indispensabile che non ci si vada con queste leggi elettorali. È del tutto evidente che ci sono alcuni punti dell'Italicum su cui la Corte costituzionale indirettamente si è già pronunciata, e vanno modificati. E poi non si può andare a votare con due leggi elettorali diverse per Camera e Senato, che quasi sempre producono due maggioranze diverse. Io credo che il Paese abbia bisogno di una legge elettorale che sia più democratica e permetta agli elettori di scegliere i propri parlamentari, con un premio di maggioranza che garantisca la governabilità senza essere eccessivo come è nell'Italicum.” Questo numero del giornale è dedicato in modo particolare alla Conferenza “Tunisia 2020” che ha visto il paese impegnato nel rilancio economico attraverso progetti ed investimenti internazionali che permettano, da una parte di dimostrare stabilità e sicurezza del paese e del governo di coalizione e dall’altra parte, attraverso l’approvazione della legge per gli investimenti, di attrarre investitori. Vedremo se nei prossimi mesi questo cerchio virtuoso porterà i suoi frutti che auspichiamo per la Tunisia. Mourad Fradi, in veste di Commissario generale della Conferenza internazionale per l’Investimento in Tunisia ma anche come Presidente della Camera tuniso-italiana, ha avuto la cortesia di concederci in merito una intervista. Prima di concludere vorrei segnalare ai nostri lettori una nuova rubrica sulle nostre colonne: “Gli italiani di Tunisia si raccontano” a cura di Mario Gatti. Da tutta la redazione buone e serene feste a tutti! >> Leggi.....
NOSTRI PROBLEMI Clima pre-elettorale in Francia all’indomani della vittoria di Trump negli Stati Uniti contro la Clinton che porta con sé tutte le inquietudini sul futuro incerto dell’Europa, scossa da venti populisti che sperano poter, sulla scia della vittoria repubblicana americana, convincere i loro elettori. Clima elettorale per gli italiani all’estero che votano in questi giorni per il referendum costituzionale su sfondo di polemiche sulla trasparenza del voto all’estero. La questione non è recente e l’impatto del voto degli italiani fuori d’Italia è sempre stato oggetto di polemica: nel passato perché si temeva che fosse un voto di destra, più recentemente perché fosse un voto di sinistra. Tutto fa brodo comunque per rimettere in causa, per sminuire o vanificare gli sforzi di chi da sempre si batte per permettere la partecipazione delle collettività italiane all’estero alla storia politica dell’Italia. Contrariamente a quello che tanti affermano gli schieramenti sono molto meno omogenei e compatti di quello che si vuol intendere, per cui la paura di brogli ci sembra essere meramente ideologica e non riflettere la composita espressione degli italiani all’estero. Molta polemica ha suscitato la lettera del Comitato del SI a firma di Renzi. Si può criticare l’iniziativa ma non certo affermare che è stata un’ingerenza sul voto degli elettori. Altrettanto avrebbe potuto fare il Comitato per il NO che, se non con una lettera, ha pubblicizzato ampiamente la sua posizione. Si può comunque notare molto fervore per il referendum sia degli uni che degli altri ma l’ultima parola rimane per fortuna agli elettori. Gli italiani di Tunisia così bistrattati quando si tratta del loro voto hanno dimostrato la loro solidarietà all’immensa catastrofe a seguito del terremoto dell’Italia centrale partecipando all’iniziativa del Comites Tunisia a favore delle popolazioni colpite dal sisma. Il ricavato di circa 8500 dinari sarà interamente devoluto alla Croce Rossa Italiana. Il senatore Francesco Giacobbe eletto per la circoscrizione Africa, Asia, Oceania ed Antartide ha fatto una breve sosta a Tunisi in occasione di un incontro organizzato dal Circolo Valenzi Tunisi per esporre il suo punto di vista in merito al quesito referendario. In questi giorni stanno arrivando le schede elettorali ma se entro il 21 novembre alcuni connazionali, per disguidi postali ma anche per non aver comunicato un eventuale cambiamento d’indirizzo, non dovessero aver ricevuto la scheda possono ritirarla in Ambasciata. Dal 22 al 27 novembre , L’istituto Italiano di Cultura organizza “La Prima settimana della Cucina Italiana nel mondo” con al menu film, mostre, conferenze, cene che abbiano per tema l’alimentazione. Peccato che il bel libro a cura di Marinette Pendola “L’alimentazione degli italiani in Tunisia” non sia incluso nella lista degli eventi. La Tunisia si prepara alla Conferenza Internazionale sull’Investimento che si terrà a Tunisi i prossimi 29 e 30 novembre . Evento di grande importanza che vedrà la partecipazione di capi di Stato, di rappresentanti del settore pubblico e privato, della società civile, di organizzazioni internazionali, ha l’ambizione di rilanciare gli investimenti stranieri in Tunisia. Questo forum economico è il secondo evento organizzato su così larga scala dalla rivoluzione dopo la conferenza del 2014, voluta dal governo di Mehdi Jomâa dal titolo “Investire in Tunisia, start-up democracy”, la quale però non aveva prodotto gli effetti sperati. Una nota dolente sulla Tunisia: la seconda morte, come ha affermato la moglie, di Lotfi Nagdh ucciso a Tataouine nel 2012 ad opera delle Leghe protettrici della rivoluzione. Lotfi Nagdh era il coordinatore di Nidaa Tunis nella cittadina del sud. Sebbene il suo corpo portasse i segni dei colpi infertogli, i giudici di Sousse nella loro sentenza di I° grado hanno dato un “non luogo a procedere” affermando che la morte sia intervenuta a seguito ad un arresto cardiaco e liberando così dall’accusa di assassinio premeditato gli autori delle violenze. Molti tunisini leggono l’esito del processo come un inquietante ritorno delle Milizie dopo il loro scioglimento. Messo sotto accusa anche il partito Ennadha che ha risposto con un comunicato del suo Presidente il quale, dopo la polemica nata dopo la liberazione di tutti gli accusati dell’assassinio di Lotfi Nagdh, ha chiamato a rispettare la decisione dei giudici senza politicizzare “l’incidente” e che le contestazioni si potranno fare durante l’appello. Molti però hanno letto attraverso questo processo la dipendenza dei giudici al politico. |
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