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Cultura
Sia per la guerra che per l’amore. Secoli di civilizzazione (cosidetta) hanno modificato, prima con taglio formale, oggi in modo consumistico, gli apparati dell’ornamento maschile, così come ne sono testimonianza vuoi i dipinti di arte antica come le foto di costume pubblicate oggi dalle riviste. Ciò che la nostra Fondazione si è riproposto è proprio l’obiettivo di sistematizzare ed illustrare lo “stato attuale dell’arte”. Cioè il livello di percezione conscia del piacere di piacersi e di piacere, vissuto dal maschio contemporaneo, prima allo specchio e poi nelle occasioni del vivere sociale. Possiamo dare per abbandonati gli schemi vittoriani della modestia e della sobrietà sicuramente nel vestire. Lo testimoniano, già dagli anni ’60, le mode dei punk inglesi e dei figli dei fiori della East Coast, ma anche la scelta del colore per il proprio guardaroba, sempre più frequente negli ultimi 40 anni del ‘900. Dalle proposte vivaci, eccessive talora di Ken Scott sino alle tavolozze di Gianni Versace, passando attraverso i “contrappunti” più modulati di Armani e Ferre. Ciò che proprio mancava erano gli ornamenti, equivalenti dei vistosi collari cinquecenteschi, tramutatisi al più in qualche discreto monorecchino o nelle collanine etniche acquistate durante vacanze esotiche. Se i managers hanno incominciato a porsi sul revere della giacca i simboli dei club di appartenenza o degli sports praticati, se i politici li hanno sostituiti con quelli del partito di militanza, se i giovanissimi, magari al mare, da tempo sono diventati clienti di artigiani improvvisati, ciò ha significato un cambiamento del gusto e del clima, della disponibilità psicologica ad affrontare una esposizione diversa. Che non fosse solo di “appartenenza”, ma che toccasse, oltre ai simboli zodiacali e religiosi, anche temi più sottili, utilizzando all’inizio, come sempre, i suggerimenti degli artisti. Sono stati loro infatti, pittori, scultori, cantanti, attori, non solo a portarli, indossandoli per i flash dei fotografi e nelle occasioni di ogni giorno, ma anche a realizzarli o a chiederli a quelli che li sapevano fare. Gli stilisti della moda hanno iniziato a disegnarli per le loro collezioni, così da trasformare l’ornamento in accessorio. Ciò che iniziamo a presentare è il frutto di una ricerca del meglio prodotto per un uomo disinibito e disinvolto, che vuole connotare la propria personalità con segni esteriori di richiamo e di attrazione. Non più con segni di potere o di appartenenza, di ricchezza o di squadra, ma con immagini richiamo di sogni e di desideri. Simboli di una libertà conquistata e di una volontà, perché no, di sedurre. Questi oggetti vogliono essere dichiarazioni e nuove formule di comunicazione. Repertorio aggiornato capace di parlare agli altri con il linguaggio aperto e comprensibile dei nostri tempi. Molti di essi diventeranno una collezione museale che, esposta in mostre itineranti, diventerà elemento di dialogo e di stimolo per una “maturazione” aggiornata del “narcisismo” maschile. La collezione sarà esposta al Castello di Sartirana dal 9 al 19 settembre prossimi, nell’ambito della XXIV Mostra Mercato di Arte e Antiquariato. Una sede appropriata perché tutti gli ornamenti sono pensati come multipli, tiratura possibile a 99 esemplari, commissionabili agli artigiani esecutori o direttamente alla Fondazione Sartirana che li ha promossi (tel 0384 800804, fax 0384 800748). I gioielli sono visibili tra poco anche sul sito dellaFondazione(www.fondazionesartiranarte.com). Dal 23 settembre al 31 dicembre 2004
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