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 768 - UN NUOVO GOVERNO PER L’ITALIA?

 

UN NUOVO GOVERNO PER L’ITALIA?

 

Dopo averlo previsto e forse anche sperato, ecco che finalmente l’inciucio è arrivato: Beppe Grillo è riuscito a far avverare la propria profezia e l’alleanza PD-PDL è compiuta.

Si ritorna così ad una riedizione della maggioranza che aveva sostenuto il governo Monti, forte però questa volta di una fresca legittimazione elettorale.

Riedizione della maggioranza ma non dell’esecutivo, poiché stavolta PD e PDL partecipano dell’attività di governo invece di sostenere quasi passivamente i provvedimenti di qualcun altro; e il primo frutto del loro nuovo lavoro insieme è stato il nome del Presidente del Consiglio: Enrico Letta, il parto perfetto del Governo Monti.

Moderato per natura, Enrico Letta si è alternato come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con lo zio Gianni (PDL). Molto vicino a Monti (si ricordi il pizzino fattogli pervenire in Parlamento), il nuovo Primo Ministro non solo condivide col proprio predecessore un passato da membro della Commissione Trilaterale, ma anche l’aver presenziato alle riunioni del gruppo Bilderberg e dell’Aspen Institute.

Far parte di questi circoli elitari, più che testimoniare l’esistenza di chissà quale complotto mondiale, è invece il sintomo di un definitivo scollamento della politica rappresentativa dalla propria base democratica e di un arroccamento su se stessa.

Perdendo tempo a sentire ciò che si dice in questi circoli infatti, i nostri Presidenti del Consiglio non hanno avuto il tempo materiale di ascoltare le istanze che provengono dal popolo, il quale non può di diritto considerarsi ancora sovrano.

Ed ecco che la moderazione di Enrico Letta e la sua scarsa passione riflettono così la nostra noia e il nostro distacco di cittadini nei confronti di una politica istituzionale dai margini di manovra sempre più ristretti, che diventa ogni giorno meno politica e un po’ più burocratica.

Questo governo -come prima quello Monti- non sembra infatti voler dare un nuovo indirizzo politico al Paese, poiché ha già chiaro che il proprio obiettivo è la crescita economica e quello su cui al massimo si può discutere sono i modi per rilanciarla: la politica è già stabilita da tempo e le discussioni possibili sono solo noiose questioni burocratiche.

Tutto ciò avviene perché, avendo come principale punto programmatico un’istanza economica, non si può non finire con lo scambiare un mezzo per il fine: la crescita economica di per sé non serve a nulla se non si stabilisce chiaramente verso dove debba essere indirizzata, al servizio di quali idee debba trovarsi e quali valori sociali essa debba sostenere.

Ma questo - come il precedente governo- non pare avere una visione per la società che tale crescita dovrebbe indurre. Ascoltando la presentazione di Enrico Letta del programma di governo alla Camera, si ha l’impressione che l’Italia (per non parlare dell’Europa tutta) sia tenuta insieme solo da vincoli economici invece di apparire per ciò che essa realmente è: una comunità di destino, fondata sulla base di una storia comune e sulla percezione di un futuro insieme.

Ricercare a tutti i costi la crescita vuol dire perciò ignorare e disprezzare tutte quelle relazioni fiduciarie che impediscono lo scambio economico, e che sono minacciate proprio dalla ricerca spasmodica di un suo rilancio.

A prescindere da aleatori pronostici sulla durata di questo governo dunque, non sembra possibile aspettarsi nell’immediato una svolta epocale nella politica istituzionale italiana, visto che tutto ciò che ci si può attendere sono solo noiosi dibattiti su questioni marginali.

Se in altre parole cercate della politica, buona o cattiva che sia, è inutile perdere del tempo: non è qua che la troverete.

 

Gianluca Gerli

 

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