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  Scuola-Università
 627 - Italia e Tunisia: traduzioni, interpretazioni, sguardi incrociati e scambi culturali

 

Giovedì 20 aprile 2006, presso l’Istituto Superiore di Lingue “7 Novembre” si è svolta la settima giornata di studi italiani.

I lavori si sono aperti con i saluti e gli auguri dei rappresentanti delle autorità diplomatiche ed accademiche e sono stati presieduti dalla Signora Rawdha Zaouchi-Razgallah, direttrice del Dipartimento di Lingue Europee.

La prima parte dei lavori, dall’apertura fino alla pausa-pranzo, è stata dedicata ai temi della traduzione, della lingua e degli scambi culturali in generale.

Mario Sei, docente di Letteratura italiana all’Università La Manouba e filosofo di formazione, nel suo intervento La traduzione: un paradosso logico? ha presentato un’analisi minuziosa e dettagliata sui problemi della traduzione, mentre  il contributo di Mario Cardona (La competenza lessicale. Il linguaggio figurato e le metafore dell’altro) ha inteso definire le caratteristiche della competenza lessicale in una prospettiva interculturale ed in particolar modo analizzare quelle forme del linguaggio figurato, da un punto di vista linguistico e glottodidattico, la cui comprensione è una base fondamentale per la competenza interculturale, a partire dalla constatazione che la riflessione glottodidattica di questi ultimi vent’anni sta rivalutando sempre di più l’importanza dello studio del lessico, della sua natura e del suo insegnamento nell’ottica di una didattica incentrata sull’uso della lingua. Quest’ultima  è parte integrante della cultura di un popolo, ed in questo senso non è possibile scindere la competenza linguistica dallo sviluppo della conoscenza culturale ed interculturale. Apprendere una lingua significa anche iniziare ad abitare un cultura diversa, imparando allo stesso tempo ad osservare e relativizzare la propria. In questa prospettiva, la competenza lessicale ed in particolare l’abilità di riconoscere e produrre espressioni figurate è senza dubbio uno strumento imprescindibile. Le metafore non sono solo figure retorico-stilistiche legate alla poesia, esse veicolano mondi concettuali attraverso i quali comprendiamo e descriviamo il mondo nella nostra vita quotidiana. Comprendere l’altro significa allora comprendere l’universo culturale e concettuale che soggiace alle sue espressioni metaforiche e idiomatiche, che possono differire profondamente da lingua a lingua e dunque da cultura a cultura.

Mario Cardona, le cui più importanti pubblicazioni riguardano gli aspetti linguistici, psicolinguistici e glottodidattici nell’apprendimento del lessico di una lingua straniera, è Professore associato di glottodidattica presso la Facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università di Bari.

Pier Cesare Bori,  Professore di Filosofia morale e  Diritti Umani e collaboratore  del Prof. Massimo Papa nel suo corso di Cultura Islamica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna, ha pubblicato  numerosi libri ed articoli sulla  storia dell’interpretazione biblica,  l’etica interculturale, l’umanismo religioso. In Tunisia,  collabora con la Facoltà di Lettere dell’Università La Manouba nel quadro del nuovo Master in Religioni e civiltà comparate. 

Nell’ambito della giornata di studi italiani il Prof. Bori ha presentato, con il titolo Esperimenti didattici: tradurre in italiano dall’arabo testi speciali con allievi speciali, tre interessanti esperienze due delle quali già compiute ed una terza in fieri, da lui portate avanti con giovani maghrebini rinchiusi nel carcere di Bologna. L’esperienza didattica, linguistica ma anche e soprattutto umana, è stata incentrata sulla traduzione comune di testi d’autori arabi di varia epoca, fra i quali M. Abduli e Ibn Tafayl e sulla discussione con i giovani reclusi, su problemi di traduzione e quindi di acquisizione linguistica da parte dei giovani, e di contenuti filosofici, storici, di cultura e culture diverse, umani ed esistenziali. 

La mattinata si è conclusa con la relazione di due giovani insegnanti dell’Istituto Superiore di Lingue, Sana Lazrak e Luisa Salvati, entrambe linguiste. “La presenza degli alunni stranieri” affermano Salvati e Lazrak nel lavoro a quattro mani, “è un fattore che caratterizza la scuola italiana da circa un decennio e la coinvolge in un processo di trasformazione sociale di carattere interculturale”. Scopo delle relatrici è l’ analisi delle risorse e degli strumenti utili ad una didattica dell’italiano intesa come lingua seconda, e funzionali ad una  scuola intesa come luogo d’accoglienza  e di valorizzazione delle culture.       

Dopo la Maîtrise in lingua, civiltà e letteratura italiane conseguita presso la facoltà di Lettere dell’Università  Manouba nel 1998, ed un D.E.A. sulle minoranze linguistiche in Italia, Sana Lazrak ha portato a termine il Dottorato in Scienze del Linguaggio nel 2004, presso l’Università di Paris III Sorbonne-Nouvelle.. Luisa Salvati si è laureata nell’Università di Napoli “L’Orientale”, specializzandosi in studi interculturali poi presso l’Università di Padova. Si occupa di interculturalità e didattica dell’italiano come L2. I tre  interventi della seconda parte della giornata di studi italiani hanno avuto come campo   d’indagine la letteratura. La seduta è stata aperta dalla Professoressa Elena Ricci, ricercatrice di Critica letteraria e Letterature comparate nel corso di Laurea per Traduttori e Interpreti della Facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università “G.D’Annunzio” di Pescara      con C’era una volta… fiabe  e racconti tra le due sponde del Mediterraneo.

Lo studio della letteratura è inteso da parte della Professoressa Ricci che, fra le altre cose, ha partecipato attivamente alle varie iniziative e attività del Dipartimento di Studi Comparati curando, in particolare, la convenzione con l’Université 7 novembre à Carthage di Tunisi, come colloquio tra le diverse culture del mondo, territorio dove avvengono scambi reciproci, contaminazioni, ibridazioni.

Attraverso l’analisi dei vari elementi delle fiabe de Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile, vengono mostrati le affinità ed i legami  esistenti tra queste e la novellistica mediterranea e mediorientale. Il Cunto rappresenta, secondo la Professoressa Ricci, “la versione filosofica, meccanica e occidentale  di un’immagine del racconto etica, fluente e orientale, riconoscibile in particolare nell’immagine del serpente che si morde la coda, antico emblema della circolarità del tempo e del racconto nelle Mille e una notte, immagine che illustra alcune edizioni del Cunto” .

In Migrazione e identità: il nostos come forma di conoscenza in Immigrato di Salah Methmami, Alfredo Luzi, ordinario di Letteratura contemporanea all’Università di Macerata, mette in evidenza come, rispetto ad una concezione centralizzata ed omogenea di letteratura nazionale che rinvia ad un’idea di identità come radice unica, stia prevalendo un atteggiamento comparatistico, imposto anche dalla presa di coscienza etico-politica sulla divisione del mondo in un Nord ricco e un Sud povero e come, da questo punto di vista, l’identità di una nazione sia da individuare in un processo di continuo confronto con l’alterità, che metta in valore lo scambio fra visioni del mondo diverse, perché è lo sguardo dell’altro ad aiutarci a conoscerci e riconoscerci. Immigrato, scritto a “quattro mani” da Mario Fortunato e Salah Methmami, è un testo esemplare della narrativa prodotta  da migranti che, giunti nel paese di migrazione, sono spinti a scrivere per vincere il proprio isolamento, testimoniare in qualche modo la loro presenza, dialogare con il lettore italiano, esibire la propria diversità attraverso la scrittura, e giocando così un ruolo fondamentale nella costruzione di un immaginario collettivo relativo al paese d’accoglienza, a quello di provenienza, al confronto con i propri connazionali e con gli abitanti della nazione in cui sono approdati. Gli interessi scientifici del Professor Luzi, che ha pubblicato volumi sul poeta Mario Luzi, su Vittorio Sereni, Scipio Slataper,  sulla sociologia della letteratura, vertono prevalentemente sulla poesia italiana contemporanea, sui rapporti tra cinema e letteratura, sulla letteratura d’emigrazione, sulle letterature regionali.

Ha chiuso la settima giornata di studi italiani l’intervento Entre Tunisie, France et Italie: Talismano et Phantasia d’Abdelwahab Meddeb di  Bernard Urbani, Maître de conférence in Letteratura comparata francese-italiana, docente di letteratura comparata e di francofonia maghrebina all’Università d’Avignon.

I due romanzi dello scrittore tunisino, nato a Tunisi nel 1946, sono punteggiati di numerose interferenze linguistiche e socio-culturali. In Talismano, viene descritta l’esperienza interiore d’un io narrante esiliato attraverso un ritorno a Tunisi, spazio definito dal Caso e dalla Storia, in un rapporto metafisico allo spazio e al tempo, mentre Phantasia è un viaggio iniziatico in cui  l’immagine dell’Italia s’afferma come un catalizzatore  dell’entre-deux (barzakh), via di mezzo ed unico ponte possible fra due lingue e due culture. I viaggi dell’io narrante sono l’espressione d’uno stato di malessere permanente determinato dall’utilizzazione d’una lingua altra, lacerata: quella dell’Altro.

Gli  studenti  hanno  partecipato  numerosi  alla  giornata  ed hanno  mostrato  un  vivo  interesse  particolarmente  riguardo  ai  temi  dell’alterità  e  dell’ identità,  estremamente attuali, affrontati dai due autori tunisini nelle loro esperienze di vita e di viaggio.

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