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   note di cultura mediterranea

 

   a cura di Franca Giusti

  

    « è sul margine di una pagina d’altri che ci si  annota »

    [Delfino Maria Rosso in  www.gliannidicarta.it ]

 

AL VIA I MONDIALI DI CALCIO: PALLA A NAUSICA

 

Mens sana in corpore sano

 

Tra le testimonianze più antiche del gioco con la palla, spicca il VI libro dell’Odissea in cui Nausicaa, dalle bianche braccia, (una donna!) figlia di Alicinoo, re dei Feaci, giocava con le ancelle con una sphaira, una palla elastica realizzata con un intreccio di vimini o giunchi o salici o ancora altri arbusti elastici di normale uso, o gomitoli di lana. Rincorrendo la palla, le fanciulle scoprono Ulisse addormentato sulla spiaggia dopo il naufragio, sulla loro isola, Scheria. I greci giocavano a palla non solo nei cortili ma ne avevano fatto lo sport caratteristico di alcune feste collettive e si confrontavano in agoni organizzati come per esempio gli ourania (ouranos = cielo) o nell’epysckiros, un misto tra calcio e rugby o ancora nell'harpaston, più simile al rugby per prese e placaggi. Scagliare, lanciare, questo è il significato del verbo greco ballein. Non solo in Grecia si giocava a palla ma in tutte le città che si affacciano sul Mediterraneo e numerose sono le testimonianze di giochi avvenuti per lo più in luoghi pubblici, strade, templi, teatri, terme, ecc. ad Efeso, Atene, Corinto, ma anche ad Italica in Spagna, ed a Conimbriga in Portogallo, ovunque arrivassero viaggiatori, mercanti, e soldati, persino nelle valli più interne e lontane dalla costa si giocava a palla.Probabilmente la palla di Nausicaa non rimbalzava. Anzi sicuramente. Non era una palla di gomma, elastica sì per la naturale elasticità dei giunchi ma non rimbalzava se non di un paio di centimetri. Le prime sfere furono lanciate dalle mani di donne, nelle stanze femminili delle case, dove si tesseva e filava e qui si intrecciavano gomitoli di fili, lo fece anche Arianna, che poi per gioco, le fanciulle si lanciavano fra loro. E così, presto, presero a fare i bimbi che vivevano in quegli ambienti e raccoglievano non solo gomitoli di lana per giocare ma anche qualche fusarola e qualche fuso rotto. L’idea di una mente più allenata se il corpo era ben curato, era diffusa anche tra i romani che presero l’abitudine di giocare a palla alle terme per facilitare la sudorazione e la pulizia dei pori della pelle ed anche tra i romani, le ragazze erano piuttosto abili nel gioco della palla, così come testimonia il mosaico di Piazza Armerina in Sicilia.Non tutti i giochi e non tutte le palle sono uguali. I diversi tipi di palla usati dagli antichi erano l’harpastum (di piccole dimensioni, forse corrispondente alla pila arenaria dei Latini); la paganica (di grandezza media e riempita di piume); la pila trigonalis; il follis (diminutivo folliculus), che era un pallone riempito d’aria. Un gioco isolato (apòrraxis) consisteva nel lanciare la palla a terra o contro la parete e prenderla al rimbalzo; un altro (uranìa) consisteva nel mandare la palla. più in alto che si poteva. Talora si giocava in due, rimandando la p. o riprendendola al volo (ludere expulsim o raptim). Più persone prendevano parte al gioco della trigona, in cui i giocatori si disponevano a triangolo, e a quello della phaeninda (o pheninda), che sembra si giocasse con una pallina piccola e dura. Il nostro calcio deriva da vere battaglie (machìe) di palle, ‘sferomachie’, combattute da squadre, come l’epìskyros, in cui i giocatori si dividevano in due campi delimitati da linee  e l’harpastum, in cui si cercava di far passare la palla attraverso una folla di concorrenti, gioco che i Romani chiamarono pulverulentum per il polverone che si sollevava durante lo svolgimento della tumultuosa gara. E’ cambiato molto in questi 2000 anni ma è rimasta la stessa passione nello spettatore e lo stesso ardore in chi gioca, lo stesso azzardo in chi scommette, professionisti o dilettanti di tutto il mondo… che vinca il migliore.

 

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