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  Economia
 632 - L’integrazione economica e produttiva tra Italia e Mediterraneo

 

A Milano, nei giorni 17 e 18 luglio, si è svolta la IV° edizione  della Conferenza annuale del Laboratorio Euro-Mediterraneo, a cura della Camera di Commercio del capoluogo Lombardo. Il titolo della Conferenza è stato "Sostenere lo sviluppo, formare la conoscenza, comunicare le differenze: la sfida mediterranea e il ruolo dell’Italia".

Come si può leggere nella presentazione delle linee guida della conferenza “Le ricerche degli ultimi anni mostrano con chiarezza che i legami del nostro sistema economico con i Paesi nord africani e mediorientali sono in continua crescita. In anni negativi di congiuntura, le esportazioni italiane destinate al Mediterraneo sono salite nel 2004 del 12,1% , per un ammontare complessivo di più di 17 miliardi di euro, di cui cinque prodotti in Lombardia. Anche le importazioni sono aumentate in maniera consistente, con un incremento del 14,6% per un valore di oltre 20 miliardi di euro. C’è una costante e crescente interconnessione economica con il mercato Mediterraneo, che è destinato ad accrescere notevolmente visto che dal 2010, o verosimilmente qualche anno più tardi, dovrà costituirsi come mercato unico, sulla base di quanto previsto dal processo di Barcellona.

Anche i dati riferiti ai primi nove mesi del 2005 sono assolutamente incoraggianti. L’interscambio dell’Italia con Algeria, Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Territori Palestinesi ha coperto il 19,8% dell’import-export dell’Unione europea con queste nazioni, per un controvalore complessivo di 31,5 miliardi di euro. Seguono la Francia e la Germania e, nettamente staccate, le altre economie europee.

Interessante è anche lo scenario che vede il Mediterraneo al centro di altre aggregazioni geoeconomiche, come ad esempio quella offerta dal “Consiglio di Cooperazione del Golfo” che riunirà Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar, Kuwait e Oman, impegnata da tempo nella definizione di un modello di integrazione simile a quella dell’UE. In altri termini, nei prossimi anni potrebbe concretamente aprirsi la possibilità di avvicinare e associare tre grandi aree commerciali, il mercato europeo, quello Mediterraneo e quello del golfo, costituite da un miliardo di persone.”

Come si pone la Tunisia nello scenario descritto?

La Tunisia è uno dei paesi che meglio ha saputo attrarre gli investimenti esteri grazie ad una politica che ormai da quasi un decennio insiste su questo come fonte di crescita e di sviluppo economica ma anche sociale. La disponibilità di manodopera e il suo bassissimo costo a fronte di un’istruzione media di livelli più che sufficienti hanno fatto si che si sviluppassero forme di investimento importanti e di notevole flusso economico.

La politica del governo di valorizzazione delle non immense risorse naturali e infrastrutturali ha condotto il paese verso uno sviluppo omogeneo e compatto. Inoltre importanza essenziale hanno avuto gli accordi di libero scambio con l’U.E. finalizzati alla creazione entro il 2007 di una zona di libero scambio, e già da oggi sono possibili le esportazioni dalla Tunisia verso l’U.E. “franco dogana”. Stesso accordo di libertà doganale in uscita è stato stipulato con gli USA. Questo interesse e particolare tutela della Repubblica Tunisina è dovuta al suo ruolo strategico di controllo del Mediterraneo e di confine con le zone “calde“ Medio- Orientali

Chiave di volta del progresso tunisino è stata la codificazione del 1993 in tema di attrazione degli investimenti esteri oltre ad un programma di riforme legislative nell’arco dello scorso decennio.

È evidente che la politica della Tunisia di sostegno e di incentivazione agli investitori esteri è soprattutto finalizzata all’esportazione e non appena alla creazione di imprese ed attività produttive in loco. Infatti circa l’80% della produzione tunisina è rivolta alla esportazione verso mercati europei. In questo senso, come visto, si inseriscono gli accordi di libera esportazione con U.E. ed U.S.A. (cfr Scint-Greco: “I Mercati della “Riva Sud-Disciplina degli Investimenti e possibilità di Affari” approfondimenti 2006).

Tuttavia, appare intrigante il tema della conferenza, vertente sulla conoscenza, le reti, il sapere…applicati allo sviluppo delle Politiche di Vicinato!

In effetti se si analizzano i più recenti trend in tema di internazionalizzazione, anche nell’elaborazione Italiana del Quadro Strategico di Programmazione 2007-2013, si rileva come “le opportunità di sviluppo dei nostri Paesi possono sempre meno basarsi sullo sfruttamento dei differenziali di costo; fondamentale quindi diviene la dimensione cognitiva delle attività imprenditoriali, ancor prima di quella commerciale e produttiva. In sostanza: necessità di nuove capacità di dialogo e di traduzione trans-culturale delle conoscenze.

Nello scenario descritto, un  obiettivo importante della prossima Programmazione deve essere pertanto quello di dare un contributo al rafforzamento della dimensione cognitiva della formazione in rapporto ai processi di globalizzazione dell’economia e del lavoro. In questa direzione un ruolo importante può essere svolto dall’inclusione delle competenze delle “eccellenze” italiane all’estero all’interno dei dispositivi dell’offerta formativa; particolarmente, quella riferita allo sviluppo del territorio ed alla cooperazione transnazionale.(…)

Le competenze sono ‘ciò che serve’ ai lavoratori (conoscenze, capacità, risorse personali) per affrontare la vita quotidiana, il lavoro, l’organizzazione dell’impresa, ed i mercati in ambito locale e transnazionale; e, come si è visto, la distinzione tra “locale” e “transnazionale”, sia essa riferita alle strutture, alle risorse od ai mercati – se non alla stessa localizzazione dell’impresa – è sempre meno importante di fronte al risultato professionale e/o economico desiderato.  Ma è essenziale tenere presente che il processo di internazionalizzazione delle competenze riguarderà anche aree geo-economiche esterne all’Europa, alcune delle quali incluse in maniera prioritaria nelle Relazioni Esterne dell’UE (ENPI, Politiche di Vicinato in relazione ai Paesi Confinanti, ed IPA, Politiche di  Preadesione)”.

Prosegue la presentazione delle linee guida della conferenza : “In quest’ottica rientra quello che è ormai divenuto il più importante appuntamento annuale italiano, promosso dal settore privato, volto a favorire il dialogo fra l’Italia e l’area a sud dell’Europa, la conferenza annuale del “Laboratorio Euro-Mediterraneo”. L’obiettivo principale dell’iniziativa è infatti proprio quello di identificare le eccellenze che il sistema Milano esprime, coniugarle in chiave mediterranea e metterle a servizio del Sistema Italia, al fine di aumentare la competitività e l’integrazione del nostro Paese con i Paesi della sponda sud ed est del Mediterraneo”.

E’ il nostro auspicio: per il Sistema Italia e per i Sistemi dei Paesi del Bacino del Mediterraneo.

 

Tommaso Cozzi - Università di Bari

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