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  In Tunisia
 719 - ELEZIONI E RIVOLUZIONE

 

Dopo la rivoluzione la Tunisia  scopre tutta la complessità di un popolo che prima sembrava omogeneo che viveva apparentemente amalgamato in un infantile nazionalismo.

Mentre tra le pieghe di questa complessa società v’erano nascosti  i sospiri di numerose comunità etniche e di gruppi religiosi che vivevano schiacciati da una sorta di becero nazionalismo obbligato dalla volontà della dittatura.  Queste differenti fazioni, nella metamorfosi dei loro intellettuali  oggi si propongono nei numerosi partiti dando vita alle  proposte politiche alla nazione. Una lotta per la formazione della “democrazia”  con uno sguardo attento alle ingerenze straniere di quello che viene definito neo colonialismo. Nel nuovo contesto nazionale in cambiamento in cui la fragilità politica è palpabile, tutto il mondo ha puntato gli occhi su questa delicata realtà nord africana. Le proposte ed i consigli sulla direzione politica da prendere piovono da ovunque insieme ai progetti d’aiuto. Sembra che dollari ed euro giungeranno a risolvere la debole economia tunisina.  E’ soprattutto  in questo contesto che l’indipendenza tunisina dovrà fare i conti.   In Francia, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti, Russia, Cina  etc. si è aperta una corsa per accaparrarsi una fetta di  mercato, insomma qualche modo per infeudare la nazione agli interessi dei gestori di quel che viene definito  mercato globale.  L’enorme crisi economica mondiale del 2008, che iniziò a  Wall Street che si sparse come un gas venefico su tutto il pianeta deve essere fronteggiata attraverso tutte le strategie, oltre alle numerose guerre nel mondo, con tutti gli enormi interessi che sviluppano,  anche l’economia della  piccola Tunisia  non è trascurata. Quale futuro?   Le classi borghesi che con molta probabilità avranno i loro rappresentanti politici a guidare la nazione  saranno nel caso tunisino  capaci di gestire questa ricchezza mantenendo l’indipendenza senza cadere nell’asservimento? Oppure  il ruolo della Tunisia sarà ancora quella di semi colonia? Io italiano che ho scelto la Tunisia come mia seconda Patria  voglio porre l’accento su questo probabile complesso fondo politico, fatto di intrallazzi e collaborazionismi, di complotti e di estorsioni, della probabile degenerazione ad una dittature borghese mascherata di perbenismo per dare contrasto e  maggior luce alla parte più nobile della rivolta popolare. Credo che  sia necessaria una attenta presenza di tutte le componenti politiche nelle valutazioni dei rapporti internazionali. L’aspirazione a una migliore società è la speranza di tutti. La rivoluzione ancor più oggi deve mantenere l’aspetto rivendicativo più nobile  per dare voce  alla grave situazione di mancanza di lavoro, sui salari a volte ridicoli degli operai, la miriade di diplomati che non trovano occupazione in uno slogan: "libertà, pane, lavoro, dignità, fine della tirannia". La rivolta tunisina ha avuto la soddisfazione ed il piacere  di vedere scappare il tiranno e la  sua famiglia  con la loro deplorevole saga di corruzione  e con qualche miliardo del popolo sotto braccio. Tutto il numeroso  popolo dei disoccupati, affamati di benessere, disorientati, si sono fatti avanti per condurre l’insurrezione. Le vittime sull’asfalto delle città non possono essere dimenticate. Tutto deve essere sostenuto  nella cabina elettorale.

 

Marino Alberto Zecchini 

 

 

   

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