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Il Corriere di Tunisi “online” riporta le principali notizie pubblicate dal giornale distribuito in abbonamento e in vendita in edicola


In “lettere” la voce dei lettori che ci possono scrivere anche via email


 

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 781-132 [nuova serie]

 

 

NOSTRI PROBLEMI

 

Il parossismo del XXI° secolo è aver reso compatibile le forme più avanzate della tecnologia, della comunicazione e dell’economia con l’espressione di arcaismi culturali, sociali e politici senza che quello che comunemente chiamiamo modernità inteso come progresso venga a scontrarsi con le forme più esplicite di regresso e di vetustà. E’ quello che chiamiamo la post-modernità, e cioè la possibilità di costruire un mondo in cui è possibile la convivenza tra ripiegamento identitario e mondializzazione, tra progresso scientifico e mentalità clanica, tra etnicizzazione sociale e utilizzo delle più sofisticate espressioni della tecnologia moderna.

Possiamo utilizzare gli strumenti più attuali e rivendicare il ritorno a forme arcaiche di società senza creare in queste figure apparentemente antitetiche una frattura inconciliabile: una società moderna senza i valori della modernità puo’ diventare allora una società in cui il progresso non viene più pensato come evoluzione sociale e civile ma puo’ essere pensato come percorso a ritroso.

Siamo tutti stupiti che siano proprio i giovani a vivere questa radicale separazione ma, da quasi un secolo, abbiamo svuotato la modernità dalla cultura della modernità, separato etica da politica, condannato i “valori” del progresso e affermato una tecnologizzazione del progresso svuotandolo dai suoi valori civili e culturali che, invece, necessariamente comportava. Il mondo occidentale entra nella modernità con la dichiarazione universale dei diritti, la post-modernità ha negato l’universalità come un residuo della metafisica e ha reso possibile una visione mercantile del progresso, dell’evoluzione, della modernità a scapito del senso che questa modernità supponeva in ambito politico, sociale, culturale e economico.

Se siamo stupiti che oggi giovani aderiscano a progetti arcaici in nome di principi che hanno senso solo nel contesto di una storia che si radica in una società di un o più millenni fa, è perchè il progresso e la modernità si sono svuotati dal loro corollario che era l’emancipazione.

Cosi e semplificando molto per via del poco spazio a mia disposizione, abbiamo reso anche possibile le identità omicide e le guerre sante alle quali assistiamo oggi con paura e disperazione rispetto ad un futuro che, ingenuamente, pensavamo di pace.

Il mondo scricchiola ed assistiamo impotenti al suo cedimento! Forse è ora che ci implichiamo in maniera più concreta nella società e che l’ideologia dell’indifferenza si sostituisca con quella di ridare alla cultura, intesa come insieme di valori, la sua centralità per rompere con la logica dei mondi appartati e antitetici ed affermare valori universali, imprescindibili dalla modernità e dal progresso.

Abbiamo in quanto collettività italiana in Tunisia, nel nostro infinitamente piccolo, un’occasione di sostituire la logica della frantumazione identitaria a quella della coesione civile intorno ad un progetto comune: l’elezione dei COMITES che sono gli organismi rappresentativi della collettività italiana, eletti direttamente dai connazionali residenti all’estero in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono almeno tremila connazionali iscritti. Lo stesso si puo’ dire dei tunisini che andranno alle urne il prossimo 26 ottobre.

Gli italiani in Tunisia hanno tante sfaccettature: italiani in Tunisia da molte generazioni, italiani in Tunisia da tempi recenti, italiani in Tunisia per via di un parente italiano (madre, padre, nonno/a, moglie o marito), immigrati in Italia di ritorno in Tunisia che hanno acquisito la cittadinanza italiana, italiani pensionati che si trasferiscono in Tunisia sperando di poter trascorrere una vita meno disagiata che in patria ecc.

Tanti modi di essere di nazionalità italiana ma tutti italiani senza gerarchia alcuna: un’italianità plurale che per non essere solo una nazionalità di comodo deve poter rappresentare tutti ma soprattutto coinvolgere tutti: l’elezione del Comites è quindi un’opportunità per unire cio’ che è tradizionalmente separato, per creare un’italianità dei valori comuni e disinnescare questa logica della reciproca discriminazione, riconoscendoci nel valore di una comune idea della cittadinanza e non in quello squisitamente identitario. Per partecipare al voto del Comites occorre essere iscritto all’AIRE ed iscriversi, riempendo un modulo e presentando una copia di un documento in corso di validità. Per questo e chi ha internet puo’ farlo direttamente andando sul sito dell’Ambasciata italiana di Tunisi all’indirizzo http://www.ambtunisi.esteri.it/ambasciata_tunisi cliccando sulla voce “ELEZIONI PER IL RINNOVO DEI COMITATI DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO COMITES” ed in questa trovare il modulo da riempire. I nostri lettori possono anche fotocopiare il modulo pubblicato sul nostro giornale, compilarlo e portarlo a mano con copia del documento in Ambasciata , per posta all’indirizzo: Ambassade d’Italie à Tunis 3, rue de Russie - 1000 Tunis, per posta elettronica all’indirizzo : consolare.tunisi@esteri.it o per telefax al numero: 00216/71324155. Se tutte queste possibilità offerte fossero insufficienti per implicare i più dei 4000 italiani iscritti all’AIRE, sappiate che dovrete ricevere tutti l’informazione per via postale dall’Ambasciata nei prossimi giorni. Gli elettori potranno registrarsi nelle liste elettorali fino a 30 giorni prima del voto (anziché i 50 giorni inizialmente previsti dal Decreto). Si riceverà a casa il plico con le schede per votare solo nel caso in cui ci si sia iscritti appositamente presso il Consolato di riferimento (il vostro indirizzo è sempre quello dichiarato al consolato?). La presentazione delle liste si dovrebbe fare entro il 19 ottobre ed ogni lista deve avere 50 firmatari, con firme autenticate da un notaio o dal Consolato. Iscrivetevi e votate! Non lasciate che rappresentanti da voi non scelti possano parlare in vostre veci! Il rinnovo dei Comites è un’occasione preziosa per rianimare le istituzioni democratiche di base degli italiani all’estero”.

 



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 780 - 131 [nuova serie]

 

 

 

NOSTRI PROBLEMI

 

La diplomazia italiana si sta attivando per tentare di uscire dalla crisi mediorientale e libica (con le sue propaggini securitarie ed umanitarie in Tunisia) e  il ministro degli Esteri Mogherini ha fortemente sostenuto l’incontro del Consiglio Affari Esteri dell’UE che si riunirà  nei prossimi giorni,  convocato dall'Alto rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton, sulle crisi in Iraq, a Gaza e in Libia. Lo stesso  vice-ministro degli Esteri, Pistelli, dopo il suo viaggio in Iraq ha  ribadito la necessità di aiuti militari che permettano ai curdi di fermare l’onda  mortale che sta sommergendo il paese martoriato già da decenni di guerra affermando in un intervista rilasciato al giornale “Il Mattino" che «L’Italia è pronta a sostenere l’intervento degli Stati Uniti per creare un corridoio umanitario in favore dell’Iraq. Ma non si tratterà solo di iniziative civili, perché il ministro degli Esteri, Mogherini e quello della Difesa, Pinotti, che ho ampiamente informato al mio ritorno da Bagdad, valuteranno anche l`ipotesi di aiuti militari concreti. Il governo curdo ci chiede aiuti militari ed armi per potersi difendere dall`assedio dell`Isis.”

E’ necessaria una politica più chiara e più coesa dell’UE nel Mediterraneo: troppe sono state sino ad oggi le esitazioni, le miopie politiche, le rinunce o gli interventi sbagliati poichè se è vero che l’Europa aveva salutato con romantica attesa le primavere arabe, questo “sturm und drang” ha occultato la realtà di quei paesi che tutto hanno ottenuto salvo la dignità, la libertà e persino la sopravvivenza . Siamo stati in questi mortiferi mesi estivi colpiti dallo stupore dei mass-media di fronte all’inarrestabile ascesa dell’esercito dell’Isis: dai carri armati alle armi automatiche, nessuno aveva visto che un esercito addestrato si preparava ad occupare l’Iraq? Sembra un racconto fantascientifico e chi paga sono sempre i soliti: le minoranze, le donne, i bambini.  Da Gaza a  Bagdad da Bagdad a Damasco da Damasco a Tripoli  è tutt’una veglia per i morti mentre a Tunisi ad ogni colpo di mortaio si teme di essere nella traiettoria dei tiri e tutto questo alla vigilia di elezioni che si annunciano difficili. Ma  cio’ che sta succedendo nel mondo arabo non era prevedibile? Possibile che il canto delle sirene abbia addormentato a questo punto la nostra coscienza critica? Il semestre italiano dell’UE in questo difficile contesto internazionale  accompagnato dalla recessione  economica in corso non sarà “un long fleuve tranquille”.

A Tunisi la lotta per il potere è iniziata in un clima pervaso da minacce terroristiche, incendi dolosi, una malavita sempre più attiva ed una corruzione che ormai sta intaccando tutti i settori di attività ma anche tutti gli strati sociali. Si discute in questi giorni in Parlamento della legge anti-terrorismo e del riciclaggio del danaro sporco ad esso legato. Una discussione non facile malgrado le decine di morti nelle fila dell’esercito nazionale, la non risoluzione dei “misteri” legati agli assassini politici di Belaid e Brahmi per le posizioni molto divergenti degli attori politici  in proposito. Eppure violenza e corruzione hanno conseguenze negative sull’insieme delle realtà politiche, sociali, economiche  e culturali della Tunisia perchè  in un paese dove non c’è sicurezza non si investe, in un paese in cui il diritto è sostituito dal fai da te non c’è più tutela, in un paese che ha investito nel turismo ma che non è capace di assicurare protezione non si viene.  In questo contesto instabile si sviluppa un sentimento di agressività latente della popolazione ma soprattutto il disincanto è tale che provoca un sentimento di individualismo sfrenato tale da non rispettare più un bene collettivo, un concittadino, un codice: basta mettersi a guidare per sperimentare che più nessuno rispetta un divieto, un’indicazione, una priorità e guai se ti ribelli..., basta guardare lo stato delle strade, delle spiagge o delle campagne per vedere rifiuti di ogni genere ammucchiarsi come se l’inquinamento, gli odori ed il degrado non ci importassero più di tanto. Che cosa sta succedendo al tunisino? Perchè questo disamore per il proprio paese? Perchè le regole di convivenza civile debbono essere sempre l’espressione della coattività  e non agire come lo dice Kant “in modo da considerare l' umanità , sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche come scopo, e mai come semplice mezzo”?

I partiti politici stanno pubblicando con fatica le loro liste per le elezioni. Anche in Italia, i tunisini potranno eleggere tre deputati per le prossime elezioni. Sappiamo da ora che presenterà la sua candidatura dall’Italia per il partito El Massar e UPR (Unione per la Tunisia) il nostro carissimo amico Abdelkarim Hannachi, arabista e strenuo difensore dei diritti degli immigrati in Italia.  Nato a Nefta, ha studiato in Tunisia e in Francia. Dopo alcuni anni d’insegnamento dell’arabo e del francese nelle scuole tunisine, si è trasferito in Sicilia dove vive attualmente con la moglie italiana ed i due figli ed insegna all’Università di Catania e Enna. Operatore socioculturale e ricercatore, è impegnato da anni in un lavoro di promozione dell’integrazione degli immigrati anche attraverso il coordinamento di progetti del Fondo Sociale Europeo. È membro di diversi comitati scientifici di centri italiani di ricerche e componente della redazione del Dossier Statistico Immigrazione a cura del Centro Studi e Ricerche Idos. A lui auguriamo pieno successo!

 



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 779 – 130 [nuova serie]

 

NOSTRI PROBLEMI

La Tunisia si sta preparando ad accogliere il mese di Ramadan nel migliore dei modi possibili con una maggiore attenzione, controllo dei prezzi specie dei prodotti di prima necessità e per non far scarseggiare gli alimenti che caratterizzano la tavola tunisina alla rottura del digiuno.

Nell’augurare ai musulmani tutti ma in particolare ai musulmani tunisini un Ramadan mabruk ci auguriamo che questo sia osservato nella tolleranza, nella spiritualità, nella pace e nella generosità che sono tra i principi fondamentali di questo mese sacro ma anche nel non dimenticare che in questo difficile momento per l’economia tunisina occorre dedicarsi al lavoro, valore fondamentale della democrazia e della libertà.

Campagne per la pulizia e la sicurezza delle città sono state evocate dai vari consigli dei ministri presieduti da Mehdi Jomaa anche in previsione dell’arrivo tanto auspicato dei turisti.

Le future scadenze elettorali si stanno precisando in Tunisia ma anche le unioni e le disunioni politiche. Purtroppo la lezione avuta dalle passate elezioni non è servita a coalizzare le forze politiche ed ulteriori partiti continuano a nascere mettendo in primis gli interessi personali a scapito di quelli collettivi.

Nel mondo la crisi irachena sta destando stupore e sdegno sebbene fosse ben prevedibile con una degradazione securitaria che da anni infligge agli iracheni ingenti perdite umane in attentati che ormai non facevano neanche più notizia. L’aver poi coralmente incoraggiato la guerra santa in Siria permettendo che andassero a combattare giovani musulmani da tutte le contee del mondo ha potenziato sia l’esercito di chi uccide in nome di Dio sia la destabilizzazione inquietante del mondo arabo. Ancora una volta ci troviamo in questo aut-aut infernale: o dittatura o terrorismo. Se ci fosse stata una maggiore attenzione e sostegno ai democratici arabi forse le cose sarebbero state diverse ma a quanto pare vige sempre il detto che “la raison du plus fort est toujours la meilleure”. In Italia mentre cresce la fiducia delle imprese italiane nelle possibilità di ripresa economica, gli italiani smaltiscono la sconfitta ai mondiali di calcio.

Alla ribalta la lotta alla corruzione che non esclude i politici qualunque sia il loro schieramento , specie dopo lo scandalo di Milano e di Venezia, che hanno fatto prendere al governo misure cautelari per evitare appalti di stampo mafioso.

A Tunisi si è festeggiato il trentesimo anniversario della Camera di Commercio tuniso-italiana con una partecipata presenza di imprenditori italiani e tunisini alla cerimonia che si è tenuta nella Residenza dell’Ambasciatore d’Italia, Raimondo De Cardona. Da notare la presenza del Ministro tunisino dell’Industria e del Ministro dell’Agricoltura che hanno dato un segno concreto dell’importanza che riveste l’imprenditoria italiana in Tunisia. Per onore alla memoria storica della collettività italiana in Tunisia ed anche perchè nulla nasce dal nulla si sarebbe dovuto festeggiare i 130 anni della Camera poichè per l’appunto la prima Camera di Commercio ed Arti (cosi si chiamava) nasce nel 1884 anche se negli anni si è trasformata e solo nel 1984 prende il nome di Camera tunisoitaliana e non più esclusivamente italiana come lo era in passato, il cui primo Presidente fu il padre della nostra Anna Querci, attuale Presidente della SIA. Alla Dante Alighieri dopo la tradizionale mostra degli alunni di disegno in presenza di S.E. De Cardona, sono stati presentati i libri di due italo-tunisine Chiara Sebastiani, politologa e di Marinette Pendola, scrittrice, la quale attraverso il suo ultimo romanzo “La traversata del deserto” ha raccontato l’epopea della partenza degli italiani dalla Tunisia alla fine degli anni ’60.

L’Istituto di Cultura, sempre molto attivo, ci ha deliziati con musiche originali e raffinate mentre la scuola italiana ha chiuso il suo anno accademico con uno spettacolo teatrale che ha permesso di evidenziare il talento dei suoi alunni e lo sforzo dei suoi insegnanti.

Per chi si accinge ad andare in ferie, buone vacanze e a chi è costretto invece a lavorare in questo mese di calura, coraggio!!



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 778 - 129 [nuova serie]

 

 

 NOSTRI PROBLEMI

La storia c'insegna che la paura, anche se fondata, è spesso cattiva consigliera. In una società la paura si materializza quando crisi ed insicurezza si combinano dando sfogo agli istinti peggiori: nazionalismo, razzismo, dogmatismo . E la nostra cara Europa, patria della democrazia e dei diritti dell'uomo non ha smentito nel suo insieme questo tragico dato. Se il voto europeo mobilita solo circa metà degli elettori aventi diritto, i risultati specie per la Francia riflettono un voto sanzione per chi è accusato esplicitamente di aggravare la crisi se non di esserne responsabile. La presenza di europarlamentari di estrema destra e di neonazisti (vedi Ungheria, Grecia...) risveglia antichi demoni che si pensavano assopiti almeno nella democratica Europa occidentale. Per fortuna la regola è sempre smentita da eccezioni che benchè la confermino, apre nuovi spiragli, nuovi percorsi d'interpretazione e di risoluzione della crisi. Cosi, se grandi paesi quali la Francia hanno scelto di affidarsi a partiti populisti di estrema destra con il risultato di banalizzare una vittoria e un partito che sino a pochi anni orsono era presentato e vissuto dai partiti di destra e di sinistra come il male peggiore, altri paesi quali l'Italia sono riusciti a non seguire il canto delle sirene votando per una forza politica la quale, contrariamente agli euroscettici, pensa che i singoli paesi europei non potranno uscire dalla crisi se non si rafforza l'Europa pur dando maggiore attenzione ad un'Europa sociale, troppo trascurata dalle politiche europee ad oggi. Sembrerebbe un'evidenza appoggiare un tale processo eppure l'opinionismo più gretto ha fatto, in molti paesi, breccia mascherando le idee chiare ed evidenti. Un amico diceva commentando l'attualità nel mondo che questo è sempre maggiormente "inabitabile" da nord a sud, da est ad ovest. Forse come diceva un altro manca una progettualità che ci permetta di pensare che stiamo andando da qualche parte o che almeno ci proviamo, forse l'empirismo politico ci impedisce di riconoscerci in un'idea di società che vorremmo fosse. Dobbiamo ringraziare Renzi, sia chi lo ha sostenuto, sia chi ne diffidava, sia ancora chi non ci credeva, per aver permesso all'Italia di uscire dal vortice populista nel quale da decenni era immersa. L'Italia che dirigerà il futuro semestre europeo sarà il primo gruppo nazionale all'interno dei socialisti europei anche se su un totale di 751 seggi al Parlamento europeo la maggioranza andrà ai partiti di destra. Un gran interrogativo sarà quello delle future alleanze: cosa faranno le destre con i partiti di estrema destra e neo-nazisti? L'estremismo politico intanto a sud come a nord continua a colpire: in Belgio un attacco antisemita al museo ebraico di Bruxelles ha fatto vari morti, nella dolce isola di Jerba un commerciante ebreo è stato accoltellato. Nuovi/vecchi capri espiatori?

Sul monte Chaambi ancora giovani militari perdono la vita e i rischi di attentati estremisti si moltiplicano, potenziati dalla confusione regnante nella vicina Libia. Tra pochi giorni si festeggerà la festa della Repubblica italiana e attraverso questa il suo valore fondamentale: la democrazia. Oggi più che mai occorre non dimenticare quali valori ha istituito e quali invece ha combattuto. Un punto dolente: l'impossibilità per gli italiani all'estero di aver potuto esercitare il loro diritto al voto nel luogo di residenza per le europee. Non tutti gli italiani all'estero possono, in effetti, spostarsi nel loro comune d'origine per votare, sapendo che dall'Australia all'America, passando dall'Africa spesso le distanze sono di qualche migliaio di km!

 


 


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