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NOSTRI PROBLEMI
Il 23 ottobre ed il 29 ottobre ci sono due iniziative in favore delle popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto organizzate l'una dal Circolo Italiano e l'altra dal Comites. Secondo il vocabolario Treccani "Il termine solidarietà deriva dal latino solidum, che significa "moneta" e, in particolare, dall'espressione del diritto romano in solidum obligari ("obbligazione in solido"), cioè un'obbligazione per cui diversi debitori si impegnano a pagare gli uni per gli altri e ognuno per tutti una somma presa in prestito o dovuta in altro modo. ... ma intorno all'Ottocento il termine solidarietà comincia a entrare nell'uso nella sua accezione moderna per esprimere l'idea di una fratellanza universale degli uomini, la convinzione che l'intero genere umano formi un'unica famiglia...Fu in Francia, verso gli anni Trenta e Quaranta dell'Ottocento, che il termine solidarietà viene introdotto per la prima volta nel significato di "legame di ciascuno con tutti" dai padri fondatori della sociologia, Auguste Comte ed Émile Durkheim..." Se abbiamo avuto la pedanteria di ritornare sul significato del termine solidarietà è perchè ci interroghiamo oggi su come sia possibile che un atto di solidarietà possa generare divisione e non coesione come lo indica la parola stessa di solidarietà? Qualunque siano, in effetti, le nostre simpatie o antipatie (giustificate o non), le nostre opinioni o contro-opinioni, la nostra sensibilità politica, riteniamo che sia andata persa un'occasione per la collettività di dimostrare la sua coesione per un'azione il cui significato invece avrebbe dovuto proprio dimostrare il contrario. Ce ne rammarichiamo poichè questo ci dimostra che non si giudica un'azione dalla sua finalità ma da chi agisce ma siccome come diceva Nadia Spano "sono un'inguaribile ottimista" spero che per il futuro si ritrovi il senso dell'agire comune. La collettività sarà chiamata a votare il mese prossimo per il referendum costituzionale. Qualunque siano le nostre posizioni ci sembra fondamentale partecipare a questo quesito referendario poichè cambieranno se si vota "si" le funzioni del Senato mentre se si vota "no" rimarrà il bicameralismo perfetto. Le ragioni del si e del no ci saranno spiegate il 6 Novembre dal parlamentare e rappresentante della nostra circoscrizione Africa,Asia, Oceania e Antartide On.Marco Fedi e dall'avv. Bianco nell'incontro pubblico organizzato a Tunisi al quale siete tutti invitati a partecipare, qualunque sia la vostra opinione in merito. Orario e luogo saranno comunicati dagli organizzatori nei giorni che seguono. Come già evocato in un precedente editoriale, notiamo con preoccupazione lo slittamento attuato da alcune forze politiche per fare di questo voto, un voto pro o contro il governo di Renzi. Certo, votare è un atto politico ma siccome si propone di cambiare o no alcuni articoli della Costituzione che rimarebbero al di là del governo di un tale o di un tale altro, sarebbe più giudizioso, a nostro parere, riflettere sul "che cosa cambierebbe se passasse il si e che cosa non cambierebbe se passasse il no?". Nei giorni 12-17 ottobre si è svolta, la prima edizione dello 'Yacht Med Festival Blue Tunisia Lazio International', alla Marina del porto di Gammarth organizzata congiuntamente dalla Camera Tuniso-Italiana di Commercio e dalla regione Lazio. Erano presenti le principali realtà tunisine e italiane legate all'Economia del Mare: Utap, Api, Cepex, Apia, Fipa, Utica, ministero tunisino del Commercio, dei Trasporti e degli Affari Locali, Camera di Commercio tunisino-italiana, Camera di commercio di Latina. Oltre 100 gli espositori, 40 gli stand per le aziende laziali. Lo scopo della manifestazione come lo afferma il presidente della Camera di Commercio tuniso-italiana, Mourad Fradi è stato di "rafforzare la collaborazione e l'interscambio tra l'Italia, in particolare la Regione Lazio, e la Tunisia" per "diffondere la cultura dell'Economia del mare in Tunisia, fare del porto di Gammarth un importante hub nel Mediterraneo, permettere alle imprese in Tunisia di migliorare la loro competitività grazie al know-how italiano nei settori dell'Economia del Mare e della nautica, oltre a favorire il processo di internazionalizzazione divenuto esigenza concreta per le aziende laziali e italiane, alla ricerca di nuovi mercati." Un altro evento molto ripreso e commentato è stato l'incontro in un'aula del Parlamento, il 19 ottobre a Roma , organizzato dalla Commissione Esteri del Senato guidata dal Sen.P.F. Casini in collaborazione con l'ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) di Rached Ghannouchi, Presidente del Movimento Ennadha. Aldilà dei commenti suscitati da questa notizia, dei pro e dei contro, il problema posto da molti è stato: qual'è la posizione del governo italiano rispetto a Ennadha? Possiamo parlare di un partito islamico democratico? E' possibile considerare questo partito alla stregua dei partiti cattolici in Europa? Dobbiamo interloquire con uno dei partiti che rappresentano la coalizione al governo e la maggioranza parlamentare? La demonizzazione di un partito è politicamente auspicabile o lede proprio coloro che ne sono i promotori? Dibattito altamente democratico se alla condanna od all'assoluzione si preferisse lo scambio e la discussione. Tunisini ed italiani qui residenti si pongono queste domande specie dopo la notizia pubblicata sui giornali telematici tunisini dell'arresto di terroristi al Kef finanziati da paesi del Golfo ed alle dichiarazioni di Ghannouchi sul terrorismo ed il suo nesso o meno all'Islam.
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NOSTRI PROBLEMI Voglia d'autunno, riprendono le attività dopo la pausa estiva. Voglia, soprattutto, di buone risoluzioni, di fare programmi, di volontà d'azione. Forse legati alla memoria scolastica settembre e ottobre sono sempre segnati dal fervore di cambiamenti, svolte o realizzare progetti incompiuti. Emerge il nostro profondo desiderio di dare un senso ed una direzione all'anno che verrà. Così è per la Tunisia e per l'Italia che si preparano ad affrontare un anno pieno di speranze e di sfide o nel segno della continuità o nell'espressione invece del bisogno di cambiamento, vissuta spesso come impellente necessità. In Italia il referendum costituzionale del prossimo dicembre mette in campo diverbi politici che allontanano sempre di più la gente dal contenuto del referendum stesso, facendolo diventare un voto di fiducia o di sfiducia al governo. Il referendum è di grande importanza per tutti i cittadini italiani, sia in Italia che residenti all'estero. Esprimersi, senza ideologizzare la nostra posizione in merito ci sembra di grande importanza, qualunque essa sia! In Tunisia il nuovo governo si prepara ad affrontare un anno difficile per recuperare il tempo perduto e il degrado della situazione sociale ed economica. C'è molta attesa affinché si mettano in atto le riforme anche se i miracoli non si potranno realizzare. La lotta alla corruzione e al terrorismo sono tra le priorità del nuovo governo, ma per combatterli occorre anche garantire una ripresa economica che bandisca il ricorso, in particolare dei giovani, a sistemi di commercio e sopravvivenza paralleli. La sintonia tra governo e forze politiche e sindacali è indispensabile per operare senza troppi ostacoli a favore di un raddrizzamento dell'economia. In altri termini, occorre ridare allo Stato la credibilità duramente intaccata in questi ultimi anni, e ridare fiducia al paese ed ai suoi cittadini. Non sarà cosa semplice, e nonostante il governo sia il frutto di una coesione politica nazionale, il degrado politico, sociale ed economico è tale che la Tunisia da sola e senza un miglioramento della situazione precaria delle sue frontiere non riuscirà a superare. A tutto ciò si aggiungono i capricci del meteo che se da una parte hanno regalato un bel po' di pioggia (comunque non sufficiente per ridare fiato all'agricoltura!) hanno anche portato inondazioni specie nella regione del Sahel che hanno devastato paesi oltre a fare una vittima! La mancanza di prevenzione da un punto di vista infrastrutturale ne è tra le cause endemiche! Ricorrono quest'anno, il 2 ottobre, sia il Capodanno musulmano che ebraico! Speriamo sia di buon auspicio per un futuro di pace! Per quello che ci riguarda direttamente, gli italiani all'estero potranno votare per il referendum costituzionale del 4 dicembre. Il Comites che ha ripreso le sue attività dopo la pausa estiva sta riattivando i corsi d'italiano per i binazionali, sta progettando l'elaborazione di un vademecum per facilitare l'arrivo dei connazionali pensionati che scelgono la Tunisia come luogo di residenza, sta preparando a breve un incontro tra rappresentanti dei Patronati e dell'Inps per chiarire posizioni e procedure che spesso mettono in difficoltà chi risiede nel paese. Di grande spicco per la promozione dei rapporti Italia-Tunisia l'iniziativa che vedrà dal 12 al 16 ottobre a Tunisi (Porto di Gammarth) la prima edizione dello Yacht Med Festival: Blue Tunisia - Lazio International, fiera internazionale legata all'economia del mare e alla valorizzazione del "Made in Italy". La manifestazione sarà cofinanziata dalla Regione Lazio, Assessorato Sviluppo Economico e Attività Produttive, in collaborazione con Lazio Innova e organizzata dalla Camera Tuniso-Italiana di Commercio e d'Industria (CTICI) in partnership con la Camera di Commercio di Latina e con l'Azienda Speciale per l'Economia del Mare della Camera di Commercio di Latina, in collaborazione con l'Ambasciata d'Italia a Tunisi e l'ICE-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Il Comitato della Dante Alighieri Tunisi organizza il 30 settembre - 1° ottobre un corso di aggiornamento per i suoi docenti con i responsabili della certificazione della lingua italiana (Plida) venuti dalla Sede Centrale di Roma per rispondere al bisogno di aggiornamento dei docenti d'italianistica in loco ma anche per capire i nuovi protocolli d'esame per la certificazione della lingua in atto. Infine a Tunisi sono state messe in atto diverse iniziative a favore dei terremotati del Centro Italia con raccolta fondi attraverso il Comites e le associazioni italiane operative sul territorio.
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NOSTRI PROBLEMI La tragedia che ha colpito il Centro Italia facendo centinaia di morti e distruggendo interi paesi con uno dei sismi più devastatori di questi ultimi decenni ha spostato l’asse delle catastrofi politiche internazionali a quelle delle catastrofi naturali. L’Italia che non si è sollevata dal sisma che colpì pochi anni orsono L’Aquila è stata nuovamente martoriata questo 24 agosto con quasi duemila scosse che hanno colpito il cuore del paese toccando Le Marche, l’Abruzzo, il Lazio e l’Umbria. Alcune frazioni sono state rase al suolo come il comune di Arquata e la frazione di Pescara del Tronto. Come sempre di fronte alle grandi tragedie naturali vi è stata una mobilitazione generale e il lavoro dei soccorritori ingente. La faglia che si estende in modo particolare su tutta la lunghezza dei rilievi che attraversano da nord a sud l’Italia mostra che dopo il Giappone, l’Italia è il paese che presenta i più alti rischi di terremoti. Come sempre sui social network si scatenano campagne denigratorie contro alcuni politici come se il terremoto fosse prevedibile mentre sappiamo che purtroppo non lo è: la strumentalizzazione politica della tragedia ci sembra, in effetti, in questo momento in cui servirebbe un massimo di coesione per attivare aiuti e soccorsi alle popolazioni duramente colpite, particolarmente fuori luogo. Mi spiego: speculare sui morti a fini meramente elettorali e partitici non mi sembra cosa degna in un momento cosi’ grave. Sotto qualsiasi governo le tragedie sono accadute e ogni volta si ripropone l’annoso ed irrisolto problema della prevenzione, della speculazione edilizia, dei fondi per la ricostruzione il cui utilizzo rimane opaco. E’ ora che specie i comuni adottino normative nelle zone a rischio sismico in particolare, che se non evitano tragedie possano almeno arginarle. Non si puo’ evitare che il fiume straripi come ce lo insegna Macchiavelli ma il buon Principe costruisce gli argini in previsione di probabili inondazioni! Si, molti guadagnerebbero molto meno utilizzando materiali più confacenti, ma quanti avrebbero potuto salvarsi se le regole fossero state applicate! La collettività italiana di Tunisia si unisce al cordoglio dell’Italia tutta per le vittime e dalle colonne di questo giornale si lancia un appello a tutti coloro che possono partecipare alla campagna di aiuti in corso in favore delle popolazioni colpite! In Tunisia, dopo molte discussioni e tentennamenti si ha finalmente un nuovo governo con a capo Youssef Chahed, dopo il voto di fiducia del Parlamento. Ci auspichiamo che possa rilanciare l’economia tunisina anche se molti scettici pensano che non potrà operare profonde trasformazioni in un sistema in cui il senso dello Stato e dell’essere cittadino si sta erodendo in favore di un fai da te anarchico. Per quello che ci concerne siamo moderatamente ottimisti poiché riteniamo che un governo d’Unione Nazionale guidato da un giovane volenteroso con un’equipe che rappresenti quasi tutte le sensibilità politiche sia un buon punto di partenza. Non sarà facile debellare questa corruzione che sta dilagando a tutti i livelli socio-economici né sarà facile rimettere l’amministrazione al lavoro dopo anni di abulia, ma è necessario. Si è parlato poco di ambiente eppure è una delle priorità della Tunisia oggi che sembra essere una immensa discarica a cielo aperto malgrado gli sforzi di alcune associazioni che con iniziative spesso anche meritorie tentano di argine il fenomeno. Rimangono delle iniziative locali che non riescono pero’ ad invertire la tendenza generale ma soprattutto che non riescono ad incidere sulla coscienza del cittadino che continua a percepire lo spazio pubblico come qualcosa di estraneo e che non lo riguarda. Alla fine dell’estate, le problematiche ambientali si risentono con maggiore acuità. E’ forse ora di dare maggiori poteri e finanziamenti ai comuni perché possano lavorare! Settembre è alle nostre porte e con lui la ripresa delle attività per la Tunisia ma anche per la nostra collettività! Ci aspettiamo da parte delle nostre massime autorità diplomatiche anche la concretizzazione degli impegni presi con la collettività ed il Comites durante l’incontro che quest’ultimo tenne a Sousse! A tutti buona ripresa ed ai musulmani buon Aïd!
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NOSTRI PROBLEMI Luglio 2016: un lungo elenco di attentati che dall’Asia all’Europa, dal Medio-Oriente all’Africa ed agli Stati Uniti ha seminato terrore, morte, incomprensione. L’elenco della morte rimbomba nelle nostre coscienze, ultimo dei quali lo sgozzamento di un prete nella periferia di Rouen in Francia, nell’esercizio della sua funzione. Certo di tutti gli attentati che si sono susseguti negli ultimi trenta giorni pare parziale soffermarci solo sull’uccisione di un prete di 86 anni mentre celebrava la messa quando in Siria, in Francia, in Bangadesh, in Irak, in Germania ecc. i morti si contano a centinaia. Non si tratta di banalizzare il male né cosa peggiore di abituarci alla sua ineluttabilità né tantomeno fare una gerarchia del terrore: il terrore è terrore ovunque si manifesti, alle porte di casa nostra o a migliaia di km da dove viviamo. L’idea dell’indifferenza a cio’ che succedeva in un altrove lontano ormai non è più d’attualità poichè abbiamo ben coscienza che tutta la strategia del terrore è interconnessa ed interdipendente. Se vogliamo soffermarci sulla barbara uccisione di un prete è perchè è un atto simbolico ma non perchè sia meno tragico né più tragico della serie di attentati che ha falciato le vite a bambini, a giovani e vecchi, a donne ed uomini, a turisti ed autoctoni, a bianchi o a neri, a cristiani ed a musulmani, a credenti ed a miscredenti. La reazione della Chiesa è stata degnissima: non rispondete al terrore col terrore, alla violenza con la violenza, l’essenza del cristianesimo è nella pace e nel perdono se si vuole seguire l’insegnamento di Cristo. Le parole di pace della Chiesa ma anche di alcuni Capi di Stato europei possono , agli occhi di molti, essere vissute come una forma di debolezza, di incapacità, di sottomissione ma sono invece i presupposti necessari per evitare che la spirale della violenza non diventi una guerra di tutti contro tutti che costituirebbe di fatto la vera sottomissione al terrore ed alla violenza. E’ facile distruggere le basi della coesistenza civile ma sappiamo quanto sia difficile ricostruirle. Un’altra riflessione che si impone alla nostra coscienza: si commettono in nome di Allah massacri indicibili commessi da giovani ventenni. Se le società europee debbono ripensare l’integrazione, le forme di discriminazioni che la sua società ha prodotto, il risentimento e l’acculturazione dei giovani che come negli anni 30 del secolo scorso produce revanchismo, terrore e banalizzazione del male è chiaro anche che debba essere seriamente ripensato nel mondo musulmano, questo sentimento di vittimazione, di suscettibilità a fior di pelle, di incapacità a guardarsi dentro e a fare i conti con la società e la cultura che dal post-colonialismo si va costruendo. La capacità di autocrica è oggi più che mai necessaria se si vuole combattere discriminazioni e terrore dall’Oriente all’Occidente. Il dibattito nel mondo musulmano è altrettanto fondamentale quanto il dibattito in Occidente. E’ ora che si rifletta nel mondo islamico com’è possibile utilizzare l’Islam come arma del terrore. Non basta più dire che questo non è il vero Islam, occorre riflettere seriamente ed indipendentemente dal fatto che ci siano veri e falsi musulmani che cosa ha permesso e reso possibile queste deviazioni, occorre realmente che il mondo musulmano non solo si dissoci ma cominci a pensare la sua società non solo come società post-coloniale ma come società etica e che lo dica ai suoi figli. Che cosa ha prodotto la società musulmana negli ultimi vent’anni, quali sono i suoi valori, la sua cultura, i suoi riferimenti? Non potrà l’Islam fare l’economia di questo suo dibattito interno se non vorrà che si fraintendano le sue parole! E per concludere ci sembra importante citare le parole del Corano e ricordarci di quanto vi è scritto: “Gli ebrei, i cristiani, i Sabei non debbono avere paura e non debbono essere tristi in presenza dell’Islam”.
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