NOSTRI PROBLEMI
I nostri editoriali sembrano ormai essere una somma di notizie necrologiche che addizionano dall'Europa, all'Africa ed all'Asia, morti a seguito di attentati terroristici! Ben Gherdane, Bruxelles, Ankara, Mossul, Lahore, senza citare tutte le azioni terroristiche che non fanno notizia in varie parti del mondo, continuano a seminare morte, terrore, alimentando odio, disperazione, malavita ed un'internazionale del crimine che si veste col nero delle sue bandiere, ingannando migliaia di giovani che si arruolano nelle loro file pensando così di risarcire la loro storia, se stessi, il mondo!
Noi che ci stiamo preparando a festeggiare i sessant'anni della nascita del nostro giornale, nascita che è anche quella della Tunisia indipendente, vorremmo ribadire in questa ricorrenza, la necessità che l'informazione non contribuisca, in modo insensato e pericoloso, a mettere il fuoco nel pagliaio e far divampare questo "scontro di civiltà" così caro ai guerrafondai. La stampa, in effetti, che condiziona così tanto l'opinione pubblica, dovrebbe riflettere con più attenzione alle conseguenze in chiave populistica dei suoi messaggi e prima di tutto interrogarsi su "chi approfitta del terrore?", così come un'informazione più democratica dovrebbe più equamente distribuire le sue notizie, poichè esaltare una notizia a scapito di un'altra, la cui importanza è di fatto simile, crea irremediabilmente un'opinione errata che condiziona, purtroppo chi le legge, le ascolta, le vede. Inutile, in effetti, che alcune voci politiche o/e intellettuali spieghino che il terrore colpisce tutti ed ovunque, se la stampa mette in rilievo solo alcuni luoghi, alcune religioni, alcuni popoli. L'esempio dell'attentato di Lahore è in questo senso significativo poichè questo, accaduto nel giorno della Pasqua cristiana, è stato percepito come attacco alla cristianità mentre poco si è detto dell'attentato di Mossul, a pochi giorni di distanza, in uno stadio dove giovani adolescenti hanno perso la vita poichè un kamikaze si è fatto saltare.
L'internazionale nera del crimine vuole proprio spingerci a credere che è in atto una guerra di civiltà laddove è in atto una guerra di potenza che si veste con i colori della religione ma che di fatto ha solo i colori della morte facendo dell'instabilità politica ed economica il concime ideale per crescere indisturbata!
Non a caso in una delle manifestazioni del sessantesimo avremo il piacere di ascoltare ed interrogare Maurizio Molinari, direttore del giornale italiano "La Stampa" sul ruolo e responsabilità dei media nella costruzione di un'opinione pubblica.
Ringrazio a nome del giornale tutti coloro che ci hanno aiutato a presentare un programma che si annuncia di grande interesse e che si svolgerà dal 20 al 22 aprile. Ringrazio anche tutti i partecipanti che ci fanno l'onore di animare queste tre giornate che dai ricercatori ai politici tunisini ed italiani, hanno coralmente aderito alle nostre iniziative.
Senza la partecipazione delle nostre istituzioni di riferimento questa ricorrenza del sessantesimo anno di vita del Corriere di Tunisi non avrebbe potuto proporre un programma così ricco e diversificato ed un particolare ringraziamento va all'Ambasciata d'Italia, all'Istituto Italiano di Cultura senza escludere il Comites, la Dante Alighieri, la CTICI.
Una menzione particolare a Enzo Amendola, all'amico Marco Fedi ed a Francesco Giacobbe la cui presenza ai nostri incontri darà a questi una qualità ed un'importanza che senza di loro non avremmo potuto avere. Ringrazio anche il ministro degli Affari sociali tunisino, Mahmoud Ben Romdhane di aver accettato di partecipare con noi alla tavola rotonda sull'annoso problema del futuro delle piccole e medie imprese in Tunisia con particolare riferimento alle imprese italiane che spero interesserà il mondo imprenditoriale (e non solo) tunisino ed italiano, così come la presenza al nostro tavolo di un costituente tunisino, Fadhel Moussa ci permetterà di meglio capire se il processo di democratizzazione in atto dopo la rivoluzione ha trovato reale riscontro nel rimodellare lo Stato tunisino o se si è arenato negli scogli farraginosi degli interessi di parte?
Il 20 aprile presenteremo inoltre il nostro libro "Storie e testimonianze politiche degli italiani di Tunisia", frutto di un lavoro collettivo scritto da studiosi ed accademici italiani e tunisini.
Il tema generale delle nostre giornate sarà improntato alla politica: politica e storia, politica e testimonianze, politica ed equilibrio mediterraneo, politica ed imprenditoria poichè riteniamo che capire le nostre impostazioni politiche nel passato come nel presente siano condizioni necessarie per pensare il nostro futuro.
Sperando vedervi numerosi a tutte le manifestazioni del sessantesimo del giornale alle quali tutti i nostri lettori sono invitati a partecipare, auguro al nostro/vostro giornale di poter continuare a essere quella voce italiana del sud del mediterraneo nel futuro!
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