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NOSTRI PROBLEMI
La questione dei migranti continua a dividere l’Italia e gli italiani. L’ideologizzazione del fenomeno ad oltranza non consente però di riflettere su quali possibili soluzioni occorrerebbe mettere in atto per far sì che la distribuzione territoriale non sia necessariamente legata al salvare vite in pericolo. Discutere a livello europeo del fatto che l’Italia non possa da sola accogliere ed integrare tutti i migranti e che siano necessarie regole per affrontare collegialmente la ripartizione dei profughi nei Paesi dell’UE presuppone un’Europa forte capace di imporre regole agli Stati nazionali che la compongono. Assistiamo però con grande preoccupazione all’affermazione di correnti contrarie all’UE che consentono di adottare politiche di protezione dei confini nazionali contrastanti ed inique.
Intanto però la gente muore ed il viaggio della speranza si conclude per molti tragicamente. In questo ultimo mese la questione della criminalizzazione delle Ong che tentano di recupare i migranti i cui gommoni stanno per affondare ha messo tra parentesi uno dei principi fondamentali della nostra democrazia che è il reato di omissione di soccorso, considerato appunto un reato contro la persona, e più specificamente contro la vita e l'incolumità individuale. Ci troviamo oggi di fronte ad un ribaltamento dei valori: commette reato chi salva vite. Ma chi deve prendersi la responsabilità di salvare vite in pericolo? Vi sono alternative e quali sono o possono essere?
Si è molto discusso sulla possibilità di spostare sulle coste nord-africane il confine dell’emigrazione creando dei campi profughi destinati a raccogliere e fermare i migranti che tentano di raggiungere l’Europa. La Libia con la quale si erano fatti questo tipo di accordi è un Paese in guerra che non garantisce la protezione minima dei diritti dei profughi, ridotti per lo più ad uno stadio subumano. L’ultimo bombardamento di un campo profughi che ha fatto decine e decine di morti ha dimostrato in modo più che palese, per chi già non lo sapesse, che il Paese, in preda ad una guerra fratricida, non può in alcun modo costituire un porto sicuro d’approdo per i richiedenti rifugio. La Tunisia che dal 2011 ha accolto sul suo piccolissimo territorio centinaia di migliaia di profughi libici in fuga dalla guerra non è in grado di essere o di diventare il nuovo porto dell’Europa. Una Tunisia che ancora vive prorogando di trimestre in trimestre lo stato d’emergenza, che è costantemente destabilizzata dal terrorismo, come testimonia l’ultimo attentato in pieno centro a Tunisi contro le forze dell’ordine. Una transizione democratica ancora non compiuta come si è potuto constatare con la crisi generata dal malore del Presidente Caid Essebsi e la discussione su chi, in caso di vacanza del potere, possa garantire la costituzionalità delle leggi, in assenza di una Corte Costituzionale e questo in un clima pre-elettorale abbastanza confuso.
A quando una reale discussione che coinvolga Africa ed Europa sull’emigrazione? Come si potrà nel futuro arginare questo fenomeno se disastri ecologici, guerre e carestie continueranno a fare di questo continente il più povero e il più martoriato in termini di popolazione ed il più ricco in materie prime del mondo? Ma anche se venisse a breve o a lungo termine adottato un piano Marshall per l’Africa, pare essenziale, nel frattempo, salvare le vite delle persone che tentano di intraprendere il viaggio della speranza. Non si può avere la coscienza tranquilla di fronte alla tragedia umana: la vita e la sua protezione sono il nostro unico bene, tutto il resto è ideologia.
Una nota positiva in questo mare di tragedie è la riflessione intorno al tema della lingua e della cultura italiana che ha riunito ispettori dell’educazione nazionale tunisina, universitari, istituzioni culturali italiane (Istituto Italiano di Cultura in primis e Dante Alighieri) e Comites per capire quale futuro ci sia in Tunisia per l’italiano. Un prossimo convegno di cui parleremo dettagliatamente in settembre cercherà di riunire tutti i protagonisti dell’italianistica nel Paese per poter far dell’italiano una lingua d’eccellenza.
A tutti i lettori auguriamo una buona estate malgrado le temperature elevate che di certo non conciliano il lavoro!
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SOMMARIO
Collettività
- Farnesina: progetto italiani all'estero, I Diari
Raccontano.
- Nella Residenza d'Italia il ricevimento per la Festa della
Repubblica.
- Il Premio Mohamed Abid 2019 conferito alla SIA.
- Incontro tra il Primo Ministro Chahed e Dario Nardella
Sindaco di Firenze.
- Lieti eventi. - 5-7
In Tunisia
- Inizio d'estate ad alta tensione a Tunisi.
- Cena mediterranea d'artista. - 8-10
Flash News - 11-13
In Italia
- Mappa dell'intolleranza 4.0 - 14-16
Maghreb e Mediterraneo
- E la luna busso' nel Maghreb.
- Libia: il bianco e il nero. - 17-18
Immigrazione/Emigrazione
- Quinta Carovana italiana per i Diritti dei Migranti, la
dignità e la giustizia. -19-20
Dossier
- Racconti in pillole di viaggi fuori porta. Middle East
Memories. L'Arabia Saudita. -21-28
Economia
- CTICI - Tavola Rotonda - Scambi commerciali, analisi
della situazione e prospettive per sviluppare le
esportazioni tunisine verso l'Italia".
- La Tunisia attrae, crescono gli investitori stranieri. Il
Paese si conferma di blue jeans in Italia. - 29-31
Cultura
L'io in mostra. Antichi segni in punta di dita.
- Giacomo Balla a Palazzo Merulana. - 32-38
Musica e Spettacolo
- Gala concerto "tutto Puccini" dell'Orchestra del
Festival Puccini di Torre del Lago. Apre la XXXIV
Edizione del Festival Internazionale di musica sinfonica
di El Jem.". - 39
Marginalia
- Il circo. - 40-41
Ambiente e Turismo
- Tempo di more. - 42
Università e scuola
- Avviso di Bando di concorso per l'attribuzione di
5 Borse di Ricerca a giovani tunisini.
- Avviso di riapertura di Bando di Concorso "Vivo d'arte"
Arti Visive. - 43
Libri 44
Cucina 45
Passatempo 46
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