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  Economia
 815 - Intervista

 

Intervista al Dott. Flavio Lovisolo, Responsabile della Sede Regionale (Tunisia, Libia, Marocco e Mauritania) dell’AICS a Tunisi.

 

Abbiamo posto alcune domande al direttore dell’Agenzia, che dal 2016 è alla testa della Cooperazione italiana per la Tunisia, per avere un aggiornamento sulla situazione dei progetti e delle attività in corso in Tunisia da parte dell’AICS, a otto mesi da - Tunisia 2020 – l’importante Conferenza economica internazionale svoltasi a Tunisi a novembre 2016.

 

Dottor Lovisolo, può riepilogarci i settori nei quali l’Agenzia è maggiormente coinvolta in questo frangente particolarmente critico per i distretti più periferici della Tunisia? Le regioni svantaggiate del Sud e dell’interno restano sempre tra gli obiettivi prioritari dei vostri progetti?

La Cooperazione italiana ha una lunga tradizione qui in Tunisia: Nel tempo la sua azione è stata caratterizzata da interventi che riguardavano in particolare il sostegno al settore privato ed il rafforzamento dei processi di sviluppo nelle regioni nel sud tunisino. Forse siamo stati fra i primi Paesi donatori ad interessarsi delle regioni meridionali con il programma - Sahara Sud -, che già da molti anni interviene proprio per sostenere le comunità e le autorità locali tunisine in queste regioni tra le più vulnerabili del Paese. Su questa linea stiamo continuando, perché con il – Memorandum - firmato nel febbraio scorso a seguito della nostra partecipazione alla conferenza di Tunisia 2020, abbiamo stanziato 165,5 milioni di euro per i prossimi anni proprio per finanziare programmi per rafforzare lo sviluppo del settore privato e creare nuovi posti di lavoro oltre che sostenere il Governo tunisino nei processi di decentralizzazione e sviluppo locale.

I 165,5 milioni vanno ad aggiungersi agli oltre 200 milioni che sono allocati ad iniziative già concordate e finanziate e che sono in corso di realizzazione. Per questo alla conferenza Tunisia 2020 ci siamo impegnati ad erogare 360 milioni di euro entro, appunto, il 2020.

Come dicevo, con queste risorse vorremmo accompagnare il governo tunisino e la popolazione tunisina per sostenere lo sviluppo del settore privato e dare maggiori possibilità di ottenere un lavoro, per creare delle nuove aziende e rafforzare quelle esistenti. Per fare questo vorremmo rafforzare la linea di credito esistente, aprendola anche a nuove forme di credito ed a nuovi ambiti, come ad esempio per le imprese sociali e le piccole e medie imprese agricole.

Nello stesso tempo, con gli accordi presi nel febbraio scorso, si vuole rafforzare il processo di decentralizzazione e di sviluppo locale che è fra le priorità del governo e anche un pilastro della nuova costituzione tunisina. A queste due importanti componenti abbiniamo anche interventi per rafforzare il sistema scolastico tunisino e per realizzare gli studi di fattibilità necessari per l’interconnessione tra il sistema elettrico tunisino e il sistema elettrico europeo, attraverso la rete italiana. Questo è un importantissimo progetto che stiamo portando avanti con la Banca Mondiale e che per la sua realizzazione richiederà certamente un sforzo finanziario particolare da parte italiana ma anche dall’Europa e dalle Istituzioni Finanziarie Internazionali. L’interconnessione è il presupposto per poter sviluppare e commercializzare energia alternativa e importare energia a minor costo per la Tunisia. Ma ne parleremo più in dettaglio quando inizieranno i lavori per la sua realizzazione, che spero si avviino durante il mio incarico qui a Tunisi.

Fra questi megaprogetti nel Sud della Tunisia, ve ne sono due molto apprezzati dalle due parti: Rjim Maatoug e Nemo...

Il progetto di Rjim Maatoug è un’iniziativa rilevante della Cooperazione italiana in Tunisia, che stiamo finanziando già da molti anni. Inizialmente in co-finanziamento con l’Unione Europea ed in seguito abbiamo continuato come unici donatori, logicamente assieme al Governo tunisino. Si sono messi a coltura più di due mila ettari di deserto che oggi producono datteri e reddito per circa 1600 famiglie.

Questo progetto è molto apprezzato da parte delle autorità tunisine e proprio durante la recente visita di stato del Presidente tunisino a Roma ci è stato richiesto di riprodurlo anche in altri siti, cosa che penso faremo nel prossimo futuro, una volta valutate tutti gli aspetti tecnici, economici e finanziari.

Il progetto Nemo invece interviene lunga la costa meridionale, ai confini con la Libia, nella zona di Zarzis. E’ un progetto la cui realizzazione è stata affidata al CIHEAM di Bari (il Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici per il Mediterraneo) per aiutare le comunità che vivono di pesca e di un’economia marginale, rispetto ad altre zone della costa che negli anni passati hanno potuto sfruttare i benefici del turismo. Aiutiamo queste comunità ad essere consapevoli del grande potenziale che hanno le loro risorse naturali e come utilizzarle al meglio per migliorare le loro condizioni di vita e quelle dei loro figli. Insomma un uso sostenibile delle risorse naturali, senza sacrificarle per ottenere un  beneficio per una sola generazione.

Nelle ultime settimane in Tunisia si è parlato molto della “conversione del debito” del Paese verso l’Italia. Quali sono gli obiettivi di questo strumento?

“La conversione del debito è uno strumento di cooperazione allo sviluppo che l’Italia già ha utilizzato da alcuni anni in altri Paesi, ma in Tunisia non è mai stato impiegato.  Con l’Accordo che abbiamo firmato recentemente con il Governo tunisino abbiamo stabilito che parte del debito che la Tunisia ha verso l’Italia non sia restituito al bilancio dello Stato italiano ma vanga utilizzato per realizzare dei progetti di sviluppo concordati fra le due parti. In questo caso si è deciso di utilizzare 25 milioni di euro in valuta locale per realizzare dei progetti nell’ambito soprattutto del risanamento e rafforzamento delle infrastrutture idriche e del settore sanitario, in particolare con la riabilitazione e ristrutturazione dei servizi di pronto soccorso di otto ospedali. Con queste risorse il Governo tunisino ci ha richiesto anche di   ristrutturare il Tribunale Amministrativo nel centro di Tunisi. Il tribunale è molto importante anche per assicurare che il processo di decentralizzazione venga realizzato nel migliore dei modi e per assistere e garantire l’oggettività delle elezioni che si terranno a partire dal prossimo dicembre. Quindi sono progetti molto importanti e vedremo fra qualche mese i frutti che daranno. Se questi frutti saranno all’altezza delle attese del Governo e nostre, penso che potremmo eventualmente negoziare una seconda conversione del debito, come peraltro è stato indicato già nel - Memorandum - firmato lo scorso febbraio. Questo dipende molto dalla capacità di realizzazione delle autorità tunisine dei primi cinque progetti.

La questione della gestione dei rifiuti e dell’ambiente sono all’ordine del giorno, quali obiettivi persegue la cooperazione italiana e come giudica la situazione del Paese?

“La questione della gestione dei rifiuti e quella ancora più grande delle risorse naturali è piuttosto una questione complessa e difficile ovunque, non solo in Tunisia. La mia impressione è che in Tunisia c’è un sistema molto centralizzato che ha fatto si che non si tenessero molto in considerazione alcune peculiarità o specificità locali e nello stesso tempo che la gestione di alcuni servizi non rispondesse perfettamente ai bisogni della popolazione. Io penso che per alcuni servizi, come quello della raccolta dei rifiuti, si debba trovare un giusto compromesso tra le esigenze locali e la necessità di garantire standard gestionali efficaci, tenendo conto anche della copertura dei costi e di tariffe che rendono sostenibile il servizio stesso. Certo il livello locale non vuol dire che ogni singolo municipio deve gestire una discarica, ma piuttosto un‘entità che possa aggregare più municipi per la gestione di alcuni servizi può essere una soluzione. Come Cooperazione italiana non abbiamo affrontato la questione dell’ambiente con specifici programmi se non attraverso degli interventi fatti nel passato per la creazione di discariche e per sostenere l’ANGed (l’Agenzia Nazionale per la Gestione dei Rifiuti in Tunisia) per alcune sue esigenze puntuali. Penso sia importante dare più capacità localmente per gestire meglio le risorse locali, le risorse naturali ed i servizi; per questo il processo di decentralizzazione voluto dalla Costituzione è importante.

L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, ha partecipato ad un recente seminario sulla riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari in Tunisia, dispone di dati più precisi? Esiste effettivamente una sorta di frenesia compulsiva che affligge i consumatori?

“Gli sprechi alimentari sono un’altra faccia della sicurezza alimentare. In tutto il mondo si sprecano alimenti e non solo in Tunisia. Non sprecare alimenti vuole dire valorizzare le produzioni agricole e permettere a più gente un più facile accesso al cibo. Come sapete nel mondo non mancano gli alimenti ma, spesso e per molti, mancano le possibilità di acquistarli. Dal rapporto dell’Insistito Nazionale per le statistiche tunisino sembra che per alcuni generi lo spreco sia particolarmente alto, anche perché il prezzo di alcuni certi alimenti, come il pane, è molto basso grazie ai sussidi. Da molte parti, anche a livello internazionale, si chiede al Governo di rivedere il sistema dei sussidi che è un sistema in alcuni casi iniquo e che nel tempo è difficile da sostenere, soprattutto in periodi di difficile congiuntura economica. Il Governo sta mettendo a punto una strategia di inclusione finanziaria e forse di revisione del welfare che è accompagnata da tutta la comunità internazionale presente qui a Tunisi, proprio per sottolineare l’importanza di questa riforma. Anche la Cooperazione italiana sta facendo quanto possibile e sta assistendo il Governo in questa riflessione.  Già da questa settimana ci saranno alcuni esperti che lavoreranno con il Ministero delle Finanze tunisino per vedere come definire un quadro normativo per la possibile creazione d’imprese sociali capaci di sostituire alcuni servizi e alcuni ambiti di welfare che ancora sono a totale carico dello Stato. Noi pensiamo che sia importante accompagnare questa trasformazione del sistema di welfare, da un sistema fortemente centralizzato ad un sistema più deconcentrato, in cui anche i privati avranno un ruolo.

Lei ha parlato di linea di credito quale strumento per accompagnare questo cambiamento. Come può la Tunisia usufruirne concretamente?

“Come ho detto, stiamo pensando come accompagnare questa strategia di inclusione finanziaria che sta per essere messa a punto anche con il nostro aiuto, assieme alla Banca mondiale, all’Unione Europea ed altri donatori attraverso una apertura della linea di credito ad hoc per le imprese sociali. Vorremmo anche favorire delle forme di partenariato e dei ponti tra le realtà ed esperienze già acquisite delle regioni italiane e dalla società italiana con l’esigenza di intervenire in questo settore da parte tunisina. L’esperienza italiana di imprese sociali è certamente rilevante e nasce da una realtà sociale ed economica molto specifica. Non sarà certo un sistema esportabile, ma penso che sia importante condividere la vasta esperienza acquisita in Italia in questo settore per sostenere le riforme tunisine.

 

Cinzia Olianas

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