NOSTRI PROBLEMI
Tempo di elezioni in Europa: dopo il Regno Unito, Francia e Italia hanno votato per le legislative la prima, per le comunali la seconda.
Se i risultati confermano in Francia l’ascesa irresistibile del nuovo partito del Presidente Macron “En Marche” e la grave sconfitta del partito socialista, in Inghilterra il partito conservatore del Primo Ministro Theresa May ha perso la sua maggioranza assoluta, mentre i laburisti ottengono un risultato inaspettatamente alto, obbligando i conservatori ad allearsi con gli unionisti nord-irlandesi. In Italia, il movimento di Grillo subisce una pesante sconfitta mentre gli schieramenti tradizionali destra/sinistra riprendono vigore, con una destra che segna punti. Rivedremo le grandi coalizioni che nel passato hanno così tanto messo a repentaglio la stabilità dei governi? Se il partito di Berlusconi non aderisce con entusiasmo al partito di Salvini o della Meloni, vedremo nei prossimi mesi un riavvicinamento tattico? Il grillismo chiude un’era di gloria o saprà ricomporsi dopo questa sconfitta?
Il Partito Democratico, benchè non abbia fatto faville, nell’insieme rimane stabile, anche se la perdita di alcuni comuni tradizionalmente di sinistra è un segno di stanchezza degli elettori, per un partito che è sempre più di governo ma sempre meno dei territori.
Nel mondo arabo, la rottura delle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Qatar, con le accuse a quest’ultimo di finanziare l’ISIS, ha riacceso anche in Tunisia delle questioni assopite. Lo scandalo del finanziamento per l’arruolamento dei giovani tunisini nelle fila jihadiste, attraverso la Libia e la Turchia, riempiono le colonne dei giornali. Ma è una questione che già da diversi anni suscita l’inquietudine dei tunisini: come mai il paese ha fornito ai jihadisti un numero così ingente di giovani? Chi ha pagato il loro spostamento verso le zone di conflitto ed il loro addestramento militare? Ci sono delle responsabilità politiche nella tratta del terrore? Sarà possibile proseguire e rendere pubbliche le inchieste in corso, senza rischiare di mettere a repentaglio i faticosi equilibri politici a cui assistiamo da due anni? La guerra alla corruzione iniziata dal Primo Ministro Youssef Chahed, nella quale affarismo, contrabbando e terrorismo si intersecano, potrà essere condotta senza l’affossamento di dossier che inevitabilmente macchierebbero il mondo politico?
Se in effetti i cittadini tunisini approvano e sostengono Chahed, gli aggrovigliati intrecci politico-economici sono tali da ridurre l’efficacia dei suoi sforzi. La corruzione ormai è diventata un fenomeno sociale che coinvolge tutti i settori, dagli uomini d’affari all’amministrazione pubblica. Occorre un sostegno forte al governo Chahed. Potrà ottenerlo?
Mentre finanziamento al terrorismo e lotta alla corruzione occupano le prime pagine dei media tunisini, la questione degli arresti di 6 giovani per aver mangiato in luoghi pubblici durante il mese di Ramadan, interroga le nostre coscienze ma anche la Costituzione stessa, che nel suo articolo VI recita che: “lo Stato garantisce la libertà di credo, di coscienza ed il libero esercizio dei culti.” Se la questione della laicità viene percepita dalla maggioranza come una minaccia alla coesione dei credenti, va detto però che la libertà religiosa è il fondamento della tolleranza e della democrazia. Senza diritti inalienabili dell’uomo possiamo essere democratici?
Il G7 a Taormina ha visto una maggiore compattezza degli europei ma l’inesorabile uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima, confermata dalla dichiarazione di Trump, con grave pregiudizio per la situazione climatica del pianeta, che rischia, nei prossimi decenni, di estendere le zone aride con i rischi “collaterali” di ulteriore impoverimento delle popolazioni già in esposte a carestie ed a rischio d’emigrazione “ecologica”. L’incontro ministeriale sull’ambiente del gruppo dei Sette, a Bologna, ha confermato la posizione americana, in particolare dopo che Scott Pruitt, capo dell’Agenzia di protezione dell’ambiente negli Stati Uniti, ha lasciato bruscamente il tavolo delle trattative.
Queste posizioni dimostrano che il tema ecologico è una questione politica e non solo l’espressione romantica degli amanti della natura o, peggio, dei fanatici altermondialisti, come spesso si pensa, banalizzandone i termini. L’ambiente nel quale vivremo segnerà il nostro futuro e non potremo non essere responsabilizzati dagli effetti negativi che provocherebbe un ulteriore cambiamento climatico.
Tra il 24 ed il 26 giugno ci sarà la fine del mese di Ramadan. A tutti i musulmani buona e serena festa!
Per festeggiare nella tolleranza e nella condivisione, il Circolo Valenzi con associazioni tunisine ha organizzato dai frati salesiani della Manuba, una cena di Iftar il 15 giugno dal nome simbolico “Insieme”.
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