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 812 - DUE START UP PER LA MEDICINA TUNISINA

 

Nei progetti coinvolte istituzioni e ospedali tunisini e siciliani. Cresce la ricerca, premiate due start up. Fondi speciali per attività nel campo della diagnostica medica.

 

Due start up tunisine premiate con un fondo speciale per avviare la loro attività. E la ricerca decolla in un settore di straordinaria importanza come quello della diagnostica medica. Il riconoscimento è avvenuto di recente e consentirà alle due start up di ricercatori di iniziare le loro attività al tecnopolo El Ghazala di Tunisi.

Le due società sono state create nell’ambito del progetto di collaborazione tra l’Unione Europea e i Paesi vicini del bacino del Mediterraneo denominato Aida che si occupa di diagnostica di malattie autoimmuni.

Il primo progetto riguarda quattro biologi che hanno studiato procedure destinate a migliorare la diagnostica genetica molecolare e la presa in carico terapeutica di alcuni tipi di cancro, mentre il secondo progetto è il frutto del lavoro di due ricercatori in informatica che hanno sviluppato un software in grado di monitorare la modifica del volume delle strutture cerebrali nei pazienti affetti da patologie neurodegenerative.  Si tratta di ambiti di ricerca sui quali il progetto Aida ha focalizzato le sue finalità: esso, infatti, mira alla creazione in Tunisia di start-up innovative nel campo delle tecnologie di informazione e comunicazione applicate alla sanità che possano migliorare studi e diagnosi, in alcune strutture sanitarie della Sicilia e della Tunisia, delle malattie autoimmuni come il diabete di tipo 1, la celiachia, la sclerosi multipla, l'ipotiroidismo. Il lavoro avviene attraverso l'installazione di sistemi informatici di acquisizione di immagini e dati per consentire analisi precise e precoci sui pazienti.

Si tratta di un campo di ricerca dai risvolti sociali particolarmente rilevanti in quanto si tratta di patologie importanti e diffuse: le malattie autoimmuni, infatti, costituiscono oggi il terzo grande processo patologico dopo le malattie vascolari e i tumori. Esse sono patologie causate da alterazioni del sistema immunitario e fanno la loro comparsa in maniera subdola. Alcuni studi sulla popolazione hanno dimostrato che circa il 3% delle donne incinte sono affette da ipotiroidismo; il 10,4% delle donne e il 9,3% degli uomini soffrono di diabete. Attualmente la tecnica utilizzata per la diagnosi delle malattie autoimmuni è l'Ifi, la Immunofluorescenza indiretta. A Tunisi il numero di test di ricerca di auto-anticorpi utilizzato per Ifi supera i 15 mila all'anno, mentre in Sicilia sono 50 mila all'anno.

“La base del progetto - ha spiegato il coordinatore, il professore Giuseppe Raso dell’Università di Palermo -, è la creazione di un grande database composto da immagini e dati del test Ifi. L'applicazione di software specifici, permetterà di supportare le diagnosi dei medici. I fattori di rischio delle malattie autoimmuni - ha aggiunto Raso - sono a volte genetici e a volte ambientali. Lavorare con popolazioni vicine sul piano genetico e per condizioni climatiche come sono quelle della Sicilia e della Tunisia, ma differenti sul piano delle abitudini alimentari e culturali, ci consentirà di fare delle analisi comparative”'.

Capofila del progetto è l'Università di Palermo - Polo didattico di Agrigento, in partenariato con il centro Pasteur di Tunisi, l'ospedale Charles Nicolle, l'Università El Manar di Tunisi e il ministero della Salute del paese nordafricano. Attraverso questo processo si vuole sviluppare un processo di cooperazione tra strutture universitarie e sanitarie siciliane e tunisine, così da implementare le sinergie tra i Paesi del Mediterraneo nella ricerca e nell’istruzione superiore, anche in considerazione dell’implementazione di nuove tecnologie.

Dal punto di vista tecnico il progetto prevede l’installazione di stazioni computerizzate in alcuni ospedali della Sicilia e della Tunisia, per l’archiviazione dei Ifi, utilizzando un software molto innovativo sviluppato presso l'Università di Palermo. L’assistenza tecnica sarà fornita dal dipartimento di Fisica e Chimica dell’Università di Palermo e altre aziende affiliate. Il software utilizza un "sistema esperto", sviluppato con tecniche di intelligenza artificiale; questi algoritmi richiedono una fase di apprendimento, secondo un protocollo già brevettato ed utilizzato in altri settori, e si basa su informazioni ottenute direttamente dalle immagini e dai dati contenuti nella cartella clinica compilata direttamente dai medici. Così, la cooperazione tra i partner del progetto permetterà una migliore ottimizzazione dei sistemi esperti e la fornitura di attrezzature adeguate e moderne presso i laboratori della Sicilia e della Tunisia, favorendo scambi di informazioni, dati e attività in sinergia.

Tra i risultati che i promotori del progetto si attendono vi sono le possibilità di cooperazione tra università e strutture sanitarie siciliane e tunisine per aumentare la sinergia tra i Paesi mediterranei nel campo della ricerca, la creazione di un database refertato di immagini e dati del test di Immunofluorescenza indiretta; la validazione di sistemi informatici esperti a sostegno della diagnosi Ifi utilizzati negli ospedali coinvolti; la cooperazione tra la Tunisia e la Sicilia nella ricerca e nella formazione nel campo dell'immunologia e del medical imaging e la realizzazione di studi epidemiologici sulle malattie auto-immuni in regioni vicine geograficamente ma diverse nei costumi, abitudini e problemi sociali. Si tratta di ricerche di grande interesse scientifico perché consentono di disegnare un quadro aggiornato sull’incidenza di questo genere di malattie e di ricavare dati significativi sull’incidenza dell’ambiente e delle abitudini sulla loro insorgenza e diffusione.

Oltre al dato meramente scientifico, il progetto avrà una ricaduta anche sotto il profilo lavorativo, in quanto aprirà delle nuove opportunità di lavoro nel settore delle tecnologie di comunicazione e informazione applicate alla sanità, avrà ricadute su nuove attività di distribuzione, produzioni e servizi, sia in Sicilia che in Tunisia.

Il progetto coinvolge come partner e collaboratori moltissime realtà scientifiche dei due paesi a dimostrazione della vastità del progetto. I partner sono infatti: il Dipartimento di Fisica e Chimica dell’Università di Palermo, l’assessorato alla Sanità della Regione Sicilia, la Provincia di Agrigento, l’Azienda dei servizi alla persona, l’Unità operativa di Patologia di Clinica di Trapani, il ministero della Salute pubblica di Tunisi, il laboratorio di genetica, immunologia delle Patologie umane della Facoltà di Scienze di Tunisi El Manar, L’Institut Pasteur di Tunisi, l’ospedale Charles Nicolle di Tunisi. I partner associati e collaboratori sono invece il Dipartimento delle Attività produttive della Regione Sicilia, l’Unità operativa di Patologia Clinica dell’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo, l’Unità operativa di Patologia Clinica dell’ospedale civico di Palermo, l’Unità operativa di Patologia clinica dell’ospedale di Sciacca, l’ospedale de l’Ariana di Tunisi e il Technopolo Sidi Thabet di Tunisi.

 

Giuseppe Porzi

 

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