NOSTRI PROBLEMI
“E quando, superando l'orizzonte del vecchio continente, si abbracci in una visione di insieme tutti i popoli che costituiscono l'umanità, bisogna pur riconoscere che la federazione europea è l'unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l'unità politica dell'intero globo.” Così scriveva Altiero Spinelli nel suo Manifesto di Ventotene scritto con Ernesto Rossi nel 1941 nel quale mostrava come l’espressione suprema del nazionalismo ossia il totalitarismo poteva essere combattuto solo attraverso la creazione di una federazione europea, unica garante della pace in Europa.
In un contesto di generalizzato euroscetticismo e di tentazioni nazionaliste, il Manifesto di Spinelli va riletto anche se contestualizzato alla nostra realtà odierna e senza occultare i problemi che il modello attuale dell’Europa pone per la creazione di uno spazio comune in cui il cittadino possa riconoscersi senza considerare, come spesso è il caso oggi, che l’Europa costituisca un freno piuttosto che un incentivo allo sviluppo. In questa crisi generalizzata delle istituzioni e dei suoi rappresentanti occorre certamente dare un soffio nuovo al progetto europeo mentre abbandonarlo sarebbe mortifero per tutti.
Come diceva un secolo prima di Spinelli Giuseppe Mazzini siamo destinati “ad organizzare un'Europa di popoli, indipendenti quanto la loro missione interna, associati tra loro a un comune intento".
Proprio per riaffermare la volontà europea si sono riuniti a Roma i capi di governo dei 27 paesi dell’UE per festeggiare i 60 anni del Trattato di Roma, tra speranza e contestazione.
Nella loro dichiarazione i 27 hanno ribadito “l’indivisibilità” dell’Europa ed “il suo avvenire comune” riconoscendo il fatto che pur seguendo una stessa direzione, i ritmi per conseguire uno stesso risultato possano essere diversi da paese a paese. I capi di Stato europei presenti nella Capitale hanno ribadito gli impegni presi nel 1957, nonostante il brexit del Regno Unito e le sue possibili conseguenze negative sull’Europa, siglando questi nuovi concetti per l’UE.
Gentiloni nel suo discorso ha affermato che se dal 57 il mondo è cambiato ed anche le attese occorre ridinamizzare l’Europa. In effetti “La globalizzazione coi suoi effetti positivi e i suoi complessi squilibri, le minacce del terrorismo internazionale, la più grave crisi economica dal dopoguerra, i grandi flussi migratori e un ordine mondiale più instabile ci hanno dimostrato che la storia è tutt’altro che finita. All’appuntamento con questo mondo cambiato, l’Europa si è presentata con troppi ritardi. Sull’immigrazione, la sicurezza, la crescita, il lavoro. Non possiamo – ammoniva Jean Monnet – “fermarci quando attorno a noi il mondo intero è in movimento”. Purtroppo lo abbiamo fatto. Ci siamo fermati. E questo ha provocato una crisi di rigetto in una parte della nostra opinione pubblica, addirittura maggioritaria nel Regno Unito. Ha fatto riaffiorare chiusure nazionalistiche che pensavamo consegnate agli archivi della storia. Ecco il vero messaggio che deve venire dalle celebrazioni di oggi. Abbiamo imparato la lezione: l’Unione riparte. E ha un orizzonte per farlo nei prossimi dieci anni.”
In Tunisia, sebbene la libertà di coscienza sia iscritta nella costituzione, continuano ad imperversare appelli liberticidi con le dichiarazioni del Presidente del consiglio degli imam durante una conferenza stampa tenutasi il 6 aprile a Tunisi nella quale ha rivendicato la dissoluzione di associazioni in difesa dei diritti degli omosessuali, la promozione di un turismo religioso, la chiusura dei locali notturni e l’interdizione della vendita di alcolici. A queste limitazioni palesi della libertà di coscienza hanno fatto eco la chiusura a El Jem di un punto di vendita di alcool e la condanna ad un anno di prigione di un disc jockey britannico il quale aveva inserito l’appello alla preghiera nei suoi missaggi musicali. Inquietante!
Il 9 aprile si festeggia in Tunisia la Festa dei Martiri per ricordare la strage commessa nel 1938 dalle autorità coloniali contro gli indipendentisti tunisini ed in Italia il 25 aprile si festeggia la Liberazione, una data da non scordare anche in concomitanza con i festeggiamenti del Trattato di Roma.
Si festeggia il 16 aprile la Pasqua cristiana e dall’ 11 al 19 aprile gli ebrei festeggiano Pesah, la pasqua ebraica. A tutti i credenti il nostro augurio di pace e serenità.
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