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  In Tunisia
 801 - 10° CONGRESSO DEL PARTITO ENNAHDHA

 

Al 10° Congresso di partito Ennahdha gioca le sue carte nello scacchiere della democrazia

 

Durante il congresso di partito, Ennahdha oggi all’opposizione in Tunisia, annuncia ufficialmente ai suoi sostenitori di voler prendere le distanze dalla religione. Presto un nuovo look quindi per il partito? Così sembrerebbe dalle dichiarazioni del suo Leader nel corso dell’ultimo congresso di partito che si è svolto ad Hammamet dal 20 al 22 maggio scorso. E cosi a 74 anni e davanti a 1.200 delegati, Rached Gannouchi ha dichiarato che “l’islam politico non ha più  alcuna giustificazione in Tunisia. Ci occuperemo solo di attività politica e non di religione. Sarà un bene per i politici, che non saranno più accusati di strumentalizzare la religione. E lo sarà per la religione, mai più ostaggio della politica”. Il Leader del movimento islamico Ennahda potrebbe aver inaugurato il tracciato di una nuova linea, che fin qui si è ispirata, come tutti i partiti di matrice islamica, alle teorie di Sayyid Qutb, l’ideologo egiziano di inizio ‘900 spesso considerato il cattivo maestro del jihadismo di oggi. Ospite d’onore al Congresso il Presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi, in passato avversario del movimento islamista tunisino e oggi suo primo alleato, il quale ha lodato la capacità di Ennahda di “rompere definitivamente con l’indottrinamento e la monopolizzazione della religione islamica”.

Molti politologi hanno analizzato le dichiarazioni dei vertici di Ennahdha. Certamente come tutti i processi di cambiamento, se questo avverrà, richiederà dei tempi fisiologicamente lunghi.
Forse in questa fase sarebbe più corretto parlare di distanza più che di scissione tra politica e religione, una buona cosa in sé. I vertici di partito chiedono oggi che un membro attivo del partito, non trasformi più i suoi comizi in propaganda religiosa. Parallelamente un leader religioso, appartenente a Ennahdha, dovrà mantenere il suo ruolo di militante di partito. Ed è soprattutto qui, al momento, che risiede la novità in seno al partito.

E’ normale non poter rompere rapidamente con i vecchi dogmi per un partito di stampo politico-religioso che fino a tempi recenti, tentava di riportare in auge la religione musulmana e con essa la chaaria. Nel corso del Congresso è stata anche annunciata l’apertura del partito a personaggi di spicco non islamisti, “purchè gli stessi condividano i principi base di questo movimento arabo-musulmano”. Vi è stato anche un tentativo di apertura verso altri profili di elettori, ma è ancora prematuro fare un’analisi degli stessi.

Tuttavia non si è accennato in questa fase, all’imprescindibilità di autonomia da parte delle numerose associazioni religiose e caritative che gravitano intorno a Ennahda e da cui dipendono. Attraverso queste associazioni umanitarie, Ennahda è particolarmente presente nelle regioni in cui ha la maggioranza, con piena libertà operativa delle associazioni stesse, destinate a ramificarsi. Attraverso l’associazionismo il partito ha la piena facoltà di vivificare la religione in seno alla società, nei luoghi di culto, scuole, centri di incontro, asili infantili coranici.

Teoricamente a priori non si può sapere dove sfocerà la nuova apertura di Ennahda, e le sue ricadute sul plateau elettorale. Sono sempre più numerosi i partiti religiosi di stampo islamista nel mondo arabo che elogiano l’islam moderato, a favore di una linea che separi la politica dalla propaganda religiosa, in nazioni in cui comunque l’Islam resta la religione di stato. L’esercizio del potere politico, l’integrazione nel gioco politico, più o meno democratico, costringe anche i partiti più conservatori non solo ad una certa flessibilità di azione, ma anche ad una certa evoluzione che passa attraverso l’immagine e la comunicazione mediatica. E dove se non in politica la flessibilità e l’adattabilità è indispensabile e facile da propagandare? In Europa ed in Italia tutti i leaders e formazioni politiche esprimono piena soddisfazione per questa svolta che ha trovato il consenso in casa Ennahda dell’80,8% dei congressisti presenti allo stadio di Rades. Ghannouchi aveva già fatto pregustare la novità nelle settimane antecedenti il congresso, confermando con questa scelta l’eccezionalità dell’Islam politico di Ennahda, che si innesta nella transizione civile e democratica del Paese.

La Tunisia è una terra piena di vita e di orgoglio, lo stesso orgoglio che ha animato la Rivoluzione dei gelsomini del 2011, quando migliaia di giovani scendevano in piazza per reclamare libertà dalla dittatura. Quei giovani oggi si confrontano con le ricadute economiche del terrorismo, è vero, ma anche con l'assegnazione del Nobel per la pace al Quartetto, e con la libertà di stampa prima inesistente.

Anche la stabilità politica del Mediterraneo passa attraverso il guado della politica, ed è il veicolo per lo sviluppo dell’economia.

La Tunisia seppur soffrendo, ha sfornato una buona Costituzione, una delle migliori del Mediterraneo e può costituire un punto di riferimento per i paesi confinanti. E’ fondamentale che l'Europa, oltre che l'Italia, continuino a sostenere il processo di transizione democratica su tutti i fronti possibili.

Per l'Italia la Tunisia continua a essere un partner commerciale d’eccellenza: l'Italia è attualmente il secondo investitore e il secondo partner commerciale della Tunisia, con un interscambio bilaterale nel 2015 pari a circa 5,5 miliardi di euro e oltre 800 aziende italiane operanti sul territorio: sono numeri che attestano la nostra volontà di sostenere il processo di sviluppo di questo Paese che deve essere stabile per attirare ulteriori investitori, e comporre quel mosaico culturale ed economico indispensabile alla crescita ed al contrasto del fondamentalismo radicale.
Questi segnali di attenzione si sono rinnovati di recente con la missione imprenditoriale italiana, guidata dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ha avuto lo scopo di approfondire le opportunità di business offerte dal mercato tunisino, in termini commerciali, di partnership industriali e investimenti. Il Business Forum Italia-Tunisia che si è svolto a Tunisi, nella sede dell'Utica, l'associazione degli imprenditori tunisini, è stato la testimonianza del grande interesse che l'Italia continua ad avere verso questo Paese. Progetti come l'Elmed per l'interconnessione energetica tra Tunisia e Italia rendono evidente questa sinergia.

La sfida per la Tunisia è quella di realizzare una democrazia inclusiva che sappia guadagnare fasce di popolazione che oggi si sentono escluse dalla partecipazione e dalla vita dello Stato. La sfida per l'Europa è invece quella di sostenere con convinzione la transizione tunisina che può diventare anche un modello di cooperazione fondamentale per la stabilizzazione dell'intera area mediterranea. Lo dobbiamo a un popolo che oggi, più che mai, ha bisogno di non essere abbandonato a se stesso.

 

M.I.

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