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Collettività
787 - DIRITTO E CULTURA IN TRANSIZIONE: IL FESTIVAL MEDITERRANEO DELLA LAICITÀ A TUNISI. |
Approda a Tunisi, il Festival Mediterraneo della Laicità
In conclusione della sua settima edizione tenutasi a Pescara, nei mesi di settembre e ottobre 2014, il Festival abbruzzese, in collaborazione con LabOnt, dipartimento di Filosofia di Torino diretto dal filosofo Maurizio Ferraris e l’Istituto Kate Hamburger Kolleg di Bonn, orgnizza la Conferenza Internazionale «Diritto e cultura in Transizione». |
Altri partner di quest’iniziativa sono l’OTTD, Observatoire de la Tunisie Transition Démocratique, l’istituto di Alta cultura di Bonn ‘’Rechtskulturen im Ubergang’’, culture giuridiche in transizione con la partecipazione del politologo tedesco Otto Kallscheuer.
Svoltasi il 27 febbraio 2015, nella sede di Beit Al-hikma, Casa della Filosfia, la Conferenza è stata un prezioso incontro tra studiosi italiani, tunisini e tedeschi, ha visto nel centro di dibattito tematiche come tranzione, democrazia, cultura e diritto, e adottando una lettura comparativa e critica dell’attualità, si è giunta a mettere in rilievo l’importanza del dialogo per una coabitazione pacifica.
Una giornata di studio intensa, viene quindi a concludere il Festival Mediterraneo di Laicità nella sua settima edizione. Dopo gli incontri a Pescara, e l’assegnazione del premio Laici per il Mediterraneo al giurista, politologo e pittore tedesco, Werner Gephart, il Festival sceglie la Tunisia per portare il dialogo alla riva sud del Mar Nostrum, A Tunisi, laddove sono in corso molti cambiamenti degni di esser osservati ed analizzati. A Tunisi perché rappresenta proprio un laboratorio di una eccezionale transizione giuridica, politica e culturale, spiega Silvana Prosperi, presidente dell’associazione Itinerari laici e curatrice del Festival.
Lo scopo dell’incontro -come lo ribadisce Prosperi nel comunicato stampa dell’evento- è quello di contribuire alla costruzione di un tratto di Mare Nostrum, condiviso ed in pace.
Un Mare Nostrum, condiviso ed in pace. Questa è stata l’aspriazione di Werner Gephart, che ha vinto il Premio Laici per il Mediterraneo 2014. Gephart nutre una passione per il Mediterraneo, questo “mondo del tutto particolare, luogo di nascita delle religionimonoteistiche, come anche quello del politeismo degli dei funzionali di Max Weber; il paese di nascita delle grandi culture di diritto in Grecia, inMesopotamia, del diritto dei papiri, del diritto romano e musulmano.” Ma oggi la realtà è un’altra: il Mediterraneo oggi è invaso da guerre e terrori.
Questo spazio »deve diventare un mare nostro: un Mare nostrum, che realizzi la promessa kantiana dell‘iuscosmopoliticum, e cioè l’ospitalità.’’ Ribadisce Gephart.
La Tunisia, in tutto questo, è una rilevante fonte di speranza. Verso la Tunisia dove sono in corso processi di transizioni giuridiche, politiche e culturali, si voltano gli sguardi per osservare ed analizzare, studiare e criticare. E nella conferenza, a raccontare la Tunisia sono tre abili persone: lo storico Hichem Djait, il politologo Hamadi Redissi e l’artista Fadhel Jaziri.
Lo storico Hichem Djait, studioso di cività araba e islamica, nonché presidente di Beit al-Hikma, ha parlato di cultura e religione in Tunisia. La religione nel paese dei gelsomini fa parte delle tradizioni, relione è cultura, fa notare Djait. »Tempo fa, il digiuno era celebrato come una festo e anche chi non fa il Ramdan, aderisce a questo rito, a questa cerimonia » ricorda il presidente della Casa della Filosofia. Ad un certo momento, il religioso ebbe una regressione dovuta alla struttura del mondo moderno e ora in una specie di reazione, la religione sta facendo il suo ritorno con forza e fracasso, con una certa violenza che il filosofo Djait, confessa di non poterne dare una spiegazione: sarà per il rifiuto della modernizzazione, come modello imposto dall’occidente, o per una straziante nostalgia per un passato glorioso, o forse si tratta di una rilettura della storia? Sono tutte ipotesi che Djait avanza senza affermare nessuna di esse. Violenze e orrori lo lasciano molto scettico, e poco ottimista.
Per quanto riguarda la transizione politica e giuridica, le cose sono poco chiare. E si registrano, secondo Hamadi Redissi, grandi paradossi che riguardano le istituzioni democratiche e lo stesso staff che dirige il paese; per citarne un paio, gli islamisti che vogliono passare per modernisti, e i modernisti che si riconoscono nella religone, l’ambiguità e la mancanza di precizione di talune leggi relative alla giustizia transizionale…
Una visione più ottimistica è quella dell’artista, Fadhel al-Jaziri per cui la Tunisia è sulla buona strada, e i frutti di un lungo cammino di resistenza e impegno sociale, politico ed artistico e di mobilizzazione intellettuale, si sono già fatti vedere. »È vero che di tempo disposizione non c’è ne tanto, ma ce la faremo, quel che occore sono riforme radicali, vere riformo e io sono ottimista’’ Dichiara al-Jaziri.
Su note ottimiste che hanno sottolineato di nuovo l’importanza del dialogo, del pluralismo, di una visione critica di diritto e cultura, si è concluso l’incontro.
E se alla domanda di Gephart « È forse il progetto laico la chiave per la pace perpetua, o una pace almeno temporanea, tra i popoli?’’, vogliamo rispondere. La risposta sarà: sì!
Kaouther Rabhi
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Elia Finzi |
Tunisi 1923-2012
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