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  In Tunisia
 785 - INTERVISTA A LUCE LACQUANITI

 

“I MURI DI TUNISI. SEGNI DI RIVOLTA”

 

Raccontare tramite le foto delle scritte e delle immagini dei muri della capitale la complessa fase di transizione democratica vissuta dalla Tunisia a partire dalla rivoluzione del 2011 fino allo svolgimento delle elezioni del 2014, compresi i suoi momenti difficili e le contraddizioni.

Questa l'idea originale alla base del libro ''I muri di Tunisi. Segni di rivolta'', (edizioni Exorma) di Luce Lacquaniti, laureata in Lingue e civiltà orientali ed esperta di paesi arabi, che in Tunisia ha vissuto personalmente a lungo.

Che significato attribuisce alle scritte sui muri?

Innanzitutto si tratta di un fenomeno relativamente nuovo in Tunisia: prima del 2011 era raro vedere scritte che non fossero quelle degli ultras (per quanto il ruolo degli ultras nel contesto rivoluzionario non vada sottovalutato) o cose tipo "Dio maledica chi getta la spazzatura qui". Per contro, dal 2011 in poi, si è assistito a un exploit di questa forma espressiva. Quindi, per prima cosa, mi sono chiesta il perché di questa novità: è possibile che sia indice di una nuova libertà di parola e di una volontà (e allo stesso tempo maggiore possibilità) dei cittadini comuni di partecipare al dibattito pubblico? Secondo me, decisamente sì. Questa volontà si è esplicata in molti ambiti; i muri della città sono solo uno di essi, ma a mio parere particolarmente interessante, perché si tratta di uno spazio aperto a tutti e che accoglie contenuti particolarmente spontanei.

Secondo punto, che conferma il primo: anche a un'occhiata veloce, appare chiaro che il 99% delle frasi scritte sui muri hanno contenuto politico.  Si parla solo d'attualità. Se pensiamo che in "occidente" i graffiti abbiano, in parte, perso la loro funzione originaria di contestazione per diventare decorazione o strumento per marcare il territorio, è interessante vedere come in Tunisia (ma anche in Egitto, e oltre...) muri e attualità politica siano, invece, strettamente legati.  E siccome il periodo appena conclusosi in Tunisia, dal punto di vista politico, è particolarmente interessante - il cosiddetto periodo di "transizione" - ho pensato che queste scritte ne costituissero una documentazione importante. Per me hanno quasi valore storiografico: però  non raccontano la storia ufficiale, bensì le reazioni della società civile, giorno dopo giorno, a tutti gli avvenimenti del periodo.

Si tratta di una documentazione definitiva?

Chiaramente no, il dibattito nel paese in generale è in fieri, e così anche il dibattito sui muri - sui quali, per loro natura, si scrive, si cancella e si riscrive: il mio libro si conclude, infatti, con la foto di una scritta che dice, in maniera provocatoria: "rivernicia". Devo dire che ultimamente ho notato una certa stagnazione (disillusione?) nel suddetto dibattito - e il sintomo più evidente, per me, è che i muri delle "arcades" di  Avenue de France sono bianchi da mesi. Ad ogni modo, se usiamo il termine "rivoluzione", dobbiamo ammettere che una rivoluzione non si fa da un anno all'altro. Mi auguro che sia solo l'inizio di un lungo percorso per la Tunisia, che abbia un esito positivo e al riparo da possibili restaurazioni, che sono più che mai in agguato. Possiamo vedere le scritte sui muri come uno degli aspetti di una rivoluzione culturale ai suoi inizi. Per quanto riguarda il libro, comunque, mi è sembrato opportuno circoscrivere il lavoro e mettere un punto in un momento che avesse un suo significato: ho scelto le elezioni del 2014, ufficialmente la fine del periodo di transizione. Quindi documento il periodo 2011-2014. Soprattutto nella capitale, con poche incursioni in altre città, laddove mi sono occupata di gruppi di writer che agiscono su tutto il territorio tunisino.

Che tipo di lettura offre al pubblico italiano?

La vita politica tunisina è raccontata attraverso le scritte sui muri, e questa è di per sé una cosa inedita perché tutto ci viene raccontato dalle voci stesse degli abitanti, dal basso. Ma come leggo io i contributi dei tunisini? Il mio è un punto di vista da persona che è stata immersa nella realtà tunisina; tra settembre 2012 e giugno 2013 ho abitato stabilmente a Tunisi e ho vissuto insieme ai tunisini molti degli avvenimenti importanti del periodo, dai fatti di Siliana, al proclamato sciopero generale dell'UGTT, all'omicidio di Chokri Belaid, alla prima crisi di governo e conseguente rimpasto. [Ulteriori note personali: prima di quel periodo, ero stata in Tunisia per periodi più brevi nel 2010 - quindi prima della rivoluzione, il che mi permette un minimo di confronto - e a inizio 2012. Dopo quel periodo, invece, sono tornata fino ad oggi quattro volte per brevi periodi (due settimane, un mese...). Ho il vantaggio di parlare l'arabo (sia classico che dialetto) e di poter conversare con gli amici tunisini nella loro lingua - oltre che poter comprendere i quotidiani, i post in rete, i notiziari tv. L'anno in cui ho vissuto lì poi, studiavo l'arabo classico al livello avanzato del Bourguiba e in classe parlavamo costantemente di attualità in arabo; ci facevano addirittura ascoltare e commentare in classe le notizie flash alla radio, tutti i giorni due volte al giorno - cosa che, oltre a testimoniare il cambiamento generale di clima, mi ha decisamente aiutato nel percorso.]

Ho corredato le foto di traduzioni e soprattutto estesi commenti, per guidare il lettore italiano alla comprensione delle scritte, in mezzo a una folla di nomi, eventi, riferimenti culturali etc. che non sono molto noti in Italia. Le scritte sono il tramite per addentrarsi nella realtà tunisina, e io cerco solo di fornire al lettore italiano alcune informazioni per comprendere questa realtà - che ho vissuto dall'interno, ma allo stesso tempo dall'esterno, visto che non sono tunisina, e che fa parte del mio ambito di studi, visto che sono laureata in lingua e cultura araba. Ma quasi tutto ciò che dico non viene dai libri, bensى dal campo. Cerco di restituire il più possibile le voci stesse dei tunisini, che non sono una voce sola, ma che formano un quadro composito e movimentato. Il percorso della cosiddetta transizione ne risulta costellato di dubbi e contraddizioni. In generale, la situazione non si può ridurre a una lettura univoca o semplificata, così come appare dall'Italia.

 

P.P.

 

***

Ricordiamo che il volume sarà realizzato attraverso un'operazione di crowdfunding. Dato il valore sociale del libro e il suo punto di vista "dal basso", con la casa editrice indipendente Exorma, l'autrice ha pensato di coinvolgere un pubblico di interessati in una forma di finanziamento collettivo dal basso.

Per informazioni:

https://www.produzionidalbasso.com/project/i-muri-di-tunisi-segni-di-rivolta/ 

oppure

http://linkpdb.me/696

 

 

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