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  In Tunisia
 783 - La situazione politica post-elettorale in Tunisia

 

Considerazioni europee sulla nascente democrazia

 

Il 26 ottobre 2014 è certamente una data da annoverare tra le più importanti per la politica tunisina e per il processo di institutional democratic building.

Nonostante la presenza di alcuni potenziali fattori di instabilità, tra i quali è possibile citare le persistenti disparità  socio-economiche regionali tra la parte costiera e le zone interne e meridionali, la debolezza dell’economia e la presenza di embrionali forme di islamismo radicale e di cellule jihadiste all’interno del paese, manifestatesi con gli attentati ai due membri dell’opposizione Chokri Belaid e Mihamed Brahmi nel 2013 ed altri fenomeni violenti che hanno interessato sia le città che i  confini con l’Algeria, le elezioni tunisine si sono svolte in un clima positivo al di sopra di ogni aspettativa.  Le elezioni legislative tenutesi lo scorso 26 ottobre, le prime consultazioni democratiche a seguito  della Rivoluzione dei Gelsomini  con il  fine di nominare i componenti del parlamento (considerato che il precedente in carica dal 2011 è in realtà un’Assemblea Costituente), hanno visto la vittoria del partito anti-islamista Nidaa Tounes.  Conquistando 85 dei 217 seggi dell’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo, ha superato con un margine di distanza limitato ma significativo il partito di matrice islamica Ennahda (69 seggi) e l’Upl, l'Unione patriottica libera (16 seggi).Tale risultato presenta un importante nodo da sciogliere poiché, nonostante la vittoria, Nidaa Tounes non ha raggiunto una quota di seggi tale da governare autonomamente e per procedere alla formazione dell’esecutivo sarà necessario, a seguito delle prossime elezioni presidenziali previste per il 23 novembre venturo, procedere alla creazione di un’alleanza. Saranno 27 i candidati che si sfideranno in occasione delle presidenziali, ulteriore tassello importante per la transizione democratica della Tunisia.

Dalla parte opposta del Mediterraneo, dall’Italia e più in generale dall’Europa, l’esito delle elezioni legislative e la vittoria del partito laico vengono accolte con profondo ottimismo. La Tunisia rappresenta  a pieno titolo un modello di  riferimento per tutti gli Stati sconvolti dalle Primavere Arabe e dai successivi disordini. Unitamente alla Costituzione promulgata lo scorso gennaio,  il percorso tracciato dalla Tunisia dal 2011 fino alle recentissime elezioni, è considerato un esempio  cruciale per gli altri stati arabi, dall’Egitto alla Libia, fino alla Siria, nel tentativo di delineare delle policies in grado di sostenere la democratizzazione e la tutela dei diritti fondamentali, pur tenendo tuttavia conto della specificità del modello tunisino. Il successo della rivoluzione tunisina è certamente in gran parte attribuibile a tre fattori principali di connotazione storica: la tradizione costituzionale, la forte opposizione politico-civile ed il favore internazionale. I progressi raggiunti ed i nuovi equilibri politici che stanno connotando il Paese in queste ultime settimane determineranno le prossime fasi della transizione politica già in corso, delicati ed importantissimi passi in avanti verso un reale cambiamento politico e istituzionale che inducono il mondo occidentale ad essere ottimista circa il futuro. A seguito del parere positivo espresso dalla delegazione europea inviata in Tunisia con lo scopo di osservare il regolare  svolgimento delle elezioni parlamentari, il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz  non ha esitato ad elogiare le autorità tunisine “per aver garantito il tranquillo svolgimento delle prime elezioni libere dalla fine del regime di Ben Ali”. Rilevanti sono le aspettative nei confronti del  futuro parlamento tunisino, il quale  dovrà dar forma alle aspirazioni democratiche del popolo e fronteggiare tutte le problematiche ancora presenti, procedendo lungo il processo di democratizzazione del Paese. In tal senso il Presidente Schulz ha garantito la presenza dell’Ue al fianco della Tunisia per “affrontare insieme, nel mutuo rispetto, le principali sfide regionali”. La prossimità geografica ed i legami tradizionalmente stretti che contraddistinguono il rapporto tra Tunisia e Italia, costituiscono le motivazioni fondamentali del potenziale supporto che l’Italia, vantando una tradizione civico-statuale millenaria e testimone della costruzione di uno stato democratico costruito sulle ceneri di un regime autoritario, potrebbe offrire nel processo di consolidamento democratico, economico e commerciale della Tunisia nell’ottica più generale di un Mediterraneo come area di pace e cooperazione.

Senza  sottovalutare, dunque, la necessaria prudenza in considerazione dei lunghi tempi necessari allo sviluppo di ogni rivoluzione e all’affermazione di nuovi principi da essa scaturiti, è tuttavia possibile ribadire l’eccezionale portata del fenomeno in atto e confermare la fiducia verso uno Stato che sembra avere ottime possibilità di riuscita nella realizzazione di una reale transizione democratica.

 

Lucia Martines

Business development Executive

Giambrone Law

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