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 782 - DJERBAHOOD

 

A cura di Marysa Impellizzeri

 

Tra i titoli del Newyork Times del 1 settembre 2014 c’era anche questo: In Tunisia, Something Tactile in the ‘Island of Dreams’ (“In Tunisia, c’è qualcosa di tattile nell’isola dei sogni”), corredato dall’articolo di Rooksana Hossenaly. Quindi questa volta se ne parla, eccome! Viene addirittura definito qualcosa di tattile, come se attraverso la vista, ma soprattutto l’atmosfera scaturita, si fossero risvegliati anche i sensi!

A ragione è da considerarsi certamente l’evento più “alternativo” e più nuovo dell’anno: parliamo di  Djerbahood, il museo a cielo aperto che ha visto la luce quest’anno! Ca 150 artisti di oltre 30 nazionalità diverse hanno dato vita alla “street art” in grande stile! Dopo la Tour Paris 13, il team di Itinerrance ha fatto base nel sonnolento, immacolato e antico villaggio di Erriadh nell’interno dell’isola. Un’idea decisamente osée, che non sembrava realizzabile in Tunisia, ed ancor meno a Djerba, uno dei centri più conservatori del Paese.

Una chance unica ad oggi, lunga una settimana, durante la quale ogni artista - bombolette alla mano - attraverso l’arte dei murales, ha espresso liberamente il proprio talento. Unico vincolo: il rispetto dell’autenticità dell’ambiente per non snaturare il villaggio, ma al contrario, portargli un valore aggiunto.

Risultato: molti consensi, curiosità, interesse, visitatori locali e stranieri, ed una copertura mediatica di grande caratura che hanno reso onore all’impegno degli organizzatori. Ne avevamo molto bisogno! Una ventata di sana speranza per il paese.

L’espressione attraverso l’arte, è uno dei motori trainanti della libertà in tutte le sue accezioni. E ancor di più per la Tunisia in questo momento storico di transizione in cui è necessario trasmettere al popolo attraverso azioni aggreganti, il piacere di esprimersi, quello della tolleranza, e quello di poter “giudicare” l’opera dell’altro da un’angolazione costruttiva.

La street art: una forma d’arte spesso contestata o addirittura vietata non solo per l’impatto visivo che genera , ma poiché il confine con il vandalismo collettivo urbano, è molto sottile! E la libertà di uno non deve mai terminare dove inizia quella dell’altro! Quindi via con le autorizzazioni, nel rispetto della legalità!

Lo sa bene  Mehdi Ben Cheikh ideatore dell’evento Djerbahood, che dopo aver dato vita alla galleria Itinerrance nel 13° arrondissement di Parigi, decide di mettercela tutta e di fare qualcosa nel proprio paese, in Tunisia.

Mehdi Ben Cheikh attende  il momento buono; e dopo il successo francese, arriva finalmente quello tunisino. Dopo lunghe trafile, Djerba ha visto quindi in passerella artisti da tutto il mondo, compreso quello arabo: 2 iraniani, 3 sauditi, 1 marocchino, 3 egiziani, 1 libanese, 1 irakeno, 1 siriano e 4 tunisini.

Molti autoctoni hanno esternato inizialmente il proprio scetticismo nei confronti dell’idea! È stata necessaria molta diplomazia da parte della squadra di lavoro, parlare personalmente con loro, talvolta addirittura fare delle prove artistiche assieme. E man mano che i lavori avanzavano ed i dipinti prendevano vita, ne diventavano loro stessi fieri! Il team di artisti ha sempre ricercato la complicità degli abitanti e la grazia delle forme e dei colori, non solo affichè il risultato estetico fosse imperativamente armonioso; la filosofia che ha animato gli artisti era intrisa sin dall’inizio dal forte desiderio di condivisione!

Mehdi Ben Cheick  spiega che uno degli obiettivi del progetto è quello di permettere al villaggio di Erriadh  di diventare economicamente autonomo. Punti di ristoro, ristorantini, percorsi turistici, dovrebbe esserci tutto. E così Erriadh si aggiunge ora alle già note Houmt Souk, Midoun, la Ghriba e la Medina. E se non riuscirete ad andare quest’anno a Djerba per ammirare queste opere, poco male! I murales sono stati trattati per poter durare nel tempo!

E, quasi come appendice naturale al Djerbahood, ecco la 3° edizione di “Pop In Djerba” dal 23 al 25 ottobre. Anche in questo caso gli organizzatori hanno fatto le cose per bene! Una manifestazione di risonanza internazionale, che si afferma a fianco dei già consolidati Festival musicali anch'essi Internazionali di El Jem e di Cartagine. Nei 3 casi la cornice scelta per le rappresentazioni è fiabesca: l’anfiteatro romano di El Jem, quello di Cartagine e l’isola di Djerba la Douce.

Come tiene a puntualizzare l’ideatore dell’evento Kamel Salih, Pop In Djerba è in primis una storia di incontri attraverso scambi culturali e artistici, tra il nord ed il sud del Mediterraneo, e tra i paesi del Maghreb.

Primo festival di questo tipo nella Tunisia del post-rivoluzione, sin dalla sua prima edizione nel 2012, Pop In Djerba ha saputo offrire una programmazione musicale ricca e varia fatta da un sapiente miscuglio di concerti live, musica elettronica, presenze di DJ internazionali in arrivo da Berlino, Londra o Parigi; danze e street-art arricchiscono i diversi set per un’esperienza POP nel senso più puro del termine.

I luoghi prescelti dai musicisti sono tutt’altro che casuali:  il museo a cielo aperto di Djerbahood ed il paradisiaco Ribat dell’isola.

Noi al Corriere di Tunisi abbiamo seguito con passione questi eventi, perché la libertà artistica, tra le altre cose, è libertà di espressione e come tale da preservare. E anche l’arte rientra nella gamma dei pretesti più diffusi per fare turismo intelligente. I tunisini hanno vissuto nel nebuloso post rivoluzione, il piacere di confrontarsi, e di parlare, la libertà di stampa. Regali di vita non piovuti dal cielo, ma pagati sin qui  da un intero popolo a caro prezzo.

E rimaniamo a Djerba, l’isola dove in qualsiasi stagione il mare delizia la vista con colori cangianti, interrotti qua e la da ciuffi di palme agitati dal vento, e dal paesaggio avvolto dalla sottile polvere del vicino Sahara color ocra. Nel 2013 il governo tunisino ha chiesto ufficialmente l’iscrizione di Djerba nella lista dell’Unesco. Ci auguriamo che la sua marcata impronta storico-culturale sia positivamente valutata dall’Unesco, anche per premiare i suoi abitanti che nel corso dei secoli hanno concepito un’architettura semplice fatta di curve tecnicamente utili e perfettamente integrate nell’ambiente: cupole immacolate, arcate spaziose e pure, minareti discreti, patio riservati. Hanno anche perfezionato una minuziosa economia idrica, una ricchezza di raro valore in questa zona di mondo; pozzi e canali, vaste cisterne sotterranee per la raccolta di acque piovane, che scorrono silenziose sotto abitazioni e moschee.

E la leggenda spesso si mescola alla storia in quest’isola in cui i fenici fondarono le città e fabbricavano la porpora, o il corsaro Barbarossa respinse gli spagnoli.

Una leggenda narra che Djerba sia la Terra dei Lotofagi (i mangiatori di Loto). Qui Ulisse soggiornò durante la sua epopea narrata dall'Odissea. Se vi ricordate Ulisse faticò non poco a convincere i suoi compagni a ripartire, perchè, così racconta Omero, una volta sbarcati sulla "terra dei mangiatori di loto" e aver assaggiato dei fiori locali offerti dai nativi, si  dimenticarono della loro patria e non volevano più abbandonare l'isola.

In questo fazzoletto di terra, antico crocevia mediterraneo, l’atmosfera è cosi magica che talvolta sembra di vedere da lontano gli antichi bastimenti provenienti dall’Oriente, avvicinarsi lentamente alle coste… Qui persino le visite culturali assumono un sapore diverso, soprattutto dopo la frenesia estiva quando il grande silenzio torna protagonista ed avvolge la natura. I campi di olivi dal tronco nodoso, si alternano alle moschee disseminate nelle campagne.

A Djerba domina un colore, il turchese; esteso per decine di mq o contenuto come la pennellata di un quadro d’autore è sempre presente, quasi fosse un elemento propiziatorio locale.

Alcuni caravanserragli, che hanno visto transitare al loro interno migliaia di mercanti, hanno ceduto il posto al pittoresco mercato locale, dove si vende tutti i giorni il pesce all’asta. Quando si capita da quelle parti è indispensabile comprare il pesce al mercato e farlo preparare in uno dei ristorantini vicini!

Arrivederci al prossimo numero!

 

 

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