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  Economia
 779 - Il Marocco è un Paese investment friendly?

 

Una panoramica sulle possibilità d’investimento per gli operatori economici stranieri.

 

Il Marocco è stato in grado di attirare negli ultimi anni un flusso di capitali esteri relativamente elevato, basandosi principalmente sul programma di privatizzazione nazionale, sulla conversione del debito estero in operazioni di investimento e quella di concessione di servizi pubblici. Le politiche moderne, liberali ed innovative del Re Mohammed VI hanno rilanciato il Paese che, al contempo, ha beneficiato dell’instabilità dei Paesi concorrenti ad esso vicini colpiti dalle rivolte (vedi Tunisia, Libia, Egitto ecc).

La saggezza del Re ha permesso di introdurre alcune riforme sociali, giuridiche ed economiche, che consentissero di chetare alcuni focolai di rivolta presenti in Marocco. Questa scelta ha garantito la stabilità politica dello Stato e, conseguentemente, il suo recente ed enorme sviluppo.

I settori che si sono sviluppati maggiormente, in seguito a tali innovazioni, sono il settore bancario, turistico, energetico e industriale. Tuttavia, il livello di investimenti diretti esteri, seppur in crescita, rimane ancora basso se rapportato ad altri Paesi nord africani che hanno solide tradizioni di investimento straniero, come la Tunisia e l’Egitto. Contrariamente a questo trend del mercato, numerosi grandi gruppi si sono recentemente installati in Marocco, come le società francesi Renault e Safran.


Dopo aver registrato un considerevole calo nel biennio 2009-2010 a causa della recessione globale, il flusso di capitali d’investimento stranieri in Marocco sono in aumento dal 2011, nonostante la crisi economico – finanziaria dell’Eurozona e le rivoluzioni della "Primavera araba". Nel 2013, il Marocco ha ricevuto il più alto indice di afflusso di FDI (Foreign Direct Investment) nel Maghreb, e si posiziona al primo posto nell’intero Continente africano.

Il Regno Alawide, più recentemente, ha guadagnato ben otto posizioni nella classifica Doing Business 2014, elaborata dalla Banca Mondiale, per la qualità del clima per le aziende (si è classificato 87°  tra i 189 paesi). Francia, Arabia Saudita e Spagna sono i principali investitori e concentrano il cash-flow principalmente nel settore immobiliare, seguito da quello industriale e turistico. Stando a questi dati ufficiali, la stabilità del Marocco dovrebbe progressivamente attrarre più investitori nel medio periodo, rendendo la candidatura di  Casablanca a centro finanziario internazionale una realtà già dai prossimi anni.

Alla domanda “perché investire in Marocco?” si potrebbero individuare numerosi punti di forza, quali un quadro giuridico favorevole e misure di protezione effettive per gli investitori, costo della manodopera competitivo, una posizione strategica - non lontana dall'Europa -, un livello di istruzione particolarmente elevato (in particolare tra la popolazione con meno di 30 anni di età) e una vera e propria impennata del PIL.

È tuttavia doveroso elencare anche quelle che erano e che potrebbero ancora essere le “debolezze” del sistema e, di conseguenza, le fonti di possibili disagi per un investimento proficuo nel Paese e cioè un mercato ed una domanda interni ancora relativamente compressi, unitamente ad un’elevata dipendenza dal settore agricolo, alla volatilità dei prezzi del petrolio e ad una scarsa semplificazione amministrativa.
A questi problemi, il Governo marocchino ha voluto dare delle risposte concrete.

La prima fra le misure introdotte dal governo marocchino per far fronte ai problemi di scarsa competitività commerciale e produttiva, rispetto ad altri attori della macroregione nordafricana, è stata l’adozione, nel 1995,  della "Carta degli investimenti", essa, tra le misure più importanti, prevedeva l'esenzione dall'IVA e dalle imposte societarie per 5 anni. Nel settore industriale, addirittura, il governo marocchino ha previsto la possibilità di fornire infrastrutture industriali “chiavi in mano”.

Ai fini della protezione degli investitori stranieri il Marocco ha siglato accordi di investimento bilaterali con 51 paesi, tra cui Francia, Spagna, Egitto, Italia, Libano, Libia, Portogallo, Tunisia e Turchia, per garantire gli investimenti stranieri contro ogni rischio di nazionalizzazione e di esproprio. Inoltre, l'Accordo tra l'UE e il Marocco, entrato in vigore nel marzo 2000, prevede anche all'articolo 50, “l'istituzione di un quadro giuridico per sostenere gli investimenti, se necessario, con la firma di accordi e gli accordi di protezione degli investimenti al fine di evitare la doppia imposizione tra il Marocco e gli Stati membri”.

Le agevolazioni fiscali riservate agli investitori stranieri testimoniano la volontà concreta del Governo marocchino di favorire la libera impresa che produce prodotti e servizi in Marocco per l'export, e si possono riassumere in:

   1.  Esonero totale per i primi 5 anni dall' Imposta sulle Società  "IS" (normalmente applicata sugli utili societari per il 30%);

   2. Riduzione della  IS del 50% per i successivi anni d'esercizio;

   3. Esonero totale dalla Tassa sul Valore Aggiunto (TVA);

   4. Esonero totale da Dazi doganali import-export;

   5. Esonero imposte sui ricavi delle Azioni e sui redditi dei non-residenti;

   6. Accesso privilegiato a Fondi governativi per gli Investimenti (che finaziano ad es. l'acquisto dei terreni industriali e per grandi progetti immobiliari);

   7. Esonero totale da Imposte sull'acquisto dei terreni;

   8. Accesso privilegiato a Fondi governativi per la Formazione del personale;

   9. Nessun limite di cifra per il rimpatrio dei capitali investiti e degli utili conseguiti (al 100%);

 10. Contributi sociali e previdenziali con Quota a carico del datore di lavoro  tra il 7,50% e 8,60%  . Tra gli altri oneri relativi al personale, ha previsto in materia di ferie annuali pagate: un giorno e mezzo lavorativo per mese; due giorni per mese per gli operai con meno di 18 anni di età; un giorno e mezzo aggiuntivo ogni 5 anni di anzianità di servizio. I giorni festivi pagati corrispondono a 13 giorni annui (corrispondenti alle festività locali).

La libertà di stabilimento è garantita in tutti i comparti dell’economia marocchina, tranne in quello dell’agricoltura.

La legislazione relativa alla acquisizione di una partecipazione di maggioranza in una società marocchina di nuova costituzione o già esistente si perfeziona semplicemente mediante la sottoscrizione di capitale o tramite l’acquisto di titoli già emessi.

Nonostante il sistema di investimento in Marocco sia molto aperto è comunque prescritto che gli investitori debbano ottenere un’approvazione preventiva per avviare la loro attività d’impresa, anche se le procedure risultano essere estremamente snelle e veloci.

Il settore finanziario, rientrando in una categoria di investimenti disciplinati da una legislazione speciale, segue regole specifiche, così come anche il settore degli idrocarburi e, per ciò che concerne un punto di vista più strettamente territoriale, tutte le attività che vengono costituite in zone franche.

Potrebbe essere necessaria, all’atto di costituzione di una società di diritto marocchino, l’indicazione di una sede; al di là della possibilità, per gli operatori del settore terziario, di chidere una semplice domiciliazione, le imprese produttive necessitano di edifici e terreni per insediarsi nel terrirorio ed entrare in operatività. I beni immobili, in Marocco, possono essere validamente acquistati tanto da persone fisiche, quanto da persone giuridiche straniere, con l’unica eccezione degli immobili a destinazione agricola. 

Particolare favore per gli investitori è ulteriormente dimostrato dall’esistenza del Fondo Hassan II per lo Sviluppo economico e sociale e di promozione degli investimenti, gestito dal Ministero per gli Investimenti, fondo che offre un vero e proprio aiuto economico per gli operatori esteri desiderosi di investire nel Paese.

Ciò detto, restano da analizzare quelli che si configurano come i settori economici chiave. Destinazione naturale della maggior parte degli investimenti stranieri sono, ad oggi, i settori tessile, dell’abbigliamento, del turismo (che non necessitano di know-how e di capitali eccessivamente elevati) e dei call center (vista la facilità di reperire manodopera multilingue a basso costo). Da segnalare l’avvio di un ambizioso programma di privatizzazioni, che andranno a toccare numerosi settori dell’economia nazionale marocchina un tempo monopolizzati, come la telefonia mobile, la finanza, l’industria del tabacco e l’approvvigionamento idrico, di fatto rendendola più global-oriented e più produttivamente efficiente. Nel 2008, è stato privatizzato il settore della trasformazione alimentare di semi e sale, oltre al settore del materiale e tessuti, mentre nel 2009, molte aziende come l'authority nazionale di gestione dei porti (Marsa Maroc), sono state inserite in un graduale progetto di deregolamentazione e di dismissione. Si prevede la privatizzazione parziale del settore fosfati (di cui il Marocco è fra i primi produttori mondiali) e della compagnia aerea di bandiera Royal Air Maroc.

Di converso, i campi in cui le opportunità di investimento sono proibite agli stranieri sono l’estrazione mineraria ed i servizi postali.

Per quanto riguarda i rapporti tra il Belpaese ed il Marocco, un numero sempre maggiore di società italiane trasferiscono la propria sede legale all'estero, sia in paesi comunitari che extra comunitari.  I motivi che spingono a questa migrazione sono fondamentalmente due: i vantaggi fiscali offerti da molti paesi stranieri e le norme e procedure legislative assai più semplificate per la costituzione di joint venture e partnership, per la partecipazione ad appalti e gare internazionali. Il Marocco è diventato, a buon diritto, una delle destinazioni naturali di tale esodo, soprattutto per gli investitori che non hanno fiducia nell’instabilità politica di altri Stati nordafricani come l’Egitto e la Libia, in seguito alle Primavere arabe o come l’Algeria, storicamente più chiusa all’ingresso di capitali e di imprese straniere. In particolar modo, gli investitori italiani tendono a sviluppare rapporti commerciali di import-export e di joint venture con gli operatori locali, ma sempre più sono le aziende che ultimamente si stanno trasferendo per operare direttamente in loco nel Paese maghrebino.

 

Avv. Giorgio Bianco

Dott. Fabio Spina

Studio Legale Giambrone Law

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