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  Nel Mediterraneo-Maghreb
 771 - PERICOLOSE CONSIDERAZIONI EURO MEDITERRANEE

 

Le primavere arabe hanno prodotto guerre civili (Siria, Egitto), radicalismi islamici (Yemen, Tunisia), disgregazione (Libia), ripresa di vecchie tensioni (Libano) o di vecchi focolai di fanatismo (Algeria), altri stalli (Palestina). Un'ombra di destabilizzazione si proietta nel Mediterraneo (Turchia).

Il ricorso alla violenza tra le parti in lotta è ormai endemico e incontrollabile. Il prezzo sono centinaia di migliaia di vittime: morti e profughi. Di democrazia nemmeno l'ombra. E nessuno vede vie d'uscita. Gongola solo il ministro Mauro: al solito, "Armiamoci e partite". Come se l'impotenza politica europea fosse surrogabile dall'ostentazione di una forza militare screditata ancor più che ormai priva del sostegno congiunto della potenza economica e della credibilità democratica. Il nostro declino si specchia nei morti del Cairo e delle atrocità in Siria. Uno specchio muto, davanti al quale si continua a domandare “chi è la più bella del reame” senza avere alcuna risposta, uno dei sintomi della malattia etno-centrica dell’occidente. 

 Siamo tutti sullo stesso mare (letteralmente) e ci dimentichiamo che condividiamo millenni di storia e cultura. Le religioni uniscono o dividono? Diventano ampi cavalli di troia che sovente ospitano interessi tutt'altro che spirituali. Forse bisognerebbe convincersi che culturalmente siamo sospesi tra Europa e Mediterraneo. La guerra è lo spettro che si affaccia ogni volta che si rifiuta il dialogo barricandosi dietro integralismi religiosi e ideologici.

Non so a chi giovi continuare a immaginare la lotta per il potere che si acutizza periodicamente in Medio Oriente con l'immagine di culti religiosi "male interpretati"! Si chiama "lotta per il potere" signori, mera e semplice. I Fratelli ci provano dal 28 a vincerla questa guerra. Più di metà dei paesi nominati sopra sono stati coinvolti in questa guerra per il potere dei Fratelli. La responsabilità dell'Occidente? Non aver mai capito nulla dei paesi del Medio Oriente, avere una visione del mondo completamente etno centrica, che ha fatto sì che i Fratelli godessero dell'appoggio americano a discapito di altre forze che ci sarebbero state (come in Tunisia per esempio) ma che a giudizio occidentale non davano abbastanza sicurezza perché uscivano dal solco della tradizione. Convinzioni acquisite da una scolastica orientalista ormai fuori tempo. In questo modo  vuol dire voler a tutti i costi immaginare un Medio Oriente fermo, senza nessuna possibilità di evoluzione.

A molti potrebbe sembrare scontato ma voglio sottolineare uno dei motivi dello sfacelo, causato dalle guerre civili in atto  negli stati arabo musulmani, sovente la causa è chiaramente religiosa prodotta da un esegesi coranica deviata, una interpretazione settaria in cui il sacrificio fanatico apre la porta del paradiso. Una religione che non riesce diventare umana ma che è sempre divina, intoccabile nel tempo che non vuole convivere con altre fedi nella convinzione di essere l'ultima rivelazione perfezionatrice. Qui nel mondo arabo per i religiosi musulmani il termine " laico" ha preso il significato di ateo. Oggi il conflitto si innesca nel confronto di queste due fazioni di cui la parte religiosa è finanziata da stati e gruppi allo scopo di vedere egemonizzare e dominare. La guerra civile è anche una guerra tra la mentalità medioevale e quella che vive il tempo reale. Povertà, ignoranza e superstizione imperano e sono sovente gli scalini verso il fanatismo politico, religioso.

La democrazia non è un trapianto di reni, o di fegato. Non è un innesto di una pianta in un'altra. Analogamente, le dittature non sono espiantabili, come i reni o il fegato. Ne vanno rimosse le radici: ma prima deve morire da sé la malapianta. La "nostra" illusione (etno-centrica occidentale) è stata e resta l'esportabilità della democrazia. Abbiamo esportato di tutto, tranne questo. Per due secoli all'egemonia europea prima e a quella americana poi la mancata esportazione della civiltà liberale e democratica "ci" ha fatto comodo: era funzionale al "nostro" dominio sul mondo. Con la globalizzazione e l’esaurimento degli equilibri garantiti dal sistema bipolare (Russia e America contro), il mondo è diventato instabile. La forza militare, monopolio americano, è stata per un ventennio l'illusorio mezzo di tale convincimento. Ma era anzitutto vuota politicamente, “ed ora il re è nudo”. Noi occidentali

ormai privi di egemonia morale, incapaci di essere un modello vitale competitivo con i vecchi e nuovi regimi oppressivi, privatici da noi stessi di vie di riscatto ed avendo anzi imboccato noi stessi le vie di inediti asservimenti, sottoposti a una visione del mondo - quella liberista - cinica e spietata, oltre che antidemocratica e antiegualitaria, non siamo più in grado di influenzare quei  processi di cambiamento indispensabili per il futuro delle nostre generazioni.

La democrazia non si esporta perché non esiste una sola "faccia" della democrazia, ogni società ha le sue peculiarità e in base a quelle deve trovare la sua strada alla democrazia e questo credo sia anche  il caso tunisino.

Ogni popolo porta la responsabilità storica delle proprie scelte o non-scelte, delle proprie ignavie, dei propri sbagli di valutazione. In Egitto, nel bene e nel male, la società si è sempre periodicamente ribellata al potere di turno, con esiti più o meno felici. Altre società alla corruzione e al "potere del bastone" si sono adattate, senza nemmeno tentare un cambiamento.

La libertà e la democrazia,  o si ha la forza di conquistarsela o la si paga. Noi in Italia con il liberismo sfrenato la stiamo pagando.

 

Marino Alberto zecchini

 

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