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  Nel Mediterraneo-Maghreb
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Nei giorni in cui la Tunisia sta facendo i conti con il suo recente passato, grazie anche alla condanna all’ergastolo dell’ex presidente Zine El Abidine Ben Ali in relazione alla morte di alcuni manifestanti lo scorso anno durante la rivolta nelle città di Kasserine e Thala, i tunisini si ritrovano scenari di piazza molto simili a quelli vissuti durante la rivoluzione della dignità. Il coprifuoco è stato ripristinato, e riporta bruscamente a terra ogni volo pindarico di chi auspicava un futuro stabile e democratico per il paese nord africano.

Oramai il braccio di ferro tra i sostenitori dell’Islam più radicale e coloro che sostengono un graduale percorso democratico, secondo i principi di un governo laico, riempie le cronache ed invita a molteplici spunti di riflessione.

Appare chiaro come il risultato maturato dal primo appuntamento elettorale libero non è servito soltanto a delineare un quadro partitico di riferimento, per la stesura della nuova Costituzione. La realtà ci dice che il risultato delle urne è stato interpretato dai seguaci salafiti e dai più ortodossi tra i musulmani come l’alba di un nuovo equilibrio, fondato nei più radicali principi islamici, attraverso i quali si strutturerà non solo la prossima Costituzione tunisina, ma anche la vita quotidiana della popolazione. A questa prospettiva si sta ribellando solo una minima parte del tessuto sociale tunisino, quello laico ed intellettuale. Troppo poco per un paese che aspira a rappresentare un polo di dialogo e di scambi, sia economici che culturali. Un ponte interculturale tra due rive, quella del Sud Europa e quella del Nord Africa, sponda Tunisi, in empasse anche alla luce delle recenti gravi reazioni di uno sparuto gruppo salafita verso l’esposizione di opere artistiche Au pringtemps des Arts, al palazzo Abdelleya della Marsa. Una pagine nera per un paese che si è spesso distinto come promotore della libertà artistica, strumento tra gli altri, di un dialogo libero e di denuncia.

Quando la libertà d’espressione si infrange contro il bigottismo partitico, celato e giustificato dietro dogmi religiosi, è il momento in cui un paese appena ritrovato deve realmente interrogarsi. Sono le derive nelle quali è facile scivolare, proprio perché buona parte della popolazione è ancora alla ricerca di parametri ai quali far riferimento. L’assenza di dialogo, la facile tentazione di bypassare un laborioso e difficile percorso di reciproco ascolto, porterà certamente ulteriore incertezza politica ed insicurezza sociale. Un prezzo troppo alto per una giovane democrazia ancora da formare.

 

Alfredo Lo Cicero – Ricercatore Universitario Paris 8

 

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