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Nel Mediterraneo-Maghreb
751 - Pensieri Euro - Mediterranei |
EURO a rischio … e non solo
Sembrava impensabile fino a qualche tempo fa. Ma da un po di tempo i mercati internazionali stanno lentamente ma inesorabilmente condannando l’Euro alla sua implosione. |
Inizialmente, il default della Grecia sembrava legato alla sua gestione amministrativa clientelare e certamente troppo esosa rispetto alla reale dimensione del paese. A seguito, la crisi in Italia sembrò invece legata alla solvibilità dei mercati oltre che alla sfiducia verso un Governo che attirava più attenzioni per le gesta private del suo premier piuttosto che per le manovre correttive a fronte di un tracollo nei mercati internazionali. Entrambi sembravano due casi per lo più isolati, circondati da una cornice di altri paesi a rischio come Spagna, Portogallo ed Irlanda. Una crisi di tipo regionale, legata più ad incapacità di gestione che a fattori più globali. Ma i dati recenti dalle Borse internazionali danno anche la Francia come prossima vittima della “Democrazia finanziaria”, e la Germania arroccata nel suo più totale rifiuto ad usare strumenti d’intervento – come gli Eurobond – per salvare il salvabile. Berlino accusa inoltre l’insuccesso dei propri Bund disertati dagli investitori internazionali.Insomma, è tutta l’area Euro che traballa vistosamente e non è più un affare dei paesi Euro Mediterranei. E come al solito, in tutti i messaggi autorevoli dei diversi capi di Governo europei, la parola sacrificio abbonda, quasi a sottolineare che il peso di tutta la crisi sarà gestito e risolto grazie anche e soprattutto a noi contribuenti, chiamati come al solito in prima linea quando si tratta di sacrifici. Ma basteranno i soli sacrifici e manovre aggiuntive su tasse ed accise a risollevare l’intera zona Euro rispetto alla forca caudina dei mercati internazionali e delle società di rating, che ad oggi hanno più potere del governo USA? Non penso proprio. Anzi, temo che questo periodo sia solo un ulteriore passaggio verso l’impotenza del governo politico rispetto a quello economico. Ed è comunque strano ritrovarci in questa condizione quando le regole dei mercati furono ai tempi dettate dalle politiche dei governi più autorevoli.
Di fatto è doveroso annunciare la fine della speranza di un nuovo corso, cominciato per molti alcuni anni fa, dall’elezione di uomini politici di nuova generazione. Bill Clinton e Tony Blair sembravano avere dato il via ad un nuovo deal, dove il pensiero e l’azione sociale avrebbe usato i mercati come rilancio di un nuovo equilibrio mondiale, nel quale il potere della gente attraverso il lavoro avrebbe condizionato i mercati internazionali a favore di un riequilibrio tra le diverse economie nel mondo. La Cina, l’India e prima ancora il Brasile sembravano avere risposto positivamente a questa nuova vague de pensé, incarnando autorevolmente il ruolo di paesi rilancio di economie sociali ed hi-tech. Un vento di rilancio che pareva potere risollevare le sorti di popolazioni fino ad allora rilegate a ruoli marginali rispetto alle potenze economiche e coloniali. Nulla di più errato, a mio avviso, alla pari della sconfitta politica di Obama che di fatto è rimasto impotente di fronte alle poche società che controllano borse e muovono capitali sotto il controllo delle loro regole di mercato. Sono loro il nuovo ordine mondiale, i nuovi strateghi degli attuali e dei prossimi equilibri economici e politici. E se molti fanno un parallelo tra questa crisi e la recessione del ’29, ricordo che il mondo rispose in due modi a quel periodo: il new deal di Franklin Delano Roosevelt, ricco di riforme economiche e sociali attuate tra il 1933 ed il 1937, ed il nazionalsocialismo in Europa di Adolf Hitler, attraverso il suo percorso inesorabile verso la nazionalizzazione come priorità assoluta, e l’espansionismo bellico come risorsa economica di rilancio. Il mondo attraversò un conflitto di proporzioni disastrose, e solo l’illuminato pensiero di politici del calibro di De Gaulle, De Gasperi, Churchill ed appunto Roosevelt permise un nuovo rilancio sociale, politico ed economico negli anni ‘50. Ma l’orizzonte politico attuale offre un egual livello di leader politici?
Alfredo Lo Cicero
Ricercatore in Geopolitica a Paris 8
Manager Giambrone Law SARL
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