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  Economia
 749 - GARANTIRE L’OPERATIVITA’ DELL’ICE PER TUTTO IL 2011

 

LA MOZIONE DEL PD IN SENATO

 

Garantire l’operatività degli Uffici Ice nel mondo almeno fino alla fine dell’anno, per tutelare, così, le imprese italiane e la loro promozione nei mercati esteri. Questo, in sintesi, il dispositivo della mozione presentata dai senatori Pd.

«L’internazionalizzazione delle imprese italiane, ovvero la loro capacità di operare sui mercati internazionali e di attrarre investimenti dall’estero, - si legge nella premessa – è uno degli elementi chiave del rilancio della competitività nel nostro Paese; la penalizzazione dell’internazionalizzazione costituisce pertanto un grande freno allo sviluppo dell’Italia; il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, all’articolo 14 ha sancito la soppressione dell’Istituto nazionale per il commercio con l’estero (ICE), l’abrogazione della legge n. 68 del 1997, che ne aveva operato il riordino, e il conseguente passaggio delle funzioni, del personale di ruolo e delle risorse strumentali e finanziarie dell’Istituto al Ministero dello sviluppo economico, nonché il passaggio delle risorse strumentali ed umane degli uffici della rete

estera al Ministero degli affari esteri; le funzioni che prima venivano svolte da un unico ente nazionale, dunque, vengono ora assegnate a due Ministeri, e in pratica il supporto all’internazionalizzazione delle imprese, con particolare riferimento a quelle di piccola e media dimensione, viene «ministerializzato»; il pur auspicato coordinamento delle attività all’estero sotto la direzione di un unico Ministero è stato così clamorosamente smentito dalle scelte operate dal Governo; inoltre, il funzionamento delle Sezioni per la promozione degli scambi, come congegnato nel decreto, è negativamente condizionato dalla composizione delle Sezioni stesse. Il coordinamento di tali Sezioni, infatti, è affidato al Capo Missione, la responsabilità gestionale ed i relativi fondi è dei funzionari del Ministero dello sviluppo economico distaccati presso le Sezioni che, a loro volta, coordineranno il personale locale ex ICE, nel frattempo trasferito negli organici del Ministero degli affari esteri e, quindi, senza una dipendenza gerarchica e funzionale dal funzionario responsabile».

«Tale soluzione – si rileva nella mozione – non contiene alcun miglioramento del sistema di sostegno pubblico all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane, che rappresentano la vera forza imprenditoriale italiana, né tantomeno ne razionalizza l’impostazione, nonostante fosse evidente l’urgenza e la necessità di procedere verso un riassetto del sistema in grado di garantire loro un effettivo sostegno. Tale soluzione, al contrario, genera sovrapposizioni, inefficienze, oltre ad una chiara riduzione del margine di utilità della spesa pubblica, essendo a rischio anche la possibilità di compartecipazione alla spesa promozionale da parte dei privati; il timore, ben fondato, è che in attesa dei decreti non regolamentari previsti dal decreto-legge, che comunque non potranno eliminare le contraddizioni della nuova impostazione, il primo effetto del provvedimento sia il blocco delle attività di promozione del made in Italy già programmate per i prossimi mesi, con grave danno per tutte quelle aziende che avevano già aderito a tali attività e già pagato, in molti casi, il contributo di partecipazione; tale eventualità deriva proprio dall’impostazione data dal Governo al sistema di sostegno all’internazionalizzazione

delle imprese».

«Infatti, - si spiega – laddove l’ICE, che in base alla legge n. 68 del 1997 era dotato di autonomia regolamentare, amministrativa, patrimoniale e organizzativa, poteva gestire la compartecipazione privata alle iniziative fatturando alle aziende le quote di partecipazione, curandone il relativo incasso e, infine, destinando tali quote direttamente ai singoli budget delle iniziative di riferimento, con il passaggio all’attuale sistema il Ministero dello sviluppo economico non sarà in grado di gestire, in tempi congrui, il processo di acquisizione ed impiego di fondi privati. Infatti, l’eventuale incasso delle quote di compartecipazione aziendale, ammesso che si riesca ad implementare un sistema a ciò finalizzato, andrebbe a confluire nei conti della Tesoreria generale dello Stato ed il necessario ristorno allo stesso Ministero per un utilizzo vincolato alle singole iniziative richiederebbe tempi tecnici tali da vanificarne l’utilità; è necessario altresì considerare che il contributo privato destinato alle attività promozionali ha assunto, con il passare degli anni, sempre più peso all’interno degli stanziamenti a ciò destinati, raggiungendo nell’ultimo anno una percentuale di circa il 50 per cento, e rendendo possibile così una più incisiva azione di promozione sui mercati mondiali».

«I maggiori Paesi industrializzati, che hanno fatto del sostegno pubblico all’internazionalizzazione un punto di forza della propria azione di Governo, sono dotati di un organismo quale trade promotion organization che, sotto il coordinamento di un unico Ministero, opera in regime di assoluta autonomia regolamentare, amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile e finanziaria, e realizza attività di promozione all’estero in base alle direttive governative; a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese italiane – a parere dei senatori firmatari – sarebbe dunque stata necessaria una struttura autonoma, in grado di operare al di fuori degli apparati ministeriali, dotata di quella snellezza operativa necessaria alla realizzazione delle diverse ed importanti iniziative di cui le imprese italiane hanno bisogno, garantendo altresì una corretta e trasparente gestione dei fondi pubblici. Tale struttura avrebbe dovuto essere dotata di principi contabili ispirati al codice civile e di un sistema di contabilità industriale necessario per la corretta imputazione di costi e ricavi alle attività svolte e per il rapido riutilizzo di eventuali fondi non spesi e/o risparmiati in nuove iniziative; l’esigenza sentita dalle imprese italiane è non quella di una privatizzazione dello strumento e della funzione di sostegno alle PMI ma di una figura giuridica pubblica, snella, operativa, moderna e fortemente indirizzata all’implementazione delle linee direttrici di politica industriale e commerciale italiana all’estero; la promozione delle imprese italiane sui mercati internazionali avrebbe richiesto, dunque, il superamento delle criticità che hanno caratterizzato l’azione dell’ICE nell’ultimo decennio, e non la proposizione di un sistema che aggrava tali criticità e non fornisce risposte esaurienti alle concrete necessità del mondo imprenditoriale messo di fronte ai mercati globali».

Con la mozione, dunque, si impegna il Governo «ad assumere, con la massima urgenza, tutti i provvedimenti necessari a far sì che siano garantiti la regolare organizzazione e il regolare svolgimento delle attività di promozione del made in Italy già programmate per i prossimi mesi, il cui finanziamento è già stato materialmente erogato, al fine di evitare negative ripercussioni per tutte quelle aziende che hanno già aderito a tali attività, e conseguentemente a predisporre adeguate misure, strumenti e mezzi per il sostegno e la promozione del made in Italy nel contesto internazionale» e «a provvedere entro i prossimi sei mesi alla revisione della normativa riguardante le politiche relative all’internazionalizzazione delle imprese e gli strumenti di attuazione di tali politiche, coinvolgendo a tal fine tutti gli attori interessati al processo di internazionalizzazione, anche assumendo le opportune iniziative per il ripristino, in via transitoria, dell’operatività dell’ICE almeno fino alla fine del 2011".

 

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