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In Tunisia
Come analizza il suo Partito Ettajdid, l’evoluzione della situazione politica della Tunisia all’indomani della rivoluzione del 14 gennaio? La rivoluzione tunisina ha compiuto passi giganteschi in poche settimane. Molte misure sono state prese che hanno rotto radicalmente con le pratiche del partito unico prima al potere tra le quali citiamo le più eclatanti : -L’apparato politico-poliziesco è stato smantellato senza mezze misure -Rotto il legame ombelicale tra il partito allora di Stato, il RCD e l’apparato amministrato di Stato . -Non ci sono piu uomini e locali messi a disposizione di un partito a spese della communità nazionale -Uomini politici esiliati dal Regime, sono ritornati in Tunisia senza nemmeno aspettare la promulgazione formale della legge di amnistia. -Misure sociali audaci e innovative sono state prese tra cui far beneficiare le famiglie in difficoltà economica di un assegno eccezionale “di povertà” aumentando sia il numero dei destinari sia l’allocazione del 50%. -La televisione, le radio, i giornali vivono oggi uno stato di libertà incontrollata che a volte tocca pero’ anche alla incolumità e al rispetto della dignità umana. Non è facile passare dall’assenza di parola caratteristica del regime passato alla sua totale liberazione senza che questi eccessi non si verifichino. Oggi si sta cercando di ovviare a queste difficoltà anche se permane ancora un non adeguamento tra una sana attitudine critica e l’irispetto delle regole democratiche. Regole che debbono anche essere adottate nel confronto col governo ma anche con le forze dell’ordine. Ma nel complesso molto si è fatto in poche settimane. Lei quindi ci da un quadro positivo e piuttosto ottimista della Tunisia oggi? Come già detto, per i mezzi di informazione, siamo all’ inizio di una autentica Rivoluzione. La prima rivoluzione democratica del mondo arabo che era rimasto chiuso e fermo da quasi quarant’anni sul piano politico mentre in parallello andava avanti l’economia, l’educazione, i mezzi di communicazione più sofisticati e moderni. Si è creduto di poter continuare indefinitamente una rottura tra economia e politica come se fossero due sfere distinte della realtà e cosi’ non è stato. Non a caso questa rivoluzione è stata la rivoluzione numerica che ha fatto leva sulle tecniche più moderne della nostra contemporaneità. Una rivoluzione che ai tunisini non piace venga chiamata la “Rivoluzione dei Gelsomini”perchè dà del paese una immagine folkloristica, da cartolina, in antitesi con quella che invece è stata cioè la “ Rivoluzione della Dignità e della Libertà”. Decenni di vita nazionale all’ombra di un partito egemonico che ha assorbito le strutture statali per poi essere lui stesso sottomesso e sotto tutela della polizia di Stato causando cosi’ lo sfacelo del Regime. La transizione durerà anni e attraverserà passi difficili, primo dei quali sarà l’elezione dell’Assemblea Costituente il 24 luglio prossimo. Il carattere spontaneo, imprevisto e sorprendente della Rivoluzione, se suppone da una parte l’apertura di una società verso lidi che la vedano finalmente come protagonista rischia in assenza di una linea direttrice di favorire una coalizione di impazienti e di conservatori che non saranno in grado di rispondere allo slancio democratico che sta alla base della rivoluzione del 14 gennaio. Anzi si puo’ verificare il risultato contrario e cioè di dare alle forze che non avevano un ruolo determinante all’inizio del processo rivoluzionario un posto determinante nel nuovo panorama politico e voglio parlare qui chiaramente degli islamisti di Ennahdha. Quali sono nel contesto politico attuale le proposte di Ettajdîd per superare questo difficile e complesso momento? La rivoluzione in corso ha messo alla luce tutti i problemi del paese. L’economia e le finanze funzionavano seguendo regole ormai superate. Tutte le istituzione e prima di tutto lo Stato funzionavano per servire in priorità assoluta gli interessi di un clan familiare la cui gestione era di tipo mafiosa. La Società Tunisiana ne è un esempio illustrativo chiaro : 25% delle azioni dell’operatore telefonico privato TUNISIANA era del genero dell’ex Presidente il quale ha fatto sottoscrivere ai mercati finanziari , un prestito superiore a quelli sottoscritti dallo Stato tunisino. La ricomposizione dolorosa della polizia è uno dei problemi che fa soffrire quotidianament la popolazione. Ripensamento del funzionamento economico non più ad uso e consumo di un unico clan, ristrutturazione delle forze dell’ordine che non debbono più essere contro il cittadino ma per la sua sicurezza, rispetto dei diritti fondamentali, lotta per la realizzazione di un’autentica democratizia partecipativa e modernista il Partito Ettajdid chiama alla creazione di un Fronte democratico. Oggi, in effetti si puo’ costatare l’inadeguatezza assoluta di tutti i partiti democratici ad avere da soli un ruolo significativo nelle elezioni del 24 luglio per la natura stessa della Costituente che non sarà un terreno di confronto di programmi economici e sociali ma di confronto per la fondazione della democrazia futura, la costituzione di un fronte politico e elettorale. Credo quindi che oggi la cosa prioritaria per le elezioni della Costituente sia la costituzione di un Fronte dei democratici che solo potrà assicurarci il passaggio da una transizione democratica ad una democrazia. Il fronte si farà? Lo spero e da parte mia ce la mettero’ tutta. * Il Movimento Ettajdid è un partito politico tunisino nato nel 1933 allorché il vecchio partito comunista (PCT) decide di lasciare la via del comunismo per posizioni orientate più verso il centro sinistra. Il movimento viene legalizzato nel 1993 e da allora partecipa alla vita politica tunisina nei ranghi dell’opposizione.
Tarek Chaabouni
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