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 716 - Intervento dell'Ambasciatore d'Italia in Tunisia

 

L’IMPEGNO ECONOMICO DELL’ITALIA IN TUNISIA.  UNA SFIDA DA VINCERE

 

Il 17 febbraio scorso la Farnesina ha riunito presso la Sala Conferenze internazionali del Ministero degli Esteri i principali operatori economici, istituzioni finanziarie, tour operator e rappresentanti regionali, per discutere dell’attuale situazione in Tunisia e trasmettere un corretto ed attualizzato messaggio al mondo delle imprese.

L’iniziativa del Ministero degli Esteri denominata per l’appunto «Tavolo Tunisia», si è collocata al centro di una sistematica azione di sensibilizzazione svolta dalle autorità italiane volta ad aggiornare tempestivamente i nostri imprenditori (sia quelli presenti nel Paese sia coloro che dall’Italia operano con questo Paese) sulla situazione attualmente in corso in Tunisia. Lo si è fatto a cominciare dai collegamenti televisivi e radiofonici della stampa italiana con questa Ambasciata nei giorni più critici della Rivoluzione (16, 17, 18, e 19 gennaio, in particolare su UnoMattina, GR1, R101, TG1, TG2, Canale 5 e Sky TG24). Ha proseguito il Sottosegretario Stefania Craxi da Tunisi il 19 gennaio (Sky TG24 e TG2). Anche di molti nostri imprenditori sono state raccolte testimonianze, sia dalla stampa televisiva che dalla carta stampata italiana e tunisina. In tale azione non sono state certamente sottaciute alcune criticità congiunturali ma, allo stesso tempo, si è potuto fornire un quadro fedele ed aggiornato della situazione della nostra imprenditoria presente nel Paese, sottolineando più volte peraltro, la volontà espressa dalla quasi totalità dei nostri imprenditori a rimanere in Tunisia garantendo nuovi investimenti e salvaguardando i posti di lavoro. Rammento che le oltre 750 imprese italiane operanti in Tunisia, danno impiego a circa 55.000 lavoratori tunisini.

L’incontro promosso dal Ministero degli Esteri ha fatto seguito, del resto,  ad un seminario di analogo tenore organizzato dalla Confindustria a Roma il 1° febbraio scorso, seminario al quale ha preso parte il Direttore dell’Ufficio ICE di Tunisi Dr.ssa Cecilia Oliva. Sempre ad opera della Confindustria è prevista a Roma, nella prima decade di marzo, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, una presentazione delle caratteristiche relative alle linee di credito a tasso agevolato (80% di concessionalità) messe a disposizione della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo a sostegno del settore privato in Tunisia. E’ un’occasione, questa, alla quale anch’io – impegni di sede permettendo – conto di prendere parte.

Il rafforzato impegno italiano a sostegno dell’economia tunisina, peraltro, era stato personalmente assicurato dal Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini al Primo Ministro del Governo transitorio tunisino Mohamed Ghannouchi il 14 febbraio scorso in questa capitale.  Di questo e dell’iniziativa del Ministero degli Esteri ne ho dato poi personalmente informazione nella mia lunga intervista pubblicata da La Presse il 17 febbraio u.s. (pag. 1,6). Cenni relativi al nostro impegno a sostegno dell’economia tunisia sono altresì presenti  - sempre su La Presse  del 20 e 23 febbraio (a seguito dei miei incontri con il portavoce di questo Esecutivo, Baccouche e con il Ministro della Difesa, Zbidi).

Giova ricordare - ed approfitto di farlo anche dalle pagine del Corriere di Tunisi  -come l’Ambasciata continui a rimanere in stretto contatto con gli imprenditori operanti in Tunisia. Più di duecento sono stati quelli da noi contattati. Come molti operatori quel giorno presenti ricorderanno, aderii personalmente all’invito rivoltomi ad incontrarne diverse decine ad Hammamet il 7 febbraio scorso. Fu quella un’utile occasione per dare luogo sia ad un aggiornamento sull’attuale situazione nel Paese, sia - soprattutto - ad un interessante scambio di opinioni con gli operatori presenti. Ricordo a tale proposito che chiesi la collaborazione di tutti nel rispondere ad un questionario (breve e sintetico) che già avevamo trasmesso l’anno precedente e che abbiamo riproposto la scorsa settimana. Invito a farlo per chi non avesse ancora provveduto.

L’Ufficio Commerciale dell’Ambasciata e l’Istituto del Commercio Estero rimangono in costante contatto con le nostre imprese. E’ allo stesso modo importante che tutte indistintamente si pongano in condizione di essere raggiunte e contattate. Forte, infine, rimane l’aspettativa che la stessa Camera di commercio tuniso-italiana possa svolgere al meglio il proprio compito di istituto a beneficio delle imprese italiane presenti su questo territorio. Sono le stesse imprese, d’altra parte, come ho più volte ripetuto sin dal mio arrivo qui a Tunisi ad essere, al tempo stesso, beneficiarie e protagoniste di tale rinnovata sfida. Immagino che il mutato contesto in Tunisia imponga qualche necessario ripensamento, sempre all’interno dei meccanismi statutari previsti dalla Camera. Da parte mia, eserciterò con scrupolo e sistematicità tutte le preorogative che la legge mi assegna in materia.

Ritengo, infine, utile segnalare qui di seguito alcuni estratti degli interventi svoltisi a Roma nel corso del tavolo Tunisia, aperto dal Ministro degli Esteri Franco Frattini e dal Ministro dell’Industria tunisino Afif Chelbi. L’iniziativa è stata poi conclusa con un intervento del Sottosegretario Stefania Craxi.

Chiediamo che l'Europa faccia di più "per rilanciare l'economia tunisina. Del resto "se lo paragoniamo all'impegno della sola Italia, quello di Bruxelles decisamente non è molto". Questo l’appello di fondo del Ministro degli Esteri all’iniziativa di Roma del 17 febbraio alla presenza dei rappresentanti dell’imprenditoria italiana, del mondo bancario, del sistema dei tour operator, delle Regioni italiane e di organismi quali Confindustria, Sace, Simest, ed ICE, per uno scambio di valutazioni sulle opportunità offerte dal mercato tunisino al sistema produttivo italiano.

Dopo aver ricordato il contributo italiano "con cinque milioni di euro a dono immediatamente disponibili ai quali se ne aggiungeranno altri 13, oltre a nuove linee di credito finora aperte con concessionalità dell'80%, dunque simili a un dono, con i quali si arriva a 73 milioni di euro per sostenere il settore privato", Frattini ha parlato dell'impegno europeo. "Un impegno importante - ha proseguito il Ministro Frattini - ma non immediato, di 250 milioni di euro da parte dell'intera Europa entro il 2013 di cui 17 subito". Dati che, secondo il Ministro Frattini, dimostrano che l'Europa "potrebbe fare un po' di più". E dare anche "segnali politici alla Tunisia - ha concluso - con la concessione da subito dello statuto con l'Unione Europea". Proprio di questi temi Frattini ha poi discusso il 21 e 22 febbraio a Bruxelles, incontrando prima i colleghi del PPE e poi i suoi omolghi durante il Consiglio Affari Esteri.

Il Ministro Chelbi, nel suo intervento a Roma, aveva perlatro affermato che "l'Europa dimostra di non aver realizzato la portata dell'evento storico occorso nel sud del Mediterraneo" e si è augurato che "con l'aiuto dell'Italia, dopo la rivoluzione tunisina, vi sia una presa di coscienza dell'impatto di quanto sta accadendo e avvenga un cambio di mentalità". Anche per l’imprenditore tunisino Tarek Ben Ammar "è una questione di volontà politica" e servono almeno "10 miliardi di euro necessari a rimettere in moto l'economia".

Va anche menzionato, tuttavia, come , successivamente, anche a Bruxelles sia stato organizzato un « Tavolo Tunisia » il 23 febbraio con i principali donatori internazionali per fare il punto sulla situazione. Da parte della BEI, ad esempio, il cui Vice Presdeinte è atteso a Tunisi nelle giornate del 2 e 3 marzo, sono stati già preannunciati 840 milioni di euro per operazioni in Tunisia (493 meuro erano stati impegnati nel 2010).

Al tavolo italo-tunisino di Roma, inoltre,  era presente – tra gli altri - anche l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, che ha sottolineato come i cambiamenti politici che hanno investito la Tunisia non abbiano inciso negativamente sulle attività del suo gruppo. "Pensiamo di investire 500 milioni di dollari nei prossimi tre anni", ha specificato Scaroni, ricordando l’impegno dei "nostri tunisini che non hanno mancato un appuntamento con il lavoro anche in momenti difficili: non un barile di petrolio né un metro cubo di gas sono andati persi". Per questo Scaroni ha assicurato di non essere "preoccupato nei confronti di un Paese nel quale l'Eni è "felice di essere anche se dal punto di vista petrolifero non abbia le risorse della Nigeria o della Libia. Ma abbiamo buone speranze e molte idee". E ha ricordato che l'Eni "ha fatto tanto in Tunisia: siamo lì dal 1960 e solo di tasse e royalty abbiamo versato un miliardo e mezzo di dollari in questi anni".

Le premesse, insomma, pur a fronte di un quadro che presenta tuttora sussulti politici (confermati dall’uscita di scena a fine febbraio del Premier Ghannouchi e dei Ministri Chelbi e Jouini) convergono nel far ritenere questo Paese meta tuttora appetibile per gli investitori stranieri e la Tunisia, nel suo insieme, quale tradizionale e storico partner dell’Italia, destinato in futuro ad offrire crescenti opportunità.

Il dibattito, insomma, rimane costante. Speriamo che per le nostre imprese i risultati di esercizio saranno confortanti come meritano. Riteniamo che l’impegno a rimanere nel Paese assicurato dai nostri imprenditori sia stata una scelta corretta che possiede tutte le potenzialità per essere premiata. Il nostro obiettivo di fondo è sostenere con convinzione tale strategia.

 

Pietro Benassi

Ambasciatore d’Italia in Tunisia

 

 

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