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Cultura
698 - I GIORNI DELLA MERLA |

note di cultura mediterranea
a cura di Franca Giusti
« è sul margine di una pagina d’altri che ci si annota »
[Delfino Maria Rosso in www.gliannidicarta.it ]
I GIORNI DELLA MERLA
Lo sapevate che… |
Erano, molto tempo fa, gli ultimi giorni di un lungo inverno, il freddo sembrava ormai alle spalle, gennaio aveva solo 29 giorni e una merla pensò di poter uscire dal nido in cerca di cibo. L’inverno tornò all’improvviso con bufere e neve e, per ripararsi dal gran freddo, la merla e i suoi pulcini dallo splendido candido piumaggio bianco, si rifugiarono, dentro un comignolo. Furono i giorni più freddi, la merla e i suoi piccoli rimasero nel comignolo fino al 1º febbraio. La fuliggine li rese neri, tanto che da quel giorno tutti i merli furono neri. E’ solo una leggenda ma ricorda come nel calendario romano il mese di gennaio avesse solo 29 giorni e, sempre secondo la leggenda, se i Giorni della Merla sono freddi, la Primavera sarà bella, se sono caldi la primavera arriverà in ritardo. In realtà, tutto il mese di gennaio è terribilmente freddo, grado più grado meno, è freddo ma statisticamente, gli ultimi giorni sono vantaggiati da un arco di sole più lungo rispetto i primi giorni. Il suo nome, Febrarius, in latino significa purificare. Macrobio ricorda che Numa lo aveva dedicato al dio Februus e stabilito che durante questo mese si celebrassero riti funebri agli dèi Mani. Nelle feste, che cadevano nella seconda quindicina di gennaio, era ricordata anche Iuno Februata, Giunone Purificata che si ricordava nelle Calende di febbraio come Iuno Sospita, Giunone Salvatrice. E’ accettata anche l’ipotesi che il nome derivi da febre ruaria, una sorta di febbre da fieno che nelle pianure del centro nord colpiva gli abitanti a partire proprio da fine gennaio. La tradizione che lega il nome Febbraio a Giunone purificata è stata elaborata dalla Chiesa Romana nel VII secolo che la adattò stabilendo il 2 febbraio la festa per la presentazione del Signore al tempio. Festa questa già era celebrata in Oriente fin dal IV secolo. La presentazione del neonato al tempio, e la conseguente purificazione della madre, dovevano avvenire quaranta giorni dopo il parto e, poiché il giorno della nascita era stato fissato, per convenzione, al 25 dicembre, ecco coincidere perfettamente la purificazione della Vergine con la festa pagana di Giunone purificata. Inizialmente la Purificazione della Vergine aveva preso il sopravvento sulla presentazione al tempio di Gesù, l’ultima riforma liturgica ha riportato la presentazione di Gesù al centro della festa. Anticamente, durante i festeggiamenti a Giunone Purificata e Giunone Salvatrice, i romani correvano per la città portando fiaccole accese, nel VII secolo si svolgeva, sempre a Roma, in occasione della festa cristiana, una processione notturna con ceri accesi. I fedeli giungevano a Sant’Adriano da ogni parrocchia della città e insieme confluivano tutti verso Santa Maria Maggiore. La benedizione delle candele è un’usanza successiva alla processione, ed è documentata a Roma tra la fine del IX e l’inizio del X secolo, probabilmente introdotta dal clero franco-germanico. Le fiaccole accese nell’antica Roma erano per Giunone detta anche Lucina, dea della luce, protettrice delle donne partorienti. Più tardi, i ceri benedetti erano conservati in casa dai fedeli e venivano accesi, per placare l’ira divina, durante i violenti temporali, aspettando una persona che non tornava, o che si pensava fosse in grave pericolo, assistendo un moribondo, durante le epidemie o i parti difficili.
Franca Giusti

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