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  Scuola-Università
 688 - La riforma dell’Università in Tunisia

 

L’italiano sacrificato ?

Nell’ambito della riforma generale dell’Università tunisina e all’adozione del sistema  del LMD (licence, master, doctorat) corrispondente al sistema italiano della laurea breve (3 anni), della laurea specialistica (5anni) e del dottorato di ricerca, il corso di laurea in Lettere e Civiltà italiane è sparito dal cursus universitario.

Questa laurea chiamata in Tunisa laurea in Italiano Fondamentale formava alla Lingua, Letteratura e Civiltà italiane i futuri docenti d’italianistica sia per l’insegnamento nei licei che nelle università. Accanto a questa cosiddetta Laurea Fondamentale, esistevano e continuano ad esistere Lauree in Italiano Applicato destinate al Settore Terziario dedite essenzialmente alla formazione di un linguaggio settoriale applicato all’economia, la traduzione ecc.

Si puo’ capire e condividere la scelta della Tunisia di assicurare sbocchi professionali ai neo-laureati, in particolare i detentori di lauree brevi perchè si possano inserire  rapidamente nel mercato del lavoro, si puo’ capire e condividere anche la preoccupazione della Tunisia di trovarsi sommersa da una molteplicità di giovani che hanno formazioni generali e teoriche che poco si adeguano all’offerta lavorativa e che rischiano di aggiungersi alla già lunga fila di diplomati disoccupati che costituisce una delle più drammatiche problematiche  della nostra società contemporanea con la precarizzazione endemica di una gioventù che sempre maggiormente si sente esclusa dai processi vitali della società, che si sente emarginata, abbandonata a se stessa, senza la carica di speranza e di ottimismo che le generazioni precedenti avevano in un avvenire « all’altezza delle loro speranze ed attese ».

Si’, certo, si capisce benissimo che il non inserimento dei giovani nel mondo del lavoro non solo rispecchia il disegno fallimentare di una società che di per se stessa è volta al futuro (e se non è capace di assicurare il futuro dei giovani non è neanche più capace di pensare se stessa) ma anche costituisce un non cosi’ ipotetico rischio di destabilizzazione della società stessa a corto o breve termine. Sappiamo tutti i rischi  che possono risultare dal sentimento di frustrazione, risentimento, sfiducia in un mondo in cui ci sentiamo i grandi esclusi. Questo rischio c’è e non è da sottovalutare quando vediamo svilupparsi sempre di più nel mondo fanatismo cieco, intolleranza, violenza ecc…

Se siamo consci dei pericoli e se capiamo l’impellenza di riformare l’Università non possiamo pero’ condividere la scelta di eliminare totalmente e sull’insieme del territorio tunisino la Laurea Fondamentale in Italianistica, che porterà nell’arco di  4 anni alla scomparsa dell’insegnamento e della ricerca nelle Università dell’italiano.

Al di là della difesa puramente accademica e corporativistica  dei docenti universitari d’italianistica, al di là del richiamo patriottico della difesa e tutela della lingua e cultura italiana, esiste una reale domanda di docenti d’italiano specie nelle Università tunisine dove con il progetto di decentramento delle facoltà, sono nati atenei sparsi sull’insieme del territorio tunisino. Tutte queste nuove facoltà propongono Lauree in Lingue applicate tra cui l’italiano. Chi dovrà assicurare la formazione dei futuri docenti se si elimina il corso di formazione dei docenti stessi ?

Oggi le Università, specie in Italiano, sono colme di insegnanti non titolari e non specialisti che assumono incarichi che a loro non spetta assumere e le Università non hanno ancora fatto in tempo a formare il personale a loro necessario per il buon funzionamento dei loro corsi.

L’offerta per l’insegnamento dell’italiano è ancora nettamente superiore alla domanda.

Visto che la Tunisia nel suo progetto di società ha puntato sull’insegnamento delle lingue per molteplici ragioni, non ultima quella dell’apertura sul mondo, non si capisce come la lingua italiana che è la lingua che maggiormente è stata ed è testimone per la sua prossimità geografica, storica, culturale ed economica al paese dopo il francese, sia semplicemente e senza spiegazione alcuna scartata dal cursus universitario.

Non si capisce  nè da un punto di vista culturale nè da un punto di vista economico poichè per gli italianisti il lavoro c’è, anzi è uno dei rari settori di formazione ove l’offerta è superiore alla domanda.

Oggi in Tunisia le lauree fondamentali d’italiano sono presenti in tre Università : la Facoltà della Manuba a Tunisi, l’Istituto Superiore di Lingue a Tunisi ed in quella di Gabès. L’unica dove ci sia anche un Master ed un Dottorato è quella della Manuba. Sono invece circa 8 quelle in Italiano applicate(forse troppe per l’offerta lavorativa!)  spartite sull’insieme del territorio.

Se il Ministero dell’Insegnamento Superiore ritiene che a lungo termine ci siano troppi formatori e che la possibilità di assorbire questi futuri docenti o/e ricercatori possa condurre ad un surplus di docenti, che riduca il numero di iscritti nella Laurea Fondamentale oppure che mantenga una Laurea, Master e Dottorato in una delle tre Facoltà citate ma che le elimini del tutto, è francamente  incomprensibile.

In effetti, questa cancellazione porterebbe a breve o medio  termine alla cancellazione dell’insegnamento dell’italiano non solo nelle e per le Università ma anche nelle Scuole Superiori dove a medio termine ci vorranno altri docenti d’italianistica anche per completare l’ampio panorama dei licei tunisini dove si impartiscono corsi d’italiano.

Quello che appare strano è che mentre l’Università chiude le sue porte alle Lauree in Lingue (il tedesco e parzialmente lo spagnolo vivono le stesse difficoltà dell’italiano) i Licei potenziano l’insegnamento di queste lingue.

Forse è una decisione provvisoria, forse la Laurea e gli studi specializzati in italianistica ritorneranno a risplendere nel cielo delle possibilità formative dei giovani studenti tunisini, va pero’ lanciato da noi un grido d’allarme in favore della difesa di questa nostra bella lingua e grande cultura che speriamo sia ripreso da tutti quelli che come noi ritengono che l’insegnamento di una cultura e civiltà altra siano le pietre miliari della compren ubblicitaria e propagandistica dell’altro, che la cultura italiana ha antiche radici in Tunisia e che le relazioni tra i due paesi siano tali da non permettere la fine di questo processo conoscitivo che solo permette di intessere profondi e duraturi legami tra i due Paesi.

 

Silvia Finzi

Professore d’italiano presso la Facoltà di Lettere, Scienze Umane ed Arti della Manuba - Tunisi

 

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