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Cultura
679 - DIFENDIAMO L’ALLEGRIA |

note di cultura mediterranea
a cura di Franca Giusti
« è sul margine di una pagina d’altri che ci si annota »
[Delfino Maria Rosso in www.gliannidicarta.it ]
DIFENDIAMO L’ALLEGRIA
Carnevale e Allegria sono sinonimi. Da tempo immemorabile.
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Nel trimestre che va da gennaio a marzo, quasi a sdrammatizzare la rigidità dell’inverno, ogni scherzo vale e ci si sbizzarrisce davvero a farne, quasi come si fosse ubriachi! Effettivamente un po’ di ubris, di tracotanza e trasgressione parrebbe giustificata quando si tratta di una festa scherzosa. Così la pensavano nell’antichità i greci che dedicavano il rito al dio del vino Dionisio, Bacco per i Romani, che si lasciavano prendere dall’euforia durante i Baccanali, i festeggiamenti in onore del dio, scendendo nelle strade con maschere, tra fiumi di vino e danze.
In realtà l’origine del carnevale e della stessa parola è un po’ dubbiosa in quanto anticamente, in Grecia e a Roma, si svolgevano festeggiamenti vari tra dicembre e marzo tra cui i Baccanali appunto ed una festa in onore di Cerere e Proserpina, che si svolgeva di notte, in cui giovani e vecchi, nobili e plebei si univano nell’entusiasmo dei festeggiamenti per salutare l’avanzare della nuova stagione, la primavera e la fine del torpore della natura. Si ricordino anche i Saturnalia in onore di Saturno, durante i quali gli schiavi diventavano padroni e viceversa, dove il popolo eleggeva un re della festa cui spettava il compito di organizzare i giochi nelle piazze. Alcuni pensano che il carnevale sia un retaggio delle allegre feste egiziane in onore della dea Isis (2000 a.C. circa), all’epoca dei faraoni, infatti, il popolo, mascherato, accompagnava una sfilata di buoi sacrificati al dio Nilo con inni e lodi. In ogni caso una festa popolare, in onore di una divinità e soprattutto una festa molto allegra, il cui nome potrebbe derivare da Carnalia, (da cui il nostro aggettivo “carnascialesco”) le feste romane in onore di Saturno, che si svolgevano a dicembre; forse da carrum novalis (carro navale), una sorta di carro allegorico - a forma di barca - con cui i romani inauguravano le commemorazioni o forse dal più recente carnem levare (togliere la carne) nato fra i secoli XI e XII. Maschere e travestimenti sono presenti già in periodo Paleolitico, quando, durante riti magici e propiziatori, gli stregoni indossavano costumi piumati e sonagli, maschere dipinte e terrificanti nell’intento di intimorire gli spiriti maligni. Un po’ come ancora capita di vedere in alcune feste di popoli e fra le genti che più conservano tradizioni antiche, africane, centro americane o orientali, magari solo a scopo turistico.
Con il tempo, soprattutto con l’instaurarsi di regimi politici forti e il fortificarsi della dottrina Cristiana, il carnevale si trasforma da rito magico in divertimento popolare ove il mascherarsi permette lo scambio di ruoli, il burlarsi di figure gerarchiche, le caricature di vizi o malcostumi con quelle stesse maschere che sono poi diventate simbolo di città e di debolezze umane.
Prima di raggiungere il culmine con Lorenzo de Medici nella Firenze del XVI secolo, con lunghe sfilate di carri allegorici e costumi sfarzosi, nel Rinascimento i festeggiamenti in occasione del Carnevale furono introdotti anche nelle corti europee ed assunsero forme più raffinate, allargate anche al teatro, alla danza e alla musica.
Con gli anni le maschere si sono perfezionate, dolci tipici impazzano sulle mense di tutto il mondo, il carnevale è diventato un’industria ma la voglia di distrazione è sempre protagonista; nonostante un periodo di difficoltà economica collettiva e disagi individuali di vario genere, non si è spento il desiderio di fare o ricevere uno scherzetto magari solo per sdrammatizzare la tristezza, come direbbero gli antichi… per un giorno…“beviamoci su”.

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Elia Finzi |

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