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Cronaca
Il Presidente Ben Alì ha inviato un messaggio di condoglianze esprimendo a nome suo e del popolo tunisino, la sua profonda simpatia e compassione, e rendendo omaggio al Pontefice per le sue qualità umane e per gli sforzi continui per fare prevalere i valori di tolleranza, solidarietà e comprensione tra le religioni e le civiltà, in favore della pace e della sicurezza nel mondo. Un libro di condoglianze, che stato firmato da innumerevoli persone, è stato aperto al Vescovato. In questa occasione, ci sembra opportuno ed interessante pubblicare estratti degli articoli pubblicati sul "Corriere di Tunisi" n° 466 del 30 aprile Il 14 aprile 1996, è partito di nuovo da Tunisi un messaggio chiaro e deciso per la giustizia, la pace e la stabilità nella regione mediterranea e nel mondo. L’occasione è stata davvero particolare, storica : quella cioè della prima visita che un Papa abbia mai effettuato in Tunisia. Quella dei 14 aprile è stata una giornata memorabile anche perché Giovanni Paolo II è venuto a Tunisi, a Cartagine, patria di Cipriano, Tertulliano, Agostino, patria di 3 papi (Vittore, Milziade e Gelasio) non già nel quadro di un periplo pastorale comprendente vari paesi, ma in visita ufficiale, certo breve, ma intensa di incontri, di attività e soprattutto di significati. Accolto calorosamente all’aeroporto di Tunisi‑Cartagine dal Capo dello Stato Presìdente Zine El Abidine Ben Ali e da una folla gioiosa di cittadini convenuti nel piazzale antistante i saloni dei cerimoniale, il Papa, accompagnato da una folta delegazione vaticana e da un gran numero di inviati dei mass‑media di tutto il mondo si è recato immediatamente nella Grande Cattedrale di Tunisi, dove, ha rivolto un saluto ai numerosi fedeli presenti, prima di celebrare la santa messa della prima domenica di dopo pasqua. INCONTRO FRA CULTURE Parlando ai Vescovi dell’Africa del Nord, il Papa ha sottolineato che nella loro missione “l’incontro fra le culture occupa un posto importante" un incontro nel quale "la chiesa guarda con rispetto alle culture di tutti i popoli ed al tentativo che ogni comunità compie per dare risposta al problema della vita umana". LA COOPERAZIONE DEVE FAVORIRE Il Papa si è detto lieto di avere ancora l’opportunità di incontrare, anche se per poco, il popolo tunisino, cui fanno onore la cortesia, l’apertura e la tolleranza. E ha aggiunto : "Queste qualità del carattere tunisino sono senza dubbio in parte il risultato della posizione geografica di questo Paese così come della sua storia. Poi ha parlato di cooperazione internazionale dicendo che essa dovrebbe "portare a progressi nello sviluppo integrale dell’uomo e della società, ovvero uno sviluppo che non riguarda solo l’aspetto economico, ma interessa tutte le dimensioni dell’esistenza umana.Così facendo, questa cooperazione favorirà la stabilità e la pace. Quando le aspirazioni profonde di un popolo non sono soddisfatte, le conseguenze possono essere devastanti, e condurre a soluzioni semplicistiche che costituiscono una minaccia per la libertà delle persone e delle società e che talvolta si cerca di imporre con la violenza. Se, invece, ai cittadini si aprono delle prospettive per il futuro fondate su una vera solidarietà fra tutti, essi saranno maggiormente portati a proseguire lungo il cammino di un autentico progresso dell’uomo nella giustizia e nella concordia". La preoccupazione per le persone più svantaggiate della popolazione, egli ha aggiunto, non è solo responsabilità delle autorità pubbliche, ma deve essere il pensiero di tutti. La Chiesa in Tunisia spera anch’essa, nell’ambito che le è proprio, di contribuire a soddisfare ai bisogni che emergono. Le sue istituzioni nel campo sociale, a favore dello sviluppo, nell’educazione e nella sanità, vogliono essere al servizio di tutti i Tunisini. Sono questi i settori di una feconda cooperazione fra musulmani e cristiani, per contribuire insieme al bene comune. Giovanni Paolo Il ha poi evocato un po’ la storia della Tunisia: "Non è senza emozione, devo confessarlo, che vengo in questo Paese che evoca pagine gloriose della storia del cristianesimo. Chi potrebbe dimenticare i nomi di Cipriano, di Tertulliano, di Agostino ? Lì ho ricordati questa mattina, pregando con la comunità cristiana. Ma come non menzionare anche, con ammirazione, il contributo della civiltà araba e il ruolo dei suoi pensatori, in particolare nel trasmettere le scienze, o ancora gli scritti del grande filosofò tunisino Ibn Khaldun, un precursore nel campo della riflessione storica e sociologica?” Le opere prodotte dagli spiriti illustri di questo Paese, cristiani e musulmani, ha aggiunto, costituiscono un ricco patrimonio che merita di essere conosciuto più profondamente. Vorrei ricordare in modo particolare in questo ambito l’importanza degli scambi culturali fra popolazioni fortemente segnate sia dal cristianesimo sia dall’islamismo. Questi scambi devono essere favoriti e sostenuti poichè, come ho detto lo scorso anno in occasione della mia visita all’Organizzazione delle Nazioni Unite, la cultura «è un modo di dare, espressione alla dimensione trascendente della vita umana. Il cuore di ogni cultura è costituito dal suo approccio al più grande dei misteri : il mistero di Dio’". Tuttavia, è anche un fatto paradossale del mondo contemporaneo che proprio quando la comunicazione diventa più facile e rapida, la conoscenza reciproca rischia di rimanere ad un livello superficiale". In quest’epoca ha detto ancora il Papa, si è avuto uno sviluppo importante nel dialogo fra musulmani e cristiani. Per i cattolici, il Concilio Vaticano II ha costituito un passo decisivo, incoraggiandoli ad aprirsi a questo dialogo e alla collaborazione con i musulmani. “È bisogna rendere omaggio alla Tunisia per le sue iniziative in questo campo, come, ad esempio, i colloqui fra musulmani e cristiani organizzati dal Centro di Studi e di Ricerche Economiche e Sociali, il contributo di musulmani tunisini e dì cristiani che vivono in Tunisia a diversi gruppi di ricerca e di riflessione di cui vengono apprezzati i lavori. Ho appreso con piacere che si stanno promuovendo scambi accademici fra la prestigiosa università della Zaylouna e alcune universìtà Pontificie di Roma”. Poi ha affermato : "Permettemi di riflettere ancora un momento con voi sulle condizioni necessarie affínché questo dialogo sia fecondo. E indispensabìle ìnnanzitutto che sia animato da un autentico desiderio di conoscere l’altro. Non si tratta di una semplice curiosità umana. L’apertura all’altro è, in qualche modo, una risposta a Dio che ammette le nostre differenze e che vuole che ci conosciamo più profondamente. Per questo, porsi nella verità gli uni di fronte agli altri è un’esigenza fondamentale".
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