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Cultura
670 - PANEM ET CIRCENSES (II parte) |

note di cultura mediterranea
a cura di Franca Giusti
« è sul margine di una pagina d’altri che ci si annota »
[Delfino Maria Rosso in www.gliannidicarta.it ]
In epoca romana i ludi iniziano ad assumere un significato un po’ diverso rispetto alla tradizione greca, i romani sono più spettatori e meno protagonisti, meno attenti alla forma fisica se pur curati nella pulizia e nell’aspetto. Nell’arena ci mandano le fiere ed i gladiatori, gli schiavi o i prigionieri di guerra, uomini di umili origini. |
Danzatrici e giocolieri vengono invece dall’Est. I giovani in Grecia frequentavano le palestre, a Roma il circo. Eccezion fatta per i militari, a Roma, lo sport era visto come una sorta di mollezza di costumi mentre piuttosto gradito era il ruolo di spettatore. L’esibizione negli stadi e nelle arene, un po’ come oggi, aveva un fine catartico, più le manifestazioni sono cruente, più il pubblico partecipa e si sfoga. Inutile negare l’utilità sociale degli stadi, quel benessere popolare di cui parla Giovenale (II d.C.) Nella Roma imperiale uno o più gladiatori avrebbero incontrato la morte; oggi gli scontri e le risse si cerca di trasferirli e limitarli tra i simpatizzanti delle squadre in gara (talora coinvolgendo gli addetti alla sicurezza) o tra i manifestanti di qualche altro credo che inveiscono per esempio contro la fiaccola olimpica.
Panem et circenses dunque, più le masse popolari sono coinvolte nel sostenere i giocatori-gladiatori dalle tribune o con l’attività delle scommesse e meno si occupano di politica, tasse, inflazione e di problemi in generale. Più i giochi voluti dall’imperatore erano sfarzosi, maggiore era la sua gloria. Cesare faceva combattere centinaia di gladiatori, si faceva prestare molto denaro ed importava dall’oriente pantere e leoni con grande preoccupazione dell’intera classe politica ma con indiscutibile successo tra le folle.
Con Cesare si chiuse l’età repubblicana, l’organizzazione dei giochi talora così sfarzosi da esser definiti “folli” da Livio era l’occasione per ottenere il massimo consenso politico e popolare. cesare era magnifico in questo; le aspettative del popolo-pubblico aumentavano proporzionalmente alle novità introdotte e diminuivano i malumori.

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