Collettività
660 - INTERVISTA ALL’AMBASCIATORE D’ITALIA ANTONIO D’ANDRIA |
Inauguriamo con l’intervista al nostro ambasciatore un ciclo di interviste ai principali rappresentanti delle associazioni e degli enti italiani presenti in Tunisia. L’obiettivo é di far conoscere ai nostri lettori il pensiero, i programmi e le iniziative dei numerosi organismi italiani oggi attivi in Tunisia. |
Il suo lavoro è appena iniziato, è il momento di gettare le fondamenta: su quali basi imposterà il suo impegno futuro? Quali ideali la guidano e quali gli obiettivi di medio e lungo termine che intende promuovere qui in Tunisia?
Il mio personale impegno è stato sempre fondato sulla piena dedizione al servizio degli interessi generali del Paese. In Tunisia, la strada è già tracciata: si tratta di continuare ad operare affinché il governo ed il popolo tunisino percepiscano l’Italia come un amico permanente ed un alleato naturale nel processo di sviluppo economico, sociale ed umano avviato con successo a partire dall’indipendenza.
Cooperazione politica, economica e culturale tra Italia e Tunisia. Può tracciare un breve bilancio soffermandosi sui temi che, secondo lei, devono essere affrontati sul piano delle relazioni bilaterali tra i due Paesi?
E’ evidente che dopo la costituzione del nuovo Governo, all’indomani della prossima tornata elettorale, occorrerà riannodare i fili del serrato dialogo politico che il Trattato di Amicizia del 2003 ha delineato e che si è concretizzato, negli anni scorsi, in un flusso intenso di incontri a tutti i livelli. Nel quadro di una rinnovata consuetudine di rapporti al vertice, potrà avere impulso adeguato il rilancio della cooperazione bilaterale in tutti i campi ed una azione convergente nei fori multilaterali – dal dialogo euromediterraneo al foro 5+5, ma anche rispetto alle nuove proposte di Unione per il Mediterraneo.
tà da cogliere: penso innanzitutto all’estensione verso la Tunisia delle grandi reti per i trasporti, l’energia, le telecomunicazioni che stanno concretizzandosi in Europa.
In campo culturale, dobbiamo cogliere ogni opportunità per intensificare il dialogo e la reciproca conoscenza, coinvolgendo isitituzioni, univerisità, scuole, società civile: esistono fermenti di grande interesse in questo Paese, in direzione di una maggiore consapevolezza delle specificità di una società dalle radici molteplici ed antiche, che meritano di essere meglio conosciute in Italia ed in Europa.
Quali saranno, anche alla luce del nuovo Accordo sul Libero Scambio tra UE e Tunisia, le nuove sfide e le opportunità per le aziende italiane che operano in Tunisia?
Credo che ancora per molti anni la Tunisia godrà di un forte vantaggio competitivo nel processo di divisione internazionale del lavoro spinto dalla globalizzazione. Le nuove condizioni create dalla liberalizzazione degli scambi con l’UE per i prodotti industriali dovranno con la necessaria gradualità determinare un avvicinamento dei regimi fiscali per le imprese inshore ed offshore: sono certo che la Tunisia saprà gestire questo processo con avvedutezza, salvaguardando l’attrattività del Paese per gli investitori stranieri, fra i quali gli italiani sono in prima fila.
Sembra che finalmente i tempi siano maturi per la rinascita di un COM.IT.ES eletto dagli Italiani residenti in Tunisia. Sono, secondo Lei, oggi i COM.IT.ES uno strumento efficace per far sentire la voce degli italiani all’estero?
Vorrei innanzitutto ricordare l’importanza del ruolo assegnato ai deputati e ai senatori eletti nelle circoscrizioni elettorali per i residenti all’estero, nella rappresentanza degli interessi delle nostre comunità. Il 13 e 14 aprile sarà dunque importante una partecipazione piena e consapevole degli italiani all’estero: i parlamentari eletti saranno, accanto alle Rappresentanze diplomatico-consolari, gli interlocutori naturali ed i principali referenti a livello politico per i rappresentanti locali, anch’essi eletti, dei COMITES. Posso senz’altro confermare che in base alle risultanze dei registri consolari esistono nuovamente le condizioni per la ricostituzione a Tunisi di un COMITES eletto: anche in Tunisia dunque sarà possibile votare per l’elezione di questo importante organismo in occasione della prossima tornata elettorale prevista nel 2009. Sarà per l’Ambasciata un grande supporto, per orientare l’azione istituzionale – soprattutto in campo sociale e culturale – alla luce delle priorità e delle valutazioni espresse da rappresentanti democraticamente eletti.
La legge attribuisce al COMITES in effetti importanti funzioni: avrei difficoltà ad immaginare che le Istituzioni possano operare senza tener conto pienamente dei suoi pareri, che sono obbligatori in molti campi.
Quali dovranno essere, secondo Lei, i primi passi che le associazioni locali e la collettività dovranno intraprendere per consentire l’effettiva rinascita del Comitato? Quale potrà e dovrà essere il contributo delle istituzioni, in particolare di questa Ambasciata, per l’effettivo rilancio del COM.IT.ES?
Mi sembra che un primo passo lo abbiamo già fatto insieme, decidendo la creazione di un gruppo informale, ma non per questo meno operativo, composto dai rappresentanti di tutte le Associazioni in cui si riconosce la comunità italiana di Tunisia. Potremo così lavorare insieme affinché le istanze della collettività siano sin da ora ascoltate ed il COM.IT.ES che sarà eletto l’anno prossimo non debba partire da zero. Spetta alle associazioni il ruolo di animatori della collettività, saranno esse a valutare attraverso quali articolazioni nella composizione delle liste elettorali la comunità italiana potrà sentirsi meglio rappresentata. L’Ambasciata dovrà mantenere naturalmente un ruolo di assoluta neutralità nella competizione elettorale, ma non mancherà di svolgere ogni possibile azione di stimolo al fine di assicurare una partecipazione ampia al voto.
Come la comunità degli italiani residenti in Tunisia può concretamente contribuire al rafforzamento dei legami tra i due Paesi?
E’ ormai usuale definire gli italiani all’estero come i migliori ambasciatori degli interessi nazionali nei Paesi di residenza. Mi sembra particolarmente vero in questo Paese: trovo qui una comunità di antico insediamento, che ha saputo preservare la sua italianità proprio in una ottica di canale naturale di comunicazione tra i due Paesi in campo culturale, accanto a nuovi residenti che già svolgono con efficacia una azione volta a favorire legami economici sempre più intensi. Spetta ai rappresentanti istituzionali saper valorizzare questi apporti preziosi.
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