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Collettività
659 - LUCIA VALENZI A TUNISI |
Lucia Valenzi sarà a Tunisi in occasione di un convegno alla Facoltà di Lettere dell’Università La Manouba, il 5 febbraio prossimo. Lucia Valenzi é ricercatrice presso la cattedra di Storia contemporanea dell’Università Federico II di Napoli.
Riportiamo di seguito un brano del suo libro “Qualcosa su mia madre” in cui racconta la vita di sua madre nella Tunisi di inizio secolo. |
I giovani dell’ambiente «tunisino», dal quale proveniva, avevano assorbito le tendenze delle avanguardie del primo Novecento e i modelli di Litza furono alcune donne della famiglia, molto avanzate per i tempi; donne che avevano studiato, che avevano avuto un’educazione e una vita «emancipata» e che in casa erano un po’ una leggenda: la tante Caroline (la zia Carolina) e la cugina Nelly. Di suo padre massone conservò sempre il forte anticlericalismo e pur condividendo i valori tradizionali della famiglia e del matrimonio, ci sorprendeva a volte per le sue affermazioni sull’omosessualità o per altre opinioni intorno alla sessualità, molto liberali, direi radicali per una donna del suo tempo.
lo non l’ho vista mai a suo agio nei panni della donna di casa. Cercava sempre il consiglio di donne più esperte, come diceva di donne “con senso pratico”. Clio Napolitano, per un po’ vicina di casa al Vomero, ha ricordato la difficoltà di mia madre con le prime lavatrici e con i primi detersivi speciali. Credo che lo spaesamento che aveva subìto, lei francese a Napoli, soprattutto per il distacco dalla sorella e dagli amici degli anni della Tunisia (tutti trasferiti a Parigi o a Roma) insieme al fatto di assumersi ruoli che non le si confacevano, concedendo a sé stessa sempre troppo poco, fossero responsabili di una fragilità psicologica, che dominava, ma che a tratti affiorava. La sofferenza affettiva più grande era la lontananza dalla sorella Delia (tra l’altro molto più disinvolta nelle mansioni domestiche), che viveva a Parigi. Ricordo l’esclusività del loro rapporto quando d’estate ci veniva a trovare.
Un ruolo che Litza invece ha vissuto con adesione totale è stato quello della nonna, arrivato un po’ tardi, quasi a ottant’anni. Diceva infatti che il vero amore della sua vita era la nipotina Libara, mia figlia, che ha potuto veder crescere fino ai dodici anni.
II suo ruolo, soprattutto dopo l’elezione a sindaco di mio padre, fu soprattutto quello di “moglie di”.
Visse questo momento come una grande sorpresa, “un’avventura” la definì con compiacimento il giorno dell’elezione. In seguito si ritrovò a essere presente a incontri ufficiali e ricevimenti. Ma non le piaceva affatto, si annoiava, cercava sempre di evitarli e a volte mio padre doveva pregarla, perché era necessario ogni tanto farsi vedere. Quando il protocollo era particolarmente pesante qualche volta cercava di sfuggire; in occasione della visita della regina Elisabetta, ad esempio, il cerimoniale richiedeva che le donne portassero il cappellino, ma lei si rifiutò.
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Il giornale | :: :: :: :: ::
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Elia Finzi |
Tunisi 1923-2012
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