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Cultura
Sono stati eseguiti imponenti lavori di ristrutturazione seguendo una logica architettonica per migliorare gli spazi e la luce. Infatti il progetto di ristrutturazione del Palazzo delle Esposizioni si basa su due principi fondamentali: la riqualificazione degli spazi e la necessità di adeguarli funzionalmente e tecnologicamente, coniugando l’architettura monumentale dell’edificio piacentiniano con la volontà di introdurre elementi di innovazione contemporanea. Ne è risultata un’armonia perfetta tra munumentalità dell’edificio e contemporaneità dell’architettura. I lavori di ristrutturazione sono partiti nel 2003. Il progetto definitivo è stato elaborato dall’architetto Firouz Galdo, mentre il progetto esecutivo è stato realizzato dall’architetto Paolo Desideri, che è anche il progettista della Serra, nuovo spazio di 2000 metri quadrati complessivi. L’architetto Michele De Lucchi, direttore artistico del progetto, ha elaborato anche quello dell’illuminazione, degli arredi e della segnaletica. Il progetto ha riguardato interventi di adeguamento tecnologico, in particolare il nuovo sistema di climatizzazione che consente oggi al Palazzo delle Esposizioni di essere in linea con gli standard tecnici internazionali richiesti dai musei prestatori delle opere, oltre al progetto di potenziamento della sicurezza delle opere e dei visitatori; al consolidamento delle strutture statiche dell’edificio, realizzato dall’architetto Paolo Rocchi, che ha comportato una lunga e complessa campagna di indagini e la realizzazione di interventi profondi di consolidamento. I lavori di ristrutturazione e di consolidamento sono costati complessivamente 28 milioni di euro. Il nuovo assetto funzionale del Palazzo prevede, tra l’altro, un allargamento rilevante degli spazi commerciali, la realizzazione di tre sale, Cinema, Auditorium e Forum, dotate di tecnologie avanzate. La distribuzione degli spazi prevede che al piano terra, alla quota di Via Milano, sotto l’area espositiva principale, siano concentrate prevalentemente le attività commerciali, che comprendono una libreria, uncentro specializzato per l’arte e un merchandising dedicato e una caffetteria, oltre agli spazi educativi. Ai livelli superiori invece vi è la concentrazione di sale e spazi espositivi per oltre 3000 metri quadrati. Per mettere in risalto le opere esposte sono stati particolarmente curati i muri delle sale, dando a queste un ideale fondo neutro ed uniforme. Inoltre il confort visivo è stato accresciuto dalla presenza di plafoni mobili, appositamente disegnati da Micelle De Lucchi, flessibili nell’utilizzo, che danno unità a tutti gli spazi e contribuiscono a diffondere, se necessario, la luce naturale proveniente dai lucernari. Ma è solo varcando la soglia del Palazzo che il visitatore si renderà conto del suo nuovo assetto che lo rende un luogo da vivere a tutte le ore e per tutti i gusti, con un’offerta culturale diversificata e multidisciplinare. Questo progetto è un’offerta popolare ma di qualità, aperta alle collaborazioni internazionali, al dialogo tra la nostra cultura e il resto del mondo. La storia del Palazzo delle Esposizioni. Nel 1874 fu terminata la costruzione della nuova stazione e quindi si rese urgente un forte segno di raccordo con il centro della città; Via Nazionale, con il marcato disegno di Piazza Esedra (oggi Piazza della Repubblica), che riprendeva nel progetto di Koch, attuato tra il 1886 e il 1890, il tracciato delle Terme di Diocleziano, un riferimento all’antico già proposto da Michelangelo con la costruzione di Santa Maria degli Angeli, diventava così un asse viario preminente del nuovo sviluppo della città. Dalla grande piazza, luogo monumentale di accoglienza per chi giungeva dalla stazione attraverso l’ampia percorrenza di Via Nazionale, con l’attuazione del prolungamento fino a Piazza Venezia, ci si ricollegava al cuore storico della città. Il concorso per il Palazzo delle Esposizioni Nazionali di Belle Arti si situa proprio in questo contesto: quello di provvedere alla costruzione di edifici particolarmente rappresentativi, e di dotare la città di tutte quelle strutture necessarie alla nuova funzione di capitale. Un primo concorso fu bandito nel 1876, ma non fu preso in considerazione perché nel progetto base non erano indicate né la designazione dell’area né l’entità della cifra che doveva essere stanziata. Poco più di un anno dopo venne bandito un concorso con l’indicazione dell’area di Via Nazionale. Settantaquattro furono i progetti presentati. Dopo molte polemiche e non senza indecisioni all’interno della commissione giudicatrice, vincitore risultò il progetto di Pio Piacentini contrassegnato con il motto “Sit quod vis simplex ed unum”. I lavori della costruzione furono avviati soltanto nel 1880 e l’edificio venne inaugurato, con una cerimonia solenne, nel 1883. Pio Piacentini era nato a Roma nel 1846 e nella sua formazione di architetto preso l’Accademia di San Luca, di cui fu poi presidente, assorbì quella tendenza purista che aveva dominato la città sotto Pio IX. Nei suoi progetti, come in quelli di molti altri architetti romani a lui contemporanei, eredi di una cultura accademica, vi è una particolare attenzione per il disegno, piuttosto che per il contesto urbano in cui l’edificio doveva essere collocato.Per quanto riguarda il Palazzo delle Esposizioni, Piacentini era comunque consapevole di questo problema (la ristrettezza dello spazio, il limitato margine di accesso sulla strada, il dislivello per l’abbassamento di Via Nazionale, accentuato poi con la costruzione del traforo) e quindi successivamente cercherà delle soluzioni che non verranno realizzate. Adriana Capriotti
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