Nuova Serie | :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: ::
|
Anni 2005/2006 | :: :: :: :: :: :: :: ::
|
Utilità | :: :: :: :: :: :: ::
|
|
|
Collettività
658 - Silvano Ilardo, un profugo italiano della Tunisia racconta... |
Non ho mai dimenticato le mie origini straordinarie, le mie tradizioni...
Tunisia rientrato in Italia nel 1962, dopo l’indipendenza, allora avevo solo sei anni, ero nato e cresciuto in Tunisia, vivevo con i miei genitori e i miei nonni a Tunisi, ma una legge emanata dal nuovo Governo imponeva agli italiani di scegliere: rinunciare alle proprie origini e continuare a lavorare e quindi a vivere in Tunisia o emigrare... |
I miei genitori, Gaspare Ilardo e Irene Cocuzza scelsero la Patria, i miei nonni restarono, e cosi’ con mio fratello Leonardo fummo rimpatriati. La prima tappa del nostro lungo esodo fu il campo profughi di Tortona, una caserma di cui ho qualche ricordo confuso, un luogo enorme, la prima nebbia, la neve, unico “giocattolo” tre noccioli di albicocca che alternativamente facevo cadere con un sassolino. A Tortona restemmo circa quattro mesi, raccolti in un grande stanzone dietro coperte appese a dei lunghi fili tesi, una “spiritera” per scaldarci... ho capito col tempo cosa significasse adattarsi, non essere compresi, essere guardati stranamente, ascoltati con stupore mentre parlavamo la nostra lingua, un misto di siciliano, francese ed arabo; i nostri odori di harissa, spezie e cous cous ma, a differenza dagli arabi, eravamo sorprendentemente alti e biondi.
Le nostre vite erano state sconvolte, dovevamo ricominciare e cosi’, tra mille difficoltà, cominciammo il nostro lungo esodo alla ricerca dei parenti: Torino, Parigi, Lione, Sanremo e per me ormai adulto, Milano. La grande Milano che mi ha dato tanto ma non ho mai dimenticato le mie origini straordinarie, le mie tradizioni”.
Comincia cosi’ il racconto di Silvano Ilardo, regista e attore teatrale, direttore artistico della compagnia teatrale Elefante Bianco e di TeatrandoGiovani, un brillante artista che non ha rinnegato le sue origini di profugo, anzi ha deciso di far conoscere ai giovani il dramma della nostra emigrazione, portando in scena i temi dell’immigrazione, dell’emarginazione sociale, e della deportazione.
La sue ultime produzioni: “Emigranti” ......un treno, una valigia con poche cose e il profumo della propria terra nel naso e nella testa… come ogni separazione anche quella dalla propria patria è una ferita su cui ogni emigrante continua a respirare.
Intere famiglie, interi paesi, si spostano alla ricerca di un lavoro, di una casa, di una nuova felicità.
Riscattare la propria vita al prezzo non solo della lontananza, ma, spesso, al prezzo di un ritorno che non si darà mai. Eppure non sono la disperazione o la tristezza a vivere l’emigrante, non solo, c’è la rabbia della fatica, la gioia della fatica e l’ironia di chi sa cosa sa!.... e “Donne italiane” .... in una Cuba immaginaria evocata dalla musica coinvolgente di Eliades Ochoa,si snoda il destino di una donna italiana, emigrata come tante in anni difficili partendo dalle stazioni più remote d’Italia, comica nel suo dialettale legame con la terra natia portandosi con cura i sapori le atmosfere i colori e le melodie difendendole ostinatamente in una terra non propria.
Per maggiori informazioni www.teatrando.net
|
|
Il giornale | :: :: :: :: ::
|
Elia Finzi |
Tunisi 1923-2012
|
Numeri recenti | :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: ::
|
|