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 652 - «“COMITATO 14 OTTOBRE” PER LE PRIMARIE ALL’ESTERO»

 

Intervista ad Eugenio Marino, Vice responsabile nazionale  per i DS all’estero e componente del Comitato

1) Si avvicina la data delle primarie (14 ottobre) nascono un po’ ovunque comitati promotori, si discute  del nuovo partito democratico, dei valori che vi  confluiranno, del “suo patrimonio genetico” (come scritto nel sito ufficiale), ma nel marasma di commenti, polemiche e rivendicazioni si perde a volte il filo conduttore  del discorso che ha dato origine all’idea del Partito Democratico. Riprendiamo questo discorso, perché il Partito Democratico? perché ora?

 

Per superare le divisioni politiche del secolo scorso, ormai anacronistiche, e per unire i vari riformismi italiani. Per semplificare la vita politica italiana e per dare il via a un movimento riformatore non solo delle istituzioni, ma dell’intero sistema politico nazionale, di Sinistra, ma anche di Destra. Oggi la Sinistra, non solo quella italiana, si interroga su quale sia il suo ruolo nella società, quale la missione nel nuovo secolo. Si interroga su quali siano le vie politiche per trasformare un’idea di progresso in realtà, con quali alleanza. Le varie esperienze di governo, sia in Italia che all’estero, ci indicano la strada dell’alleanza con i moderati riformisti e progressisti. Penso che oggi questa strada la si possa fare non solo con un accordo elettorale, ma con un unico partito plurale, all’interno del quale possono benissimo convivere e trovare una sintesi sia il riformismo laico, di Sinistra e progressista che quello cattolico.

 

 2)  In che modo saranno coinvolte le comunità degli italiani all’estero?

 

In un mondo globalizzato, dove le migrazioni di uomini e merci sono all’ordine del giorno, dove masse sempre più grandi che reclamano lavoro, diritti e dignità si muovono su scala globale generando problematiche nuove e complesse, penso che le comunità vecchie e nuove di italiani nel mondo possano rappresentare un’utile  chiave di lettura per l’interpretazione di queste problematiche, fornendo un contributo di esperienze e proposte utile alla convivenza civile multietnica e multireligiosa. La presenza di rappresentanti di queste comunità come delegati all’assemblea Costituente del PD sarà utile soprattutto per queste questioni e anche per ciò che concerne le battaglie sui diritti umani, la cittadinanza e la ricerca.

 

 3)  Qual è l’importanza di un loro coinvolgimento?

 

Per fare quanto ho appena detto non basta individuare all’estero persone in grado di portare un contributo personale, per quanto utile e di qualità. Serve la partecipazione popolare, quanto più larga possibile. Le idee rappresentate da alcuni devono essere il frutto della sintesi dell’impegno e dell’esperienza di tanti: è così che penso si costruisca la democrazia.

 

 4)  Quali saranno le tappe successive al 14 ottobre e quali gli appuntamenti futuri per le comunità all’estero?

 

Dopo le primarie e la nascita del PD, con relativo statuto, all’estero dovremo provvedere all’elezione dei segretari locali, in ogni Paese e in ogni continente. Poi ricomincerà con l’impegno di sempre il lavoro politico nelle comunità.

 5) In che modo il nuovo PD secondo lei saprà e potrà accogliere e fare proprio il contributo degli italiani all’estero? Ma soprattutto come il nuovo PD intende essere presente nella vita delle comunità all’estero?

In questi giorni in Italia, dopo il caso Firenze, si parla molto di immigrazione e sicurezza: un tema che nell’800 prima e per buona parte del 900 poi, vedeva gli italiani all’estero al centro dei problemi, delle critiche e dei luoghi comuni che vive oggi buona parte dell’immigrazione italiana. Ecco, penso che il PD potrà e dovrà accogliere il contributo degli italiani all’estero soprattutto su questi temi. Circa la seconda parte della sua domanda, penso che il PD dovrà essere il primo, più attivo e sensibile laboratorio di discussione politica tra li italiani all’estero. Solo così potrà essere vicino e utile ai cittadini, ai nostri connazionali all’estero.

 

6)  Molti si sentono ancora confusi e adottano uno sguardo critico nei confronti del nascente PD, aspettando di vedere “cosa succederà” prima di attivarsi personalmente. Cosa si sente di dire a queste persone? In che modo le loro critiche ed osservazioni possono confluire positivamente nel processo di costituzione del PD? Crede che un loro coinvolgimento alle primarie sia  possibile e, nel caso, utile?

 

Penso che se una persona sta alla finestra a guardare ciò che succede, che gli piaccia o no, non potrà fare nulla per modificarne il corso. Se invece scende nell’arena e si impegna in prima persona, è più facile che ciò che si sta facendo riesca a piacergli di più, o per lo meno a controllare, a vigilare. Lo ripeto: la democrazia è partecipazione, quanto più larga possibile. Più i cittadini partecipano e si interessano della res publica, più le cose vanno bene.

 

Manuelita Scigliano

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