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  Cultura
 647 - Sulle tracce del Cristianesimo in Tunisia e in Sicilia, al Bardo e a Dar Bach Hamba (18 maggio-18 luglio)

 

“L’Antichità tardiva : una eredità comune tra la Tunisia e la Sicilia” è questo il titolo dell’esposizione culturale ed archeologica, organizzata dalla Fondazione Orestiadi in collaborazione con il Ministero tunisino della Cultura e della Salvaguardia del Patrimonio e l’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Sicilia.

La mostra è stata divisa in due sezioni : la prima è stata montata nel Museo Nazionale del Bardo e comporta una selezione di pezzi archeologici paleocristiani, provenienti dai musei siciliani e la seconda è una esposizione documentaria e fotografica sui principali siti archeologici paleocristiani in Sicilia, ed è montata a Dar Bach Hamba.  

Queste due mostre sono integrate in un progetto sull’arte paleocristiana in Sicilia e in Tunisia. L’Antichità tardiva è un periodo storicamente molto ricco che coincide con l’inizio dell’espansione del Cristianesimo in Europa e in Africa. Ha anche visto un grande avvicinamento tra le due regioni attraverso lo scambio di mosaisti, di artigiani, di commercianti, di comunità cristiane, di filosofi e di teologi. Il risultato di un tale scambio è stato lo sviluppo di un artigianato molto simile nelle due terre e di una visione della religione cristiana quasi identica. La testimonianza di questo avvicinamento la s’incontra nei pezzi archeologici scoperti da parte e dall’altra del mediterraneo. Ad esempio, fra il materiale scavato in Sicilia , nelle catacombe cristiane, fra il II e VI secolo d.C, si trovano delle lampade in terra cotta fabbricate in Africa con lo stampo africano. Vi si trovano anche degli affreschi o dei pavimenti in mosaico rappresentando delle scene bibliche che si incontrano anche in terra africana, oltre alle steli funerarie che presentano una somiglianza  nell’onomastica  e  nel contenuto.

Nella prima parte della mostra, inaugurata il 18 maggio, al Bardo, sono stati presentati alcuni pezzi di questo genere come le lucerne in terracotta sigillata (specialità dell’Africa) ed i dipinti (fatti nel XIX secolo) degli affreschi in mosaico realizzati  dai mosaisti africani nel periodo paleocristiano.

Secondo Francesca Paola Massara, specialista nell’archeologia cristiana, presso la Facoltà Teologica di Sicilia, nel periodo che va dal II al V secolo, si sono sviluppati rapporti stretti fra l’isola e l’Africa Romana che è stata la culla della cristianesimo grazie allo sforzo intellettuale ed agli scritti teologici dei padri della chiesa come Tertulliano, San Cipriano e soprattutto Sant' Agostino, che è stato il fondatore e l’unificatore della Chiesa cattolica africana. In certi siti archeologici siciliani come quello di “Saleme” sono stati ritrovati gli stessi temi iconografici, lo stesso repertorio decorativo, l’identico tipo di croce che esistono nei siti tunisini, il che ci permette di concludere che esisteva una unità religiosa, iconografica ed artistica fra le due regioni. Questa unità veniva consolidata particolarmente nei momenti di tensioni e di persecuzioni subite dai cristiani durante il periodo vandalo. “La religione e l’arte –ha notato Enzo Fiammenta, coordinatore scientifico della mostra- sono stati  elementi unificatori durante il periodo dell’antichità tardiva”.

Anche in Africa sono rimasti fortemente presenti i segni del periodo paleocristiano. Infatti nella mostra vengono esposti degli oggetti che portano delle immagini bibliche come è il caso per un sarcofago cristiano dove viene rappresentata la storia della salvezza attraverso i temi di Giona, Daniele e il buon pastore (scoperta a Naro – Hammam Lif/ V secolo d.C) o un timbro eucaristico con una iscrizione sul bordo che allude al Cristo “Io sono il pane disceso dal cielo ( regione di Jebeninana / VI secolo d.C) o ancora un reliquiario in avorio dove viene raffigurata l’entrata di Cristo a Gerusalemme (Younga /V d.C). Questi tre pezzi sono esposti per la prima volta al pubblico durante la mostra. Ma l’opera maggiore dell’esposizione è la vasca battesimale Demna –Wadi Ksab (inizio VI° secolo d.C), inserita nel pavimento del Museo del Bardo, sulle cui pareti si trova un’importante collezione di mosaici d’epoca cristiana.

Nonostante l’esistenza già di un dipartimento d’Antichità tardiva e cristiana nel Bardo, c’è l’intenzione di allargarlo e di modernizzarlo, nell’ambito del programma di rinnovamento del Museo  (2007-2010), finanziato dalla Banca Mondiale. Secondo Tahar Ghalia, conservatore del Bardo, si tratta di “disporre il dipartimento cristiano di un’area più spaziosa in modo tale da poter diversificare le collezioni  presentate in base ad un programma museografico più ambizioso, focalizzato sul concetto dell’antichità tardiva nel senso ampio del termine. In questo nuovo  dipartimento, gli aspetti relativi alla tematica scelta (Antichità tradiva e cristianità) saranno trattati tramite collezioni e testi esplicativi. La mostra fa riferimento alle numerosi fonti letterarie e religiose in modo da poter collocare questa sezione di elementi di fondamentale importanza nel contesto della loro epoca e nel modo più esaustivo possibile.”

La mostra, inaugurata il 18 maggio al Bardo, dal Ministro tunisino della Cultura, Mohamed Aziz Ben Achour ed il 19 maggio a Dar Bach Hamba, ha visto la partecipazione di notevoli personalità come il Presidente della Fondazione Orestiadi On. Ludovico Corrao e il Presidente dell’Associazione di Amicizia Tuniso-Italiana, Afif Chiboub, oltre alla rappresentante dell’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Sicilia, Rosalia Scovazio .  Si  proseguirà  sino  al  18 luglio.

 

H. Zbiss

 

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