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Dossier
Non per niente è stata iscritta dall’UNESCO come patrimonio mondiale dal 1979. Con i suoi minareti, cupole bianche, sentieri, zaouia, medersa, palazzi, souk e vecchie abitazioni, Certo Ritornare oggi sulla storia della Medina serve non solo a immergersi nell’anima del luogo ed esaltare la grandezza del suo passato ma anche a riflettere sui migliori modi di preservarlo facendolo rivivere. Da campo militare a capitale di Stato Tunisi non è stata sempre un posto privilegiato per regnare sul Paese benché presentasse tanti vantaggi in quanto situata su una collina e tra due laghi collegati direttamente al mare. Infatti mentre i cartaginesi, e dopo di loro i romani, hanno preferito come posto strategico Cartagine, gli arabi, quanto a loro, si sono interessati a Kairouan, dal clima più simile a quello della penisola araba . Nonostante questo, Tunisi ha beneficiato sempre di una posizione privilegiata prima di diventare capitale. Già nel VII° l’emiro Hassan Ibn Nooman aveva fatto spostare gli abitanti di Cartagine verso Tunisi predisposta come città. Il piano di origine della Medina era molto semplice e utilitaristico in quanto organizzato secondo i bisogni urgenti delle truppe arabe. La prima cosa da costruire furono delle mura solide per proteggere il campo militare, poi fu edificata la moschea della Zitouna per i bisogni di culto. Intorno alla moschea furono costruiti poco a poco i negozi, le abitazioni e i quartieri, separati tra di loro con delle strade che proseguivano sino alle mura della città dove si trovano le porte che servivano anche come posti di controllo. Questo primo schema fu ovviamente sviluppato nel corso del tempo senza perdere, per tanto, la sua originalità. Infatti i quartieri sono stati organizzati per comunità etnica, le mura consolidate e i souk (magazzini) ripartiti secondo l’attività economica. Più tardi con l’avvento della dinastia di Banou Khourassan, che creò un principato autonomo a Tunisi dopo l’invasione del Paese da parte delle tribù di Banou Hillal, la città fu consacrata capitale e furono costruiti un palazzo e una moschea nella piazza attuale del Kassar vicino a Bab Mnara. Ma la vera consacrazione avvenne nel XII secolo con gli Hafsidi quando Tunisi divenne la capitale di uno stato indipendente. Una Medina multiculturale e multietnica Il loro regno fu caratterizzato dall’estensione della Medina e la costruzione della Casbah composta dagli uffici amministrativi e dal palazzo reale. Oltre che dalla Casbah, Parallelamente all’esplosione urbanistica e architettonica della città ci fu una esplosione demografica che condusse alla distruzione delle mura che proteggevano Ricreare l’ambiente di una volta Con l’indipendenza del Paese terminò la distruzione totale delle mura della Medina e, parallelamente, essa fu disertata dai suoi abitanti che preferirono spostarsi in case moderne costruite sul modello europeo. Nelle loro vecchie abitazioni venne a stabilirsi invece una popolazione rurale che immigrò massicciamente verso Tunisi. Il risultato fu il deterioramento delle strutture urbane, il degrado delle costruzioni (abitazioni e altro) e la decadenza dell’attività economica con la scomparsa di mestieri artigianali (chaouachi, tintori, ecc) sostituiti da un commercio popolare. Di fronte a questa situazione, si sono moltiplicati i piani di sistemazione urbanistica e di restauro in uno spirito che, pur proteggendo la città storica con le sue diverse componenti, prendono in considerazione anche il preservare delle forme di vita economica e sociale degli abitanti. In questo senso l’Associazione di Salvaguardia della Medina di Tunisi e il Comune di Tunisi hanno identificato tutta una strategia che stanno realizzando in collaborazione con numerosi enti finanziatori internazionali. Si tratta di progetti di restauro di monumenti religiosi (moschee, medersa, zaouia), palazzi (Palazzo Kheïreddine) e dei souk e della loro finalità verso una nuova funzione quando quella originale non esiste più (club culturali, gallerie d’arte, club di informatica, ecc). Inoltre sono stati aperti grandi cantieri per migliorare l’infrastruttura di certi quartieri e ricostruire le abitazioni cadute in rovina come nel caso del quartiere della Hafsia. Tuttavia è necessario andare oltre alla sola ricostruzione del patrimonio fisico. Bisogna far rivivere quello morale attraverso il rilancio dei mestieri del passato, la creazione di eventi culturali intorno alla memoria della città e la promozione di un turismo culturale che faccia risorgere l’anima viva del luogo. Si tratta insomma di ricreare l’ambiente di una volta e di ridare alla Medina tutto il suo splendore di città aperta, accogliente e fiera del suo patrimonio inesauribile. Hanene Zbiss
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