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Collettività
627 - Lettere al Direttore |
A MARGINE DELLE ELEZIONI POLITICHE ITALIANE
Per una volta lasciamo da parte le sottili analisi politiche. Per una volta ci dichiariamo di parte in questa infinita tragicommedia. |
Accorgersi ora che ci sono due Italie è perlomeno bizzarro. Lo aveva già ben messo in evidenza (e ridicolo. Ma non troppo) Guareschi. L’Italia di Peppone e quella di Don Camillo. La differenza con quelle di oggi sta nello squallore dei nuovi personaggi. Soprattutto quelli che dopo aver perso le elezioni in base ad una legge che si sono cuciti addosso, infischiandosene dell’allora opposizione, ora non riconoscono chi ha vinto. Di poco. Ma ha vinto. Almeno così ha decretato la Cassazione confermando i dati del Viminale. Ciò nonostante il doveroso democratico riconoscimento non è venuto. Una volta si sarebbe detto “cose da Repubblica delle Banane”. Oggi sarebbe un insulto anche per i suoi cittadini. La voglia di delegittimare tutto e tutti per il proprio tornaconto dovrebbe avere dei limiti. Diciamo questo risentiti soprattutto per come vengono considerati gli italiani all’estero. Non è accettabile che il loro voto, determinante per assegnare la vittoria al centro-sinistra al Senato, venga considerato uno tanti “brogli” da chi aveva il compito (leggasi: dovere) e i mezzi per controllare la regolarità delle elezioni. Non riusciamo così a rallegrarci di questa vittoria, seppur di misura, nonostante la nostra dichiarata partigianeria. Proviamo invece un certo disagio nel dover constatare che un maldestro pifferaio continua imperterrito a suonare la sua suadente musica lusinghiera incurante dell’acqua che sta arrivando alla gola di tutti (sua esclusa). Invece di interrogarsi sulle “loro” regole di gioco per il voto degli italiani in terra straniera, si preferisce accusare chi ha vinto di avere barato. Perseverare nella ossessiva riproposizione di un irresponsabile populismo pare oggi essere una carta vincente. Ma non sempre. Almeno così speriamo.
d.m.r.
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Elia Finzi |
Tunisi 1923-2012
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