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  Cultura
 626 - ANTONELLO da MESSINA

 

Una mostra che raccoglie per la prima volta i capolavori del grande Maestro del  Quattrocento e getta nuova luce sulla biografia e le opere.

Le Scuderie del Quirinale riuniscono per la prima volta quasi tutte le opere di Antonello da Messina, uno dei grandi maestri del Quattrocento, e di tutta la storia dell’arte, in una mostra che si preannuncia come un evento unico e probabilmente irripetibile.

La difficoltà di realizzazione della mostra è stata straordinaria.

Le opere di Antonello, 45 quelle riconosciute, arrivate sino a noi, sono infatti sparse per tutto il mondo e, per ogni museo, istituzione o privati che le possiedono, sono di importanza strategica. Convincerli a privarsene, anche se per pochi mesi, è stata impresa ardua, portata a termine grazie a un lavoro costante, durato cinque anni, da parte del prestigioso comitato scientifico internazionale e grazie alle garanzie di conservazione delle opere che le Scuderie del Quirinale possono assicurare. 

I capolavori di Antonello da Messina sono arrivati a Roma dall’Italia  e da tutto il mondo, per essere esposti nella sola sede delle Scuderie del Quirinale, dal 18 marzo al 25 giugno 2006.

Si potranno ammirare opere come il “San Girolamo nello studio” e la “Madonna col Bambino (Madonna Salting)” della National Gallery di Londra, così come il “San Sebastiano” di Dresda, la “Crocifissione” di Anversa, il “Cristo alla Colonna” del Louvre, tanto per citarne solo alcune. E ancora i ritratti più famosi, oltre naturalmente alle opere presenti sul territorio italiano, in particolare siciliano, come la notissima “Annunciata” di Palermo o il “Ritratto d’uomo (Ritratto di ignoto marinaio)” di Cefalù. 

La mostra si propone di ricostruire compiutamente la figura di Antonello, anche attraverso l’esame delle tematiche da lui sviluppate: dalla serie delle “Annunciate” ai celeberrimi “Ecce homo”, alle “Crocifissioni”, sino all’altissima poesia dei volti.

Il percorso di formazione della mostra è stato accompagnato, caso unico, da un’indagine a tappeto sul corpus antonelliano, condotta in modo non invasivo con l’utilizzo delle più moderne tecnologie all’infrarosso. La campagna di indagini ha consentito di scoprire dati e particolari illuminanti sulla carriera di Antonello.

E se la mostra si presenta come la prima, praticamente completa, esposizione monografica dedicata ad Antonello da Messina, è anche vero che la grandezza di questo straordinario pittore sarà messa a confronto, nel percorso espositivo, con quella di altri artisti come Jan van Eyck, Giovanni Bellini e Alvise Vivarini, per restare nell’ambito del ritratto. Per altri versanti, e tra gli altri, saranno presenti il maestro di Antonello, Colantonio, e  figlio Jacobello, Antonello da Saliba, Giovan Battista Cima da Conegliano, Petrus Christus, Francesco Laurana, Jacometto Veneziano, fino a raggiungere il numero di 60 opere in mostra, di cui poco meno di 40 di Antonello.

 Ecco dunque che la mostra alle Scuderie del Quirinale si propone come un evento  forse non ripetibile, capace di rivelare al grande pubblico, così come al consesso scientifico internazionale, l’interezza del lavoro antonelliano, nonché le nuove scoperte sui rapporti con gli altri artisti del tempo e sulla sua vita in generale.

In questo senso, anche il catalogo della mostra, edito da Silvana editoriale, sarà un testo fondamentale della bibliografia antonelliana, che darà conto di tutta la sua opera e delle nuove scoperte, con accurate e esaustive schede scientifiche.

La mostra “Antonello da Messina” è a cura di Mauro Lucco, docente di Storia dell’Arte dell’Università di Bologna, e di un Comitato scientifico internazionale.

Antonello nacque a Messina  nel 1430 e vi morì nel 1479. Poche sono le notizie documentate della sua vita, infatti molti documenti autentici e notizie certe andarono distrutti nel terremoto di Messina del 1908.

Certo è che intorno alla metà del Quattrocento Antonello emerge improvvisamente, in una situazione senza grande tradizione artistica locale, come un protagonista indiscusso dell’arte del suo tempo. Ha una bottega a carattere familiare, l’unica di prestigio, all’epoca, fra Napoli e Palermo e produce soprattutto gonfaloni per confraternite, altari di chiese e conventi fastosamente concepiti, ma anche ritratti minuscoli, folgoranti, ritratti di straordinaria novità di stile, la cui fama arriverà a Venezia come a Milano.

Sarà questa fama a portarlo a Venezia, per un periodo di due anni o forse meno, quasi sul finire della sua non lunga esistenza, per lavorare strenuamente ad opere pubbliche e private che lasceranno un segno indelebile della sua grandezza e del suo straordinario talento.

 Dapprima fu forse alunno presso il Colantonio a Napoli, dove poté fare esperienza della pittura fiamminga e borgognona.

Nel 1460 è accolto dal padre a Messina, di ritorno da un lungo viaggio, ma mancano sue notizie in patria dal 1465 al 1473.

Il Polittico di San Gregorio denota un contatto con il Rinascimento toscano, mentre l’Annunciazione del 1474 segna un ritorno ad esperienze fiamminghe così come la Crocifissione e la Pietà del 1475.

Prima di queste, un’opera sicuramente datata, è l’Ecce Homo del Metropolitan Museum di New York.

Dopo il 1474 e fino al 1476, Antonello da Messina è a Venezia. S’innesta ora il problema dei suoi rapporti con Giovanni Bellini, autore di una pala di cui si sostiene la priorità rispetto a quella celeberrima di S. Cassiano di Antonello da Messina.

Questa pala ora frammentaria s’impose all’ambiente veneto anche iconograficamente, per l’abolizione di ogni cesura tra le figure e per il suo impianto monumentale, ad andamento semicircolare.

Si può, quindi, dedurre che Antonello da Messina, a contatto con Giovanni Bellini, rinnovò l’esperienza pierfrancescana, ma esaltò i valori costruttivi del colore.

Il S. Sebastiano, che è una delle opere più significative del Quattrocento, offre una visione eroicizzata dell’uomo, concepito come una pura architettura di volumi rotanti nello spazio.

Tornato in Sicilia vi morirà dopo pochi anni, lasciandoci altri capolavori, tutti riconoscibili per quella felice sintesi tra luce e spazio, quel perfetto equilibrio tra vero naturale e bello ideale, fra cronaca e storia, fra arte nordica ed arte italiana, che è il risultato più alto della sua pittura.                   

 

  Adriana Capriotti

 

 

"Annunciata", tempera e olio su tavola conservata a Palermo

nella Galleria Regionale della Sicilia

 

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