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Zibaldone
nadežda * ascoltatemi io che mi insinuo nel vostro orecchio sinistro sono il diavolo qui apposta per farvi una predica sebbene io non conosca la sottile seduzione della parola qui per corrompervi così dicono gli uomini mentre io mi sento in dovere di compiere questo atto di amore nei vostri riguardi datemi ascolto il vostro non volervi concedere è presunzione voi avete pensato in cuore vostro di somigliare a dio e questo ve lo ripeto è presunzione io vi offro l’occasione di ritrovarvi donna tra le donne con i vostri peccati e i vostri pentimenti a che serve vivere senza macchia non sareste nemmeno ben accetta dallo stesso creatore sarò io che vi renderò a lui gradita perché è attraverso me che voi potrete chiedere perdono l’arroganza di essere perfetto è intollerabile per chiunque ascoltatemi bene io verrò in una notte e quando tutti peccheranno nei loro sogni mi coricherò accanto a voi iniziandovi a quei giochi che non conoscete e che spesso gli uomini sprecano poi mi alzerò senza far rumore e nel vostro letto lascerò il mio posto al dubbio al rimorso e infine al pentimento cambierete sì cambierete e anche se nessuno saprà dell’accaduto voi sarete finalmente libera d’essere donna nadežda gli uomini vi dicono che siete bella io ve lo ripeterò ad ogni minuto quando aprirò questo vostro corpo che sa ancora di vent’anni nadežda questa notte sarò lì da voi fatemi entrare rinunciate al vostro orgoglio e io rubando la vostra presunzione vi renderò figlia di dio. Delfino Maria Rosso * Nadežda, nome proprio di persona, diminutivo di Nadja, che in russo significa “speranza” La poesia di Mino ha suscitato in redazione alcune perplessità e moti punti interrogativi. Allo scopo di approfondire la questione proponiamo ai lettori di leggere il primo capitolo (“la grazia a caro prezzo”)di “Sequela” di Bonhoeffer e riportiamo alcuni pensieri tratti da “Scandalo e beatitudine della povertà” di Rizzi (ed. Cittadella): “Bisogna stare attenti a non inventare oggi un nuovo fariseismo, quello della compiacenza di non essere farisei… Le letterature del peccato non sono Vangelo, ma sono la edizione riveduta e corretta del fariseo; di un fariseismo più scaltro, più sofisticato che trova un nuovo modo di mettersi davanti a Dio e dire: quello che tu ami sono io, il pubblicano, non il fariseo. Adesso lo so, l’ho imparato bene. Ma il vero pubblicano non fa affatto così; non si mette davanti a Dio in tale atteggiamento ma si batte effettivamente il petto” la Redazione [da “il foglio” n 74 - anno IX - n 6 - settembre 1979] Alla Redazione de il foglio Ho avuto solo ora l'inaspettata e fortunata occasione di leggere la poesia Nadežda di Delfino Maria Rosso pubblicata a suo tempo (settembre 1979) sul vostro mensile n 74. La poesia era seguita da un passaggio in corsivo in cui era espressa la perplessità della redazione che invitava a rileggere due testi allo scopo di approfondire la questione. Non l'ho fatto. Tengo, comunque, a precisare che i versi hanno, a mio avviso, un ritmo intenso e incalzante, e quel tanto di "fascinoso" e "inquietante" tipico dei tentatori, che non necessariamente, e sottolineo "non necessariamente", riescono a raggiungere il loro scopo. Il diavolo, ovviamente, esercita al meglio il suo mestiere di "lusingatore" (quanti ne conosciamo nei campi più disparati…e per di più agiscono in incognito; in questo caso invece si presenta subito, senza infingimenti), ma non è assolutamente provato che riesca per forza nel suo intento. E' un luogo comune, del resto, vecchio di secoli, l'essere umano debba cedere al suo fascino. Penso inoltre che il nostro tempo sia più che mai caratterizzato da una sorta di cultura della lusinga più o meno occulta, ma senza dubbio più pericolosa e da cui siamo pronti a farci sedurre. E a questo punto mi piace ricordare il diavolo più abile nella storia della seduzione: quello che senza successo tentò Gesù nel deserto per ben quattro volte (Luca 4, 1-13). Vorrei approfondire di più la questione, ma il discorso ci porterebbe molto lontano e rischierebbe di diventare noioso. Sono sicura, tuttavia, che Nadežda (o Speranza, naturalmente il nome le si addice) si sia girata dall'altra parte, sbattendo in faccia la porta al diavolo. Suppongo che esistano ancora molti fortunati che seguano il suo comportamento. Grazie per l'attenzione, auguri di buon lavoro. Clelia Maria Ginetti NB: Per dimostrare poi quanti possibili suggerimenti un testo poetico offre, vi accludo una mia poesia che vuole essere un'altra risposta di Nadežda al suo tentatore. - la risposta di nadežda - ascoltami diavolo sono quella nadežda che hai corrotto con la sottile seduzione della parola e con l'ardore dei tuoi silenzi ti sei coricato accanto a me e mi hai fatto sprofondare nell'abisso più profondo insegnandomi l'arte di quei giochi deliranti che neanche gli uomini conoscono hai lasciato il mio letto sussurrandomi che ero finalmente donna tra le donne e ora so che stai ripetendo le stesse lusinghe a un'altra fanciulla più giovane e più bella ma la mia vendetta è più sottile della tua seduzione i tuoi pensieri e il tuo cuore sono ormai prigionieri della mia mente non puoi staccarti da questa schiavitù stai diventando uomo tra gli uomini libero dai tuoi misteriosi i inquietanti poteri di cui io finalmente sono padrona. [Milano - gennaio 2000]
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