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  Zibaldone
 802 - NADEŽDA

 

In questo periodo di confronto su temi morali-religiosi ci pare interessante proporre, come momento di riflessione, uno scambio di opinioni di alcuni anni fa, e ancora oggi attuale, sulla sessualità.

                        

                             nadežda *

 

ascoltatemi

io che mi insinuo nel vostro orecchio sinistro

sono il diavolo

qui apposta per farvi una predica

sebbene io non conosca

la sottile seduzione della parola

qui per corrompervi

così dicono gli uomini

mentre io mi sento in dovere

di compiere

questo atto di amore nei vostri riguardi

datemi ascolto

il vostro non volervi concedere

è presunzione

voi avete pensato

in cuore vostro

di somigliare a dio

e questo

ve lo ripeto

è presunzione

io vi offro l’occasione

di ritrovarvi donna tra le donne

con i vostri peccati

e i vostri

pentimenti

a che serve vivere senza macchia

non sareste nemmeno ben accetta

dallo stesso creatore

sarò io

che vi renderò a lui gradita

perché è attraverso me

che voi potrete chiedere perdono

l’arroganza

di essere perfetto è intollerabile

per chiunque

ascoltatemi bene

io verrò in una notte

e quando tutti peccheranno nei loro sogni

mi coricherò accanto a voi

iniziandovi

a quei giochi che non conoscete e

che spesso gli uomini sprecano

poi mi alzerò senza far rumore

e nel vostro letto lascerò il mio posto

al dubbio al rimorso e infine

al pentimento

cambierete

sì cambierete

e anche se nessuno saprà dell’accaduto

voi sarete finalmente libera d’essere donna

nadežda

gli uomini vi dicono che siete bella

io ve lo ripeterò ad ogni minuto quando

aprirò questo vostro corpo

che sa ancora di vent’anni

nadežda

questa notte sarò lì da voi

fatemi entrare

rinunciate al vostro orgoglio

e io

rubando la vostra presunzione

vi renderò

figlia di dio.

 

Delfino Maria Rosso

 

* Nadežda, nome proprio di persona, diminutivo di Nadja, che in russo significa “speranza”

 

La poesia di Mino ha suscitato in redazione alcune perplessità e moti punti interrogativi. Allo scopo di approfondire la questione proponiamo ai lettori di leggere il primo capitolo (“la grazia a caro prezzo”)di “Sequela” di Bonhoeffer e riportiamo alcuni pensieri tratti da “Scandalo e beatitudine della povertà” di Rizzi (ed. Cittadella):

“Bisogna stare attenti a non inventare oggi un nuovo fariseismo, quello della compiacenza di non essere farisei… Le letterature del peccato non sono Vangelo, ma sono la edizione riveduta e corretta del fariseo; di un fariseismo più scaltro, più sofisticato che trova un nuovo modo di mettersi davanti a Dio e dire: quello che tu ami sono io, il pubblicano, non il fariseo. Adesso lo so, l’ho imparato bene. Ma il vero pubblicano non fa affatto così; non si mette davanti a Dio in tale atteggiamento ma si batte effettivamente il petto”

la Redazione

 

[da “il foglio” n 74 - anno IX - n 6 - settembre 1979]

 

Alla Redazione de il foglio

Ho avuto solo ora l'inaspettata e fortunata occasione di leggere la poesia Nadežda di Delfino Maria Rosso pubblicata a suo tempo (settembre 1979) sul vostro mensile n 74. La poesia era seguita da un passaggio in corsivo in cui era espressa la perplessità della redazione che invitava a rileggere due testi allo scopo di approfondire la questione. Non l'ho fatto. Tengo, comunque, a precisare che i versi hanno, a mio avviso, un ritmo intenso e incalzante, e quel tanto di "fascinoso" e "inquietante" tipico dei tentatori, che non necessariamente, e sottolineo "non necessariamente", riescono a raggiungere il loro scopo.

Il diavolo, ovviamente, esercita al meglio il suo mestiere di "lusingatore" (quanti ne conosciamo nei campi più disparati…e per di più agiscono in incognito; in questo caso invece si presenta subito, senza infingimenti), ma non è assolutamente provato che riesca per forza nel suo intento. E' un luogo comune, del resto, vecchio di secoli, l'essere umano debba cedere al suo fascino. Penso inoltre che il nostro tempo sia più che mai caratterizzato da una sorta di cultura della lusinga più o meno occulta, ma senza dubbio più pericolosa e da cui siamo pronti a farci sedurre.

 E a questo punto mi piace ricordare il diavolo più abile nella storia della seduzione: quello che senza successo tentò Gesù nel deserto per ben quattro volte (Luca 4, 1-13).

Vorrei approfondire di più la questione, ma il discorso ci porterebbe molto lontano e rischierebbe di diventare noioso. Sono sicura, tuttavia, che Nadežda (o Speranza, naturalmente il nome le si addice) si sia girata dall'altra parte, sbattendo in faccia la porta al diavolo. Suppongo che esistano ancora molti fortunati che seguano il suo comportamento.

Grazie per l'attenzione, auguri di buon lavoro.

 

Clelia Maria Ginetti

 

NB: Per dimostrare poi quanti possibili suggerimenti un testo poetico offre, vi accludo una mia poesia che vuole essere un'altra risposta di Nadežda al suo tentatore. 

 

 

                                 - la risposta di nadežda -

 

ascoltami diavolo

sono quella nadežda

che hai corrotto

con la sottile seduzione della parola

e con l'ardore dei tuoi silenzi

ti sei coricato accanto a me

e mi hai fatto sprofondare nell'abisso più profondo

insegnandomi l'arte di quei giochi deliranti

che neanche gli uomini

conoscono

hai lasciato il mio letto

sussurrandomi che ero finalmente

donna tra le donne

e ora so

che stai ripetendo le stesse lusinghe

a un'altra fanciulla più giovane e più bella

ma la mia vendetta è più sottile della tua seduzione

i tuoi pensieri e il tuo cuore sono ormai prigionieri

della mia mente

non puoi staccarti da questa schiavitù

stai diventando

uomo tra gli uomini

libero dai tuoi misteriosi i inquietanti poteri

di cui io finalmente sono padrona.

 

[Milano - gennaio 2000]

 

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