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  Dossier
 666 - A DOUZ

 

DAL PROFONDO SUD DELLA TUNISIA UN GRUPPO DI RAGAZZI E RAGAZZESORDOMUTI PORTERANNO “IL TESTIMONE” IN  ITALIA NELLA CITTA’ DI VARESE

 

a cura di Marino Alberto Zecchini

 

Douz è una cittadina del profondo sud della Tunisia,  definita la porta del deserto, un punto incastrato tra le dune di sabbia, limite facilmente raggiungibile oltre il quale inizia il più grande deserto del mondo.

Qui ci sono le oasi, che viste dal cielo interrompono il paesaggio dal colore ocra della sabbia  e disegnano il territorio di macchie come  il manto di un leopardo.

Il turismo è certamente un componente economico del luogo importante ma sembra a volte chiuso dentro un cerchio di pochi ed interessati uomini d’affari. Molta della gente che popola questa cittadina vive tuttora  il  duro lavoro  dei pastori sempre alla ricerca di rari pascoli per i loro animali, uomini che trascorrono le nottate sotto il cielo stellato tra i geli invernali e il soffocante calore estivo. Un  sacrificio  parallelo all’agricoltore delle oasi, dove  è necessaria una laboriosità incessante perché il deserto continua ad aggredire e  a divorare spazi.

Qui abita un gruppo etnico insediato da millenni che si è andato via via nel trascorrere del tempo mescolando per formare una nuova e pacifica convivenza tra  gente berbera, araba e nera,  giunti questi ultimi, nel periodo della deportazione degli schiavi attraverso le carovane. Tutta insieme questa gente si è composta in una grande tribù che ha il nome di M’razigh.

 Nel recente passato fu un punto di insorgenza rivoluzionaria che contribuì in modo fondamentale alla guerra di liberazione dalla Francia.

Oggi Douz è un paese in fermento teso al miglioramento di una vita a cavallo tra quell’illusorio  modernismo portato dall’occidente e la fatica di vivere il deserto.

"Il  Sahara, nonostante i tempi d’oggi lì, impone ancora la sua dittatura".

In questa cittadina però esiste una singolare realtà socioculturale: “la  scuola dei sordomuti" un ente che nella regione è divenuto importante per le sue attività di recupero dall’handicap attraverso iniziative culturali che potremmo definire nonostante gli scarsi mezzi di alto profilo.

Questo istituto ha alle spalle una storia di rapporti con l’Italia nella città di Varese, ed in particolare con il paese di Buguggiate, una storia di progetti e di realizzazioni che si sono concretizzate nel 2003 con un viaggio da Douz a Varese  di un gruppo di ragazzi e ragazze sordomuti. Accompagnati da alcuni istitutori e dal direttore della scuola; il professor Mustafa Belharbi. Un viaggio avventuroso effettuato con il pulmino della scuola   che dopo essere sbarcati a Palermo attraversò la Sicilia, percorse tutta l’Italia sino all’estremo nord nella Città di Varese dove furono ospitati da  differenti famiglie per una settimana.

Nei giorni della loro permanenza presentarono un pezzo teatrale dai contenuti artistici e sociali di grande effetto.

In questa occasione si allacciarono forti amicizie ed iniziarono rapporti epistolari che non smisero sino a questi giorni. 

Oggi l’Istituto dei Sordomuti di Douz ha realizzato un nuovo pezzo teatrale e il mese di giugno del corrente anno riproporranno a Varese e a Buguggiate l’esperienza avuta con un nuovo spettacolo dal titolo "Il Testimone".  

Il coinvolgimento e l’entusiasmo di questa iniziativa è espresso dal  direttore scolastico Professor Mustafà Belharbi nella seguente  sintesi delle appassionanti motivazioni che sono il motore di questo progetto:

“Questo centro ha il compito essenziale della educazione e l’apprendimento professionale. 

Per valorizzare ancora di più i nostri allievi abbiamo pensato ad altre attività come lo sport ed in particolare  il teatro, perché il teatro è ancora un altro mezzo per dare  una ulteriore  possibilità ai nostri ragazzi,  per la loro integrazione sociale,  per  la valorizzazione del  loro ruolo e  per dar modo a loro di mostrare  le loro capacità anche in  un’arte che per paradosso sembra non  appartenere alle loro possibilità espressive.

Dunque in questi ultimi anni ci siamo cimentati nel teatro avendo notevoli successi, siamo andati in Italia a Varese ed in Francia nel 2003 con un pezzo intitolato "IL grido nel Silenzio" Ora siamo pronti per la presentazione di un nuovo pezzo che abbiamo intitolato "Il Testimone". 

 Un tema che tratta le difficoltà di vivere in un mondo in cui la violenza sembra mortificare l’uomo".

 

L’Association Tunisienne d’Aide aux sourds section de Douz (ATAS).

La scuola è frequentata oggi da 52 allievi dai 6 ad oltre 20 anni di età.

Nelle classi  dei più piccoli vengono impartite lezioni  di base, lingua, aritmetica e cultura generale.   Per i più grandi diversi laboratori professionali nell’intento di avviarli al lavoro. Un passaggio difficile in queste regioni dove il lavoro è scarso e le situazioni economiche non presentano molte possibilità.

Il direttore dell’Istituto il Prof. Mustafa Belharbi  ha di recente terminato la realizzazione di un nuovo manuale sull’uso del linguaggio gestuale. Questo manuale contiene tutti i gesti necessari alla comunicazione con tutti. Il nostro obiettivo dice è che questo nuovo manuale dovrebbe diventare uno strumento della comunicazione con cui sia possibile, visti i cambiamenti veloci di questo secolo, legare la cultura del passato con quella futura, ed è costruito sulla base di gesti tradizionali dei sordi  della regione in cui sono stati  inseriti quei nuovi concetti  giunti con il cambiamento dovuto ai contatti internazionali ed informatici.

Ma ciò di cui l’istituto e i suoi istitutori sono fieri è l’attenzione che dedicano al difficile momento in cui l’allievo diviene adulto e deve in qualche modo e con tutte le difficoltà locali inserirsi nel lavoro. I giovani dopo la specializzazione ottenuta nella scuola vengono inseriti nei piccolissimi laboratori artigiani del paese per l’apprendimento reale di una professione, alcuni, grazie all’impegno dell’istituto  sono riusciti anche nella conduzione di una piccola bottega artigianale.

 

Il direttore scolastico P.Mustafà Belharbi

  

Uno degli allievi della scuola nel suo laboratorio artigiano

 

Una scena  da “Il testimone”

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