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  Dossier
 638 - Dossier - Quarantesimo anniversario della Scuola Italiana di Tunisi : Omaggio a Giovan Battista Hodierna

 

I primi quarant’anni della Scuola italiana di Tunisi si concludono con un nome ed un volto, quello del busto dedicato al fisico astronomo siciliano Giovan Battista Hodierna (Ragusa 1597, Palma di Montechiaro 1660) cui la Scuola è stata di recente intitolata.

I  tre giorni dedicati al quarantesimo anniversario dell’istituzione della Scuola, hanno infatti felicemente fuso due momenti significativi che il Convegno scientifico-culturale, organizzato e curato dall’infaticabile Prof. Giorgio La Rocca,  ha messo ampiamente in luce: la celebrazione di una prima fase, lunga e proficua, di attività didattico-culturale e l’omaggio ad una personalità scientifica dell’Italia del Seicento. Ma la scelta di tale intitolazione ha anche saldato un altro anello ai tanti legami che da sempre uniscono la Tunisia alla Sicilia e che le numerose crescenti iniziative culturali mantengono vivi ed approfondiscono sempre più.

Aperto nel pomeriggio del 23 novembre presso il Centro culturale giovanile di El Menzah VI, alla presenza del Capo della Cancelleria Consolare Dott.ssa Mariarita Strepparola e di varie altre personalità, nonché di tutte le componenti scolastiche e di un pubblico attento ed interessato, il Convegno ha avviato i suoi lavori con  numerosi messaggi di auguri pervenuti dall’Italia e comunicati dal Prof. La Rocca: da quelli del Ministero degli Esteri e di vari ex Presidi della Scuola italiana di Tunisi, a quelli di personalità scolastiche della Regione Abruzzo (con cui sono in corso progetti culturali italo-tunisini), a quelli di varie personalità culturali e politiche di Ragusa e della Regione Sicilia che plaudono alla diffusione della cultura siciliana in Tunisia.

Ha fatto seguito il saluto dell’Ambasciata d’Italia, attraverso le parole del Consigliere Dott. Roberto Colaminè, che ha evidenziato l’importanza e la fortuna, per gli studenti della Scuola Italiana “imbevuti di due culture”, di vivere l’esperienza del confronto che si pone agli antipodi di quella del conflitto.

Quindi, la dottoressa Maria Vittoria Longhi ha recato il saluto della Direzione dell’Istituto Italiano di Cultura di cui ha espresso il desiderio di collaborare con la Scuola, dichiarando altresì  ampia disponibilità delle strutture dell’Istituto, in particolare della Biblioteca che ha invitato gli studenti a frequentare.

Il Dirigente Scolastico Prof. Ciro Gravier ha, di seguito, imperniato il suo intervento sull’interesse che suscita la lingua italiana (al quarto posto tra quelle più richieste nel mondo), che in molte scuole attira una maggioranza di studenti non italiani, e sulla tipicità delle scuole italiane all’estero, in quanto rappresentanti anche della varietà – vale a dire della ricchezza - delle plurime “culture” italiane. La riflessione sul percorso storico della Scuola, da Azienda privata ad attuale Istituto (come oggi va normativamente denominato, poiché include più ordini di scuola) paritario (cioé con uguaglianza dei titoli di studio a quelli italiani) comporta, sottolinea Gravier, l’esigenza (che è anche il suo augurio per i prossimi anni) di arricchirne l’offerta formativa con l’introduzione di altri indirizzi scolastici e di rivolgerla sempre più a studenti tunisini, oltre che italiani: ciò anche per concretizzare quel tema del “Viaggio”, scelto dalla Scuola, attraversando il Mediterraneo, proprio quell’antico Mare Nostrum  in cui si riconoscono entrambi i popoli.

Con il Prof. Maurizio Torrini, dell’Università di Napoli, a conclusione della prima giornata, è iniziata la parte ‘scientifica’ del Convegno. La sua relazione  ha illustrato il ruolo originale e straordinariamente innovativo di Galileo nella prima metà del Seicento, fecondo di inarrestabili sviluppi, nella crisi coeva dell’aristotelismo e nel dispiegarsi della Controriforma. Ne è emerso il clima  creato da quella rivoluzione scientifica in Italia che rappresenta lo sfondo imprescindibile, sia pure vissuto in modo particolare, in cui si muove la personalità di Hodierna.

Il giorno 24, il Convegno, nella suggestiva cornice della Casa Sicilia, ha affrontato aspetti più dettagliatamente scientifici con la relazione del Professore Ahmed Bouazzi dell’Università ‘El Manar’ di Tunisi. Egli ha illustrato la vita e gli studi che Alhassan Ibn Al-Haytam (965-1039),  compì, tra le varie branche scientifiche  cui si applicò, nel campo dell’ottica geometrica, dalla camera oscura, alla propagazione della luce, al legame intimo tra colori e luce, al riflesso e alla rifrazione della stessa nell’acqua: egli fu uno sperimentatore teso a trarre dai suoi esperimenti dimostrazioni e leggi. Fu lui che tradusse dal greco in arabo gli “Elementi” di Euclide e l’”Almagesto” di Tolomeo, riportati nel mondo occidentale grazie alla successiva traduzione latina. La sua stessa opera principale, “Al-Kitab al-Manazir”, tradotta in latino da Witelo nel 1270 e infine pubblicata a Basilea nel 1572 con il titolo “Opticae Thesaurus”, influenzò enormemente scienziati e filosofi (come Bacone, Keplero, Cartesio, Galileo, Newton, e Huygens) fino a tutto il XVII° secolo. Fu lui che iniziò a mettere in crisi il principio di autorità e ad introdurre il metodo del dubbio nella ricerca scientifica e filosofica. Nelle sue “Aporie su Tolomeo” asserisce che “la verità si cerca per se stessa; ma le verità sono immerse nelle incertezze, e quelle che noi abbiamo per secoli considerato autorità (come Tolomeo) non sono immuni dall’errore”.                               

E’ stata poi la volta del Prof. Mario Pavone, insegnante di Filosofia presso l’Istituto Statale “G.B. Vico” di Ragusa,  da trent’anni appassionato studioso e cultore di Hodierna, che ha condotto il pubblico all’interno dell’opera e del pensiero dello scienziato, delineandone una figura di osservatore e ricercatore a sua volta appassionato e instancabile. Oscillante tra un impianto teorico tradizionale e una innovativa ricerca empirica, pur limitato, suo malgrado, dall’isolamento, soprattutto geografico, dei suoi tempi e dalla scarsa disponibilità di strumentazioni, vestendo con grande serenità  l’abito ecclesiastico, Hodierna, attraverso le sue opere e i numerosi opuscoli, affrontò svariate ricerche originali e, per l’epoca, all’avanguardia: nel campo dell’astronomia, dell’ottica, delle scienze naturali (come sull’occhio della mosca o sul dente della vipera, o sulle api). Soprattutto egli si propose come “nunzio e profeta” del nuovo ‘secolo cristallino’, (da cui, la sua modifica del cognome originario Dierna in quello latinizzato Hodierna, per aderire alle novità e all’attualità), nell’esaltazione della ‘trasparenza’ derivante dalla ‘diafanità’ del cristallo che, al contrario dei metalli, caratterizzanti le età precedenti, “rende tutto visibile” anche vita, moralità e natura. A tali osservazioni si collegano le sue indagini sull’ottica, grazie alle quali pervenne ad importanti affermazioni come, ad esempio, quella del primato della luce su ogni altro elemento del creato e della sensazione visiva su ogni altra sensazione umana o a quella che riguarda la distinzione “bianchezza (specie sincera della luce)” / “colore (specie non sincera)” e  quella conseguente tra bianco, come presenza della luce, e  nero, come privazione di essa.

L’ultima, intensa, giornata del Convegno, sabato 25, è iniziata, ancora nella Casa Sicilia, con la relazione, corredata da interessanti proiezioni in power-point, della Dott.ssa Ileana Chinnici, ricercatrice presso l’Osservatorio Astronomico di Palermo. La relatrice ha ripercorso la figura di Hodierna, attraverso la vita e le principali opere, dal punto di vista dell’Astronomia, definendolo “personaggio interessante” ancora oggi, sempre alla ricerca di rapporti e scambi fattivi con importanti studiosi (come Francesco Fontana o J.Caramuel Lobkowitz), nonostante le difficoltà di contatti nella sua posizione decentrata e provinciale, sempre attento a non lasciarsi sfuggire nulla di ciò che era attuale; in questa tensione tentò anche di recuperare l’astrologia, a patto però che fosse affrontata con rigore scientifico. E  tanto più significativo deve considerarsi il suo atteggiamento intellettuale, se si pensa che egli non aderì appieno al copernicanesimo, pur simpatizzando con esso, in quanto fu essenzialmente un thyconiano cioé in una posizione teorica intermedia, di ‘compromesso’, tra il sistema eliocentrico e quello geocentrico. Quindi la relatrice ha evidenziato alcuni aspetti significativi delle opere di Hodierna: come quando, nella “Colomba volante”, mostra di conoscere e di seguire il pensiero di Galileo ritenendo che le comete  appartengano al mondo sublunare, o quando, nella distinzione che compie tra vari tipi di nebulose, si spinge ben oltre la teoria dei frammenti della Via Lattea nata con Galileo; o, ancora, quando esprime un concetto estremamente moderno, affermando che qualunque punto potrebbe essere il centro dell’universo. Hodierna, ha concluso la relatrice, fu anche colui che tracciò uno dei primi disegni di Orione, e fu anche il primo a pubblicare, pur in solitudine e con inadeguatezza di strumenti, le Effemeridi, le tavole astronomiche che indicano il movimento degli astri nel tempo. Tutto ciò permise a Giuseppe Piazzi, fondatore dell’Osservatorio astronomico di Palermo, di considerare Giovan Battista Hodierna “uno sprazzo di luce nel buio dell’astronomia in Sicilia”.

Il carattere di fondo della modernità di Hodierna è stato ancora una volta ripreso nel successivo intervento dal Prof. Mario Pavone che ha evidenziato l’adesione dello scienziato al metodo sperimentale, dall’annotazione scrupolosa di quanto emerso dall’osservazione al rigore della verifica; modernità soprattutto per aver egli cercato incessantemente in tutta la sua vita, fino alla morte, delle risposte agli interrogativi che lo stupore dei suoi occhi gli suggerivano, piuttosto che proporre certezze.

Nel pomeriggio di sabato 25, i partecipanti al Convegno hanno vissuto un momento emozionante e festoso insieme a numerosi genitori, studenti, autorità e amici Italiani e Italo-Tunisini convenuti nell’aula magna della Scuola, in Avenue Tahar Ben-Ammar, dove il magnifico busto bronzeo, opera dell’artista Prof. Edoardo Liprino, attendeva di essere mostrato. Dopo brevi messaggi di saluti, auguri e ringraziamenti da parte del Prof. La Rocca organizzatore del Convegno ben coadiuvato da tutto il personale scolastico, del Presidente Ing. Ben Abdessalem Ridha, dell’Ammiraglio Sauro che ha concluso il suo intervento auspicando che la bandiera italiana sventoli presto sulla scuola accanto a quella tunisina, la Prof.ssa Lorenzina Rosi ha presentato una breve storia della presenza degli Istituti Italiani in Tunisia. Ha ricordato il loro primo costituirsi, già nel 1864, la loro crescita (non meno di dieci diverse istituzioni scolastiche all’inizio del secondo conflitto mondiale) e, poi, dopo la guerra, la difficile faticosa ripresa, quaranta anni fa, con l’istituzione, della Scuola Italiana privata, voluta dall’ENI. Da quel giorno ad oggi, modificando natura giuridica, sede, entità e provenienza degli utenti, ordini ed indirizzi di studio, questa realtà è diventata un luogo privilegiato delle relazioni culturali tra i due popoli  ed insieme un simbolo di pace.

Quindi sono state consegnate delle targhe-ricordo ai relatori del Convegno e alla dott.ssa Strepparola, soprattutto per il sostegno costante da lei generosamente e convintamente  offerto in questa ed in altre occasioni. La cerimonia è terminata con la scopertura del busto di Hodierna, cui è seguito un rinfresco.

Ma una conclusione ancora più solenne ha esaltato questa brillante duplice celebrazione quando, in serata, nella Cattedrale stracolma di pubblico è stato eseguito il Concerto per organo “Il nunzio del secolo cristallino” che il compositore Maestro Marco D’Avola ha dedicato alcuni anni fa a G.B. Hodierna ed ha qui magistralmente eseguito. Preceduto da un ‘fuori programma’ di brani classici, il concerto, salutato anche dal Vescovo di Tunisi, fornito di una “chiave di lettura-ascolto” con la premessa del Prof. Pavone, accompagnato dalla lettura diretta di alcuni passi degli scritti di Hodierna, ha musicalmente reso i momenti ideali del passaggio dal  “Ciclo dei secoli di metallo” alla “Grande metamorfosi” col nascere del secolo cristallino, alla sua superiorità su ogni altro.

 Il tutto, come da parecchi intervenuti affermato, si colora di un simbolico significato di pace, nel cui solco il lavoro della Scuola (oggi Istituto Scolastico Italiano  “Hodierna” di Tunisi) ed ogni iniziativa di questo genere si pongono con decisione e convinzione.

 

Renata Belli

 

 

Il busto di Hodierna, opera di Edoardo Liprino

 

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