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  Dossier
 631 - Dossier - Convegno Internazionale sull’ “Avvenire delle Terre Aride” a Tunisi

 

Priorità alla ricerca e alle azioni concrete  per lottare contro la desertificazione

 

La desertificazione è un problema che affligge oggi  più di 80 Paesi nel mondo e minaccia  direttamente la vita di 250 milioni di persone,  pari a una media di una persona  su  sei. E’ un fenomeno che tocca soprattutto le zone aride che coprono oggi più del 40% della superficie del nostro pianeta e circa il 90% della popolazione di queste zone è localizzata nei Paesi in via di sviluppo. Basti ricordare che 8 dei 10 Paesi più poveri nel mondo si trovano nelle zone secche.

La situazione rischia di aggravarsi ulteriormente con il continuo degrado del suolo, la regressione della copertura vegetale, il tasso alto di crescita della popolazione, la successione di lunghe stagioni di siccità e la gestione inadeguata delle terre coltivate e dei terreni da pascolo. Conseguenze dirette dell’estensione della desertificazione sono lo sviluppo considerevole del fenomeno dell’immigrazione, la crescita della povertà, l’instabilità globale e la moltiplicazione dei conflitti per le risorse naturali, soprattutto l’acqua, e delle crisi umanitarie.

Gli scienziati si sono interessati di questo problema a partire dagli anni ‘50 quando l’Associazione Americana per il Progresso delle Scienze organizzò nel 1955, in collaborazione con l’UNESCO e la Fondazione Rockefeller, la prima riunione a New Mexico che ha permesso di identificare un certo numero di questioni relative alla desertificazione. Da allora sono stati realizzati numerosi studi in molte parti del mondo sulle zone aride e sui mezzi per lottare contro il degrado del suolo.

Oggi, dopo 50 anni, si vuole fare un bilancio sui risultati di questi studi e sul modo migliore di utilizzarli per salvare le zone aride e aiutare milioni di persone a stabilirsi nelle loro terre. 

Con questo scopo è stato organizzato dall’UNESCO, dal 19 al 21 giugno a Tunisi, un incontro internazionale sul tema “l’Avvenire delle Terre Aride”. Messo sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica Zine El Abidine Ben Ali, questo convegno ha riunito un elevato numero di specialisti e di organizzazioni internazionali, come FAO, PNUD, PNUE, CEM, UNCCD, ecc, che hanno esposto i risultati delle loro ricerche e le loro esperienze nel campo di lotta contro la desertificazione, in questo che è  l’Anno Internazionale dei Deserti e della Desertificazione.

Di particolare interesse il discorso inaugurale del Ministro tunisino dell’Ambiente, Nadhir Hamada, che ha sottolineato l’importanza del tema scelto per la Giornata Internazionale dell’Ambiente nel 2006, “Non disertare le terre aride”, tema che mette l’accento sull’urgenza di prendere misure efficaci per ridurre il degrado delle zone secche. A tal proposito ha ricordato l’invito del Presidente Ben Ali ad usare i debiti dei Paesi in via sviluppo, al meno in parte, nel finanziamento di progetti per  preservare l’ambiente.

Il Ministro ha infine fatto rilevare la necessità di lottare contro la desertificazione nell’ambito di un partenariato globale tra scienziati, ONG e politici.

Habib Ben Yahia, Segretario Generale dell’Unione del Maghreb Arabo (UMA), ha rinnovato l’impegno dell’UMA nell’adottare una strategia comune per preservare le terre aride dal degrado sempre inserita in quella mondiale.

Per esprimere il punto di vista dei scienziati, è intervenuto William Dar, Direttore Generale dell’ICRISAT (Istituto Internazionale per la Ricerca sulle Culture nelle Zone Tropicali Semi-Aride) che fa parte del Gruppo Consultativo per la Ricerca Agricola Internazionale (CGIAR). Egli ha molto insistito sul ruolo della ricerca nel creare nuove possibilità di protezione e sviluppo delle zone aride, sottolineando la necessità di rendere concreti i risultati degli studi nel quadro di un partenariato con le popolazioni locali. In questo senso ha parlato del progetto “Oasis”, lanciato in 8 Paesi nel Maghreb e nel Medio Oriente, che si basa su una stretta collaborazione tra scienziati e comunità locali per identificare e risolvere i problemi di degrado delle zone secche.

Dello stesso avviso è stata Claudia Cardinale, Ambasciatrice di Buona Volontà dell’UNESCO, che ha precisato che è essenziale, nell’approccio della lotta contro la desertificazione, il rispetto delle tecniche ancestrali e del “saper fare” delle popolazioni e capire i rapporti che gli uomini intraprendano con il loro ambiente. Ha inoltre aggiunto che bisogna “costruire un futuro più sostenibile” attraverso una rivoluzione ecologica che dovrebbe “farsi sentire prima nelle nostre coscienze”. In questo la donna potrebbe giocare un ruolo molto importante in particolare nella sensibilizzazione delle generazioni future.

Queste raccomandazioni sono state oggetto di discussioni approfondite durante i tre giorni di convegno che si è concluso con l’adozione della Dichiarazione di Tunisi. Il documento ha insistito sulla necessità di agire sull’educazione, lo scambio di conoscenze e l’ideazione di progetti per salvare le zone aride e migliorare le condizioni di vita delle loro popolazioni.

Ha inoltre invitato gli scienziati a intensificare i loro sforzi in azioni concrete a vantaggio delle comunità locali di queste zone tenendo conto dei loro specifici bisogni e delle loro conoscenze tradizionali.

              

Hanene Zbiss

 

Intervista :

Claudia Cardinale, Ambasciatrice di Buona Volontà dell’UNESCO

 

* Nel suo intervento lei ha parlato del ruolo della donna nella lotta contro la desertificazione, come vede questo ruolo?

* Per me, la donna dà la vita e la terra è la nostra madre che bisogna proteggere per poterci vivere. La donna ha dunque il compito di sensibilizzare i suoi figli sui rischi che stanno minacciando il pianeta e di trasmettere loro le buone pratiche per preservare i doni della natura anche per le generazioni future. La donna dovrebbe soprattutto coltivare in loro l’amore della terra. Io come donna e madre mi sento profondamente coinvolta in questa battaglia.  D’altronde se mi chiedono di fare oggi la scelta tra avere una cena in un albergo di lusso o vedere un tramonto sceglierei volentieri il tramonto e la natura.

* Cosa ne pensa di quanto  è stato realizzato per proteggere l’ambiente in Tunisia?

* Sono stata gradevolmente sorpresa di vedere tutte le cose realizzate nel Paese per preservare dell’ambiente e lo sforzo che le autorità e le associazioni stanno svolgendo per la sensibilizzazione della popolazione sulle questioni ambientali. Trovo anche che sia molto importante l’organizzazione di questo convegno in Tunisia e il fatto che il Presidente della Repubblica lo abbia messo sotto il suo patrocinio. Come originaria di Tunisi mi sento veramente orgogliosa per questo.

* Secondo Lei è sufficiente ciò che è stato fatto sino adesso per preservare il pianeta? 

* Credo ci sia ancora da fare tanto in questo senso. I politici, gli scienziati, le ONG e le popolazioni sono invitati tutti a  moltiplicare i loro sforzi e ad avere una strategia comune per salvare la terra da tutti i rischi che la minacciano, soprattutto quello della desertificazione. Da qui  l’importanza di questo convegno che permette di riunire tutte le parti interessate per discutere insieme sul futuro del nostro pianeta e per agire in maniera più efficace e concreta.

   

H.Z.

 

 

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