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Cultura
Il jazz nasce a New Orleans, negli Stati Uniti, e nella sua evoluzione hanno contribuito anche molti italiani immigrati, affascinati da quella musica sincopata, nuova, ma che li rapiva facendo loro dimenticare tante malinconie ed avversità. In Italia il jazz nasce agli inizi del’900 ed è apprezzato da un pubblico ristretto, ma la storia di questo genere musicale comincia nel ‘904 quando al Teatro Eden di Milano si esibisce un gruppo di cantanti e ballerini creoli, presentati come “creatori del catwalk”. Il primo italiano a suonare il jazz in Italia fu però Vittorio Spina che, nel 1917, a Roma suonò insieme alla band del sergente Griffith, suonando il suo banjo allo YMCA, in Via Francesco Crispi. Le prime vere band jazz cominciarono a crearsi negli anni ’30, con il milanese Arturo Agazzi, detto “Mirador”, che riscosse subito un grande successo. Seguirono ancora altri importanti musicisti italiani come Di Piramo, Carlini, Ferri,Louisiana, Ambassador’s Jazz band e solisti come Galli, Morea e Rizza. Durante il fascismo, nonostante l’antiamericanismo,il jazz continuò a diffondersi tanto che uno dei figli di Mussolini, Romano, divenne un bravo pianista di jazz; il 14 gennaio 1935 Louis Armstrong si esibì a Torino, al Teatro Chiarella, nella stessa città nasce il circolo Hot Club, a Milano invece sorge il Circolo Jazz Hot. Solo con le fasciste leggi razziali, nel 1930, la musica afroamericana fu colpita dalla censura. Anche i nomi dovevano essere italianizzati e di conseguenza erano storpiati e spesso esilaranti, un esempio, Louis Armstrong divenne Braccioforte. Con la fine del fascismo il jazz rinasce, si arricchisce sempre più di bravi musicisti e cantanti ed il pubblico diventa sempre più numeroso. Tra il 1937 ed il 1941 nascono le prime etichette discografiche dedicate al jazz: La Voce del Padrone, Odeon, Fonit, Grammofono e la Cetra. Dal 1940 al 1960 i nomi più rilevanti e conosciuti sono Gorni Kramer, Giogio Gaslini, Lelio Luttazzi, Franco Cerri e Julia de Palma, in particolare Natalino Otto, che possiamo considerare la prima vera voce jazz, il più prolifico del jazz italiano anche perché spesso si recava a New York. Non possiamo dimenticare Fred Buscaglione, che iniziò come cantante jazz e poi divenne sempre più un cantante swing. Oggi in Italia è un genere amato e diffuso e gli vengono dedicati diversi festival, tra cui, il più importante a livello mondiale è il famoso Umbria Jazz Festival, che viene assiduamente seguito dalla stampa, dai discografici e dagli impresari di tutto il mondo. Gli americani, quest’anno, hanno seguito con grande stupore i concerti dei nostri solisti, Stefano Bollani, Enrico Rava, Paolo Fresu e Gianluca Petrella che si sono esibiti al celebre club di New York, il Birdland, dove il grande impresario ottuagenario George Wein ha scritturato senza esitare Stefano Bollani per il suo famoso festival di Newport. Il jazz italiano è una vera e propria fucina di grandi artisti a livello internazionale, come Enrico Rava, uno dei jazzisti italiani più noti in tutto il mondo, grazie anche alle sue molteplici attività in U.S.A. con oltre novanta registrazioni di cui circa trenta da solista. In particolare Franco Cerri viene considerato il chitarrista italiano più autorevole nel campo del jazz; Paolo Fresu è un compositore, trombettista e flicornista, è un jazzista di fama mondiale e fondatore di Time in Jazz, festival che si tiene ogni anno a Berchidda in Sardegna. Anche il mondo femminile, nel panorama jazzistico italiano, ha trovato piena considerazione in tutto il mondo; le esponenti più note sono Rita Marcotulli e le cantanti Tiziana di Ghiglioni, Maria Pia de Vito ed Ada Montellanico. Dal 1945 viene pubblicata una rivista dedicata a questo genere musicale,”Musica Jazz”, che è stata sempre presente ininterrottamente fino ad oggi e che dal 1981 esce con un allegato, prima LP ed ora CD; queste registrazioni sono di alta qualità tali che possono essere considerati dagli appassionati pezzi da collezioni, anche perché le copertine sono state disegnate da artisti come Guido Crepax e Maurizio Bovarini. Con tanto successo riscosso, il mondo jazzistico italiano sente la necessità di avere da parte dello Stato degli aiuti economici per il settore. A tal proposito tutti i principali musicisti hanno sottoscritto una lettera appello al Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, perché il manifesto dei musicisti recita “Non c’è dignità culturale per il jazz senza il rispetto della sua specificità”, inoltre Fresu, Bollani, Rava ed altri jazzisti ricordano come “mai nella storia il jazz italiano ha avuto un così alto numero di eccellenti protagonisti e goduto di così alta reputazione internazionale”, considerando inoltre che, tra festival e dischi, il jazz ha dato vita ad un vero e proprio business di esportazione Questa lettera sembra aver colpito l’attenzione del ministro Bray, che ha deciso “di aprire un tax credit di cinque milioni di euro” per conferire un premio alle composizioni di giovani artisti che si distinguono per la loro bravura. La decisione del ministro Bray ha portato nel mondo del jazz un po’ di ottimismo e di speranza, perché questo genere musicale acquisti sempre più la considerazione che merita e che da tempo aspetta. Adriana Capriotti
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