Nuova Serie | :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: ::
|
Anni 2005/2006 | :: :: :: :: :: :: :: ::
|
Utilità | :: :: :: :: :: :: ::
|
|
|
Cultura
Inaugurazione al Bardo della mostra "Magie d'Ambra"
Il 21 maggio, all’Istituto Italiano di Cultura, é stata presentata durante una conferenza stampa, la mostra « Magie d’ambra, amuleti e gioielli della Basilicata antica » che sarà aperta al pubblico al Museo del Bardo dal 29 maggio al 15 luglio. |
Si tratta di una mostra archeologica curata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, patrocinata dal Ministero degli Affarti Esteri Italiano e dal Ministero Tunisino della Cultura e della Salvaguardia del Patrimonio. L’esposizione, organizzata in collaborazione con alcuni tra i più importanti musei italiani di storia e scienze naturali (Ferrara, Torino, Napoli, Palermo), é composta da 180 reperti in ambra rinvenuti in Basilicata tra il VIII ed il IV secolo a.C. In alcuni casi si tratta di piccole sculture realizzate da intagliatori delle città greche della costa ionica e delle città etrusche della Campania, ma é possibile ammirare anche vere e proprie collane o cinture di inestimabile valore. Miti, misteri e leggende accompagnano da oltre duemila anni la storia dell’ambra, con la quale si ricavano preziosi gioielli e amuleti. Fin dalla preistoria l’ambra ha attirato la curiosità dell’uomo per la singolare trasparenza, per l’energia elettrostatica che sprigiona dopo essere stata strofinata, per l’aroma resinoso quando brucia, per la leggerezza e per l’essere « calda » al tatto, a differenza delle altre gemme minerali. Tutto cio’ ha contribuito ad assegnare all’ambra virtu’ magiche, apotropaiche e anche terapeutiche. La tradizione greca sosteneva che l’ambra grezza provenisse dall’Esperia, nel lontano e leggendario Occidente, forse perché giungeva in Grecia prevalentemente dall’Italia, attraverso l’Adriatico. Il mito più diffuso che narra l’origine dell’ambra é quello di Fetonte. Ovidio, nelle Metamorfosi, racconta che l’eroe, mentre attraversava il cielo con il carro del Sole( suo Padre), fu fulminato da Zeus , poiché rischiava di ardere la terra avvicinandosi troppo ad essa. Fetonte morí precipitando sulla terra come una stella cadente, con le chiome avvolte dalle fiamme. Il suo corpo fu accolto dal fiume Eridano (il Po). Le tre sorelle, le Eliadi, a furia di piangere , si trasformarono lentamente in alberi. Le loro lacrime, che continuavano a stillare dai tronchi, vennero consolidate in ambra dal Sole. La diffusione dell’ambra in Basilicata risale al secondo millennio a.C., tanto da costituire uno dei principali fossili-guida utilizzati per ricostruire la storia archeologica della regione stessa. Qui, infatti, come in ogni altra parte del mondo in cui é presente, é stata usata come amuleto o anche come rimedio naturale contro malattie di vario genere, e questo suo utilizzo é evidenziato dagli stessi soggetti raffigurati sui gioielli intagliati. Uno dei temi più ricorrenti é certamente quello delle donne, ed in particolare quello delle donne alate il cui compito, é quello di accompagnare nell’al di là, verso la salvezza ultraterrena. L’ambra, con la sua trasparenza quindi, sembra quasi volere illuminare e proteggere il cammino nel mondo dell’Ade. La mostra si presenta quindi come un evento di rilievo internazionale, essendo Tunisi la prima tappa della mostra itinerante. L’ambra viene qui a configurarsi come elemento comune tra le due rive del Mediterraneo, a sottolineare la vicinanza di risorse cosi’ come di cultura tra i nostri due paesi. Alla mostra infatti é stata affiancata una iniziativa musicale, un concerto dell’arpista De Donno, parallelo all’esposizione, il quale oltre a formare un connubio tra archeologia e musica tradizionale lucana, si é posto come intento di avvicinare i giovani studenti di musica tunisini ad uno strumento a loro sconosciuto.
|
|
|
Il giornale | :: :: :: :: ::
|
Elia Finzi |
Tunisi 1923-2012
|
Numeri recenti | :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: :: ::
|
|